Secondo Steve Bannon ci sarà un terzo mandato presidenziale di Donald Trump

Ottobre 26, 2025 - 06:30
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Secondo Steve Bannon ci sarà un terzo mandato presidenziale di Donald Trump

«Se osservate quello che Trump ha ottenuto e quello a cui è stato in grado di guidarci, possiamo paragonarlo a Mosè. Ha ricondotto il nostro popolo alla terra promessa». Sono parole di Steve Bannon, ex capo stratega della Casa Bianca, in un’intervista all’Economist.

Bannon usa sempre frasi enfatiche per descrivere il lavoro di Donald Trump, sembra davvero il profeta di una religione monoteistica. Ma tutte le sue dichiarazioni, anche le più pittoresche, hanno un risvolto incendiario quando si parla di futuro: «Trump avrà un terzo mandato, diventerà presidente nel 2028, quindi la gente dovrebbe semplicemente adeguarsi a questo», ha detto con nonchalance ai giornalisti dell’Economist.

Trovare il modo di stare alla Casa Bianca, per Trump, significherebbe eludere in qualche modo la Costituzione degli Stati Uniti. Neanche questa è un’esagerazione così campata in aria: Bannon parla già con cognizione di causa – per quanto possa sembrare strano – dice che c’è già in cantiere un piano che aggira il ventiduesimo emendamento: «Spiegheremo tutto al momento opportuno. […] Dobbiamo finire ciò che abbiamo iniziato». Sembra più una minaccia, e in effetti lo è. Poi pochi secondi più tardi dice che non esclude anche un’eventuale candidatura di J.D. Vance, quasi nelle vesti di prestanome, per poi cedere la carica a Trump – ipotesi peraltro già circolata nei mesi scorsi, e già smentita. Ma forse ha solo cercato di smorzare i toni per il gusto di farlo.

Al momento, per un progetto del genere, le vie più percorribili, seppur molto improbabili, includono una modifica della Costituzione tramite voto a maggioranza dei due terzi del Congresso e l’approvazione dei due terzi delle legislature statali (cioè dei cinquanta parlamenti statali).

Se le strategie sono in fase di elaborazione, le ragioni fornite da Bannon per un atto sovversivo di questa portata somigliano a un misto di fede incondizionata e fanatismo: «So che questo vi farà impazzire ma lui è un veicolo della provvidenza divina, uno strumento. È molto imperfetto, non è un bigotto, non è particolarmente religioso, ma è uno strumento della volontà divina e questo si vede da come ce l’ha fatta. Abbiamo bisogno di lui almeno per un altro mandato», ha detto Bannon.

La risposta di Zanny Minton Beddoes, caporedattrice dell’Economist, arriva subito: «Parole inquietanti, che fanno pensare quasi al desiderio di instaurare una dittatura», dice. E Bannon è pronto alla replica, rapido nel botta e risposta, lo fa sembrare un duello corpo a corpo: «Non è affatto vero, Trump non è un dittatore: ha visto i compromessi che ha dovuto fare per il “Big beautiful bill”? O quelli che ha dovuto fare per accontentare su tutto Volodymyr Zelensky?». E con la solita tentazione di far coincidere il volere popolare con quello del Partito Repubblicano – o almeno di questa versione trumpizzata del partito –, Bannon sostiene che non si tratterebbe di dittatura se a volerlo fossero i cittadini americani: «L’unico modo con cui il presidente Trump vincerà nel 2028 e rimarrà in carica sarà grazie alla volontà del popolo americano». E per chiudere il pensiero, un sillogismo di dubbia validità: «E la volontà del popolo americano è ciò che incarna la Costituzione e Trump è uno strumento provvidenziale per finire quello che dobbiamo fare[…] Starebbero strappando la Costituzione gli americani se eleggessero di nuovo Trump? Sarebbero contro lo spirito della Costituzione?», domanda con tanta ars retorica Bannon.

L’ex stratega di Trump non trema di fronte all’ipotesi di una guerra civile americana: «Non possiamo essere sconfitti e non avete ancora visto niente. […] Noi in quanto movimento nazionalista populista Maga, dobbiamo portare avanti alcune battaglie fondamentali, come quella del gerrymandering con cui possiamo riorganizzare i distretti. È per questo che ero in Texas. Dobbiamo mettere la Camera in condizione di essere permanentemente controllata dal movimento Maga».

Certo, nulla di inatteso, già nel 2024, intervistato da David Brooks, Bannon aveva promesso una postura radicale del governo: «Prevediamo la parziale distruzione dello stato amministrativo, mentre vogliamo radere al suolo il deep state. Nei primi cento giorni, circa tremila attivisti di Maga sostituiranno i dipendenti delle amministrazioni precedenti. Il nostro apparato si sostituirà al loro».

Un linguaggio dai contenuti ma anche dalla forma militarista, usa termini legati al conflitto. Gli attivisti del movimento Make America Great Again vengono definiti «street-fighters» o «guerrieri da strada», combattenti di una guerra digitale che si consuma sui media. «Ogni giorno è lotta, le persone hanno un obiettivo, e quando hanno un obiettivo non le puoi fermare. […] La nostra è una società atomizzata, non c’è coesione a livello nazionale, ed è qui che il movimento Maga si infiltra», aveva detto a Brooks.

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Redazione Redazione Eventi e News