Sintomi a confronto, raffreddore, influenza o Covid? Ecco come riconoscerli e curarli in tempo

Con l’arrivo dell’autunno e le temperature in continuo cambiamento, i virus respiratori tornano a far sentire la loro presenza.
Nel pieno di una stagione che si prospetta particolarmente impegnativa, è fondamentale distinguere tra raffreddore, influenza e Covid-19, tre condizioni che presentano sintomi spesso sovrapponibili ma con differenze cruciali per la gestione clinica e la prevenzione. Gli esperti sottolineano come i virus influenzali A/H3N2 e B/Victoria, i rinovirus, il virus respiratorio sinciziale e il SARS-CoV-2 siano destinati a circolare con intensità significativa, coinvolgendo potenzialmente fino a 16 milioni di italiani.
Secondo il virologo Fabrizio Pregliasco, la stagione influenzale 2025-2026 si preannuncia intensa, con un picco previsto per l’inverno che potrebbe mettere sotto pressione i servizi sanitari, soprattutto per le categorie più vulnerabili. La difficoltà maggiore per il cittadino è distinguere tra i sintomi di queste malattie, che spesso si sovrappongono: «L’influenza vera e propria si presenta con un esordio brusco, febbre alta superiore ai 38 gradi, sintomi respiratori come tosse e mal di gola e dolori muscolari o senso di affaticamento», spiega Pregliasco. Nei bambini e negli anziani, la febbre può essere meno evidente o addirittura assente, ma la rapidità dell’evoluzione dei sintomi – con un decorso di circa cinque giorni – è un tratto distintivo.
Il raffreddore comune invece si manifesta con sintomi più lievi e graduali: congestione nasale, tosse lieve e talvolta sintomi gastrointestinali, causati da virus come i rinovirus. Questi disturbi tendono a protrarsi più a lungo ma con un impatto minore sulla qualità di vita.
Il Covid-19, dal canto suo, rimane un virus “camaleontico”, capace di manifestarsi con un ampio spettro di sintomi, dalla semplice raucedine a forme respiratorie più gravi simili all’influenza. Proprio per questa variabilità, la diagnosi clinica basata esclusivamente sui sintomi è spesso complicata. La dottoressa Tecla Mastronuzzi, responsabile Area Prevenzione della Società Italiana di Medicina Generale e Cure Primarie, sottolinea l’importanza di effettuare un tampone nei casi sospetti per identificare tempestivamente la presenza di SARS-CoV-2 e valutare l’eventuale uso di antivirali come il Paxlovid, particolarmente indicato nelle persone a rischio di complicanze.
L’importanza della diagnosi precoce e dell’automedicazione responsabile
L’automedicazione, seppur diffusa, deve essere adottata con prudenza e consapevolezza. Pregliasco evidenzia che i farmaci da banco rappresentano spesso il primo approccio per alleviare i sintomi di febbre, tosse e malessere generale, ma è fondamentale seguirne correttamente le indicazioni per evitare effetti collaterali e monitorare l’evoluzione della malattia. Nei casi di febbre persistente, difficoltà respiratorie o sintomi insoliti, è necessario rivolgersi al medico di famiglia.
Per quanto riguarda la gestione sintomatica, il paracetamolo resta il farmaco di scelta per la febbre, mentre per il raffreddore si consigliano soluzioni saline nasali o vasocostrittori per migliorare la respirazione. Per il mal di gola, un rimedio naturale come il miele può offrire sollievo, mentre per la tosse secca sono indicati sciroppi o gocce specifiche. Diversamente, una tosse con abbondante catarro denso e purulento potrebbe indicare una sovrainfezione batterica, situazione in cui l’antibiotico può essere prescritto dal medico per prevenire complicanze come la polmonite.
Il professor Francesco Andreoni, infettivologo di rilievo, ribadisce che gli antibiotici non sono efficaci contro le infezioni virali e il loro uso improprio rappresenta un problema di salute pubblica. Nei pazienti fragili o con infezioni confermate da virus influenzali o Covid, invece, l’utilizzo di farmaci antivirali o monoclonali, prescritti dal medico entro i primi cinque giorni dall’insorgenza dei sintomi, può ridurre significativamente il rischio di evoluzione verso forme gravi.
I dati provenienti dall’emisfero australe, recentemente analizzati dagli esperti, indicano una possibile ripresa vigorosa dei virus respiratori, con un aumento dei casi a partire da metà ottobre. Pregliasco invita a mantenere alta l’attenzione e a favorire la protezione delle categorie più vulnerabili attraverso la vaccinazione antinfluenzale e gli aggiornamenti sui vaccini anti-Covid, che si sono dimostrati fondamentali per limitare la gravità delle infezioni e l’impatto sulla sanità pubblica.
Negli ultimi due anni, la campagna vaccinale ha contribuito a mitigare la diffusione e la severità del Covid-19, ma la convivenza con il virus resta una sfida aperta, soprattutto in presenza di nuove varianti. La vaccinazione rimane quindi una misura di prevenzione chiave, soprattutto per anziani, immunodepressi e soggetti con patologie croniche.
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