Sotto le macerie di Gaza: l’emergenza ambientale non vista

Dicembre 4, 2025 - 00:30
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Sotto le macerie di Gaza: l’emergenza ambientale non vista

A partire dal 7 ottobre 2023, la devastazione ambientale di Gaza rappresenta uno dei fenomeni più rilevanti e meno analizzati del conflitto. Le valutazioni preliminari dell’Unep descrivono un territorio sottoposto a un livello di danno che, per estensione, durata e gravità, supera la soglia dell’impatto contingente e si proietta direttamente in una dimensione giuridica. I dati evidenziano un collasso sistemico delle infrastrutture ambientali essenziali e una compromissione profonda dell’ecosistema, elementi che impongono una riflessione rigorosa in merito al possibile inquadramento delle operazioni militari israeliane come condotte rilevanti sotto il profilo dei crimini ambientali e delle violazioni del diritto internazionale umanitario.

Secondo l’Unep, la Striscia è attualmente soffocata da oltre 39 milioni di tonnellate di macerie. Si tratta di detriti contenenti materiali pericolosi, tra cui amianto, metalli pesanti e residui di combustione. Questa massa, oltre a ostacolare qualunque intervento di ripristino, rappresenta una fonte permanente di contaminazione del suolo e dell’aria. Al danno diretto si aggiunge la distruzione delle infrastrutture idriche: pozzi, stazioni di pompaggio, impianti di desalinizzazione, condotte e reti fognarie risultano danneggiati o completamente abbattuti. Ne deriva un flusso quotidiano di acque reflue non trattate che si disperdono nel terreno e nel Mediterraneo, mentre l’acquifero costiero — già fragile — registra un incremento della contaminazione da nitrati, salinità e agenti inquinanti.

Tali elementi non possono essere considerati casuali o meramente incidentali. Gaza è un territorio ad altissima densità abitativa, con infrastrutture civili facilmente identificabili e in larga parte prive di qualunque funzione militare. La distruzione reiterata di impianti idrici, fognari, elettrici e ospedalieri solleva dunque una questione giuridica cruciale: verificare in che misura tali condotte siano compatibili con i principi del diritto internazionale umanitario, in particolare con il principio di distinzione, con quello di proporzionalità e con gli obblighi di protezione dell’ambiente naturale durante le ostilità.

La cornice normativa applicabile è chiara. Il diritto internazionale umanitario vieta gli attacchi contro beni indispensabili alla sopravvivenza della popolazione civile, impone di evitare danni ambientali estesi, duraturi e gravi e richiede che ogni attacco sia proporzionato rispetto all’obiettivo militare concreto e diretto. Lo Statuto di Roma della Corte Penale Internazionale, pur non prevedendo una figura autonoma di crimine ambientale, incrimina la condotta di chi causa un danno ambientale manifestamente eccessivo rispetto al vantaggio militare perseguito.

Le evidenze raccolte dall’UNEP presentano caratteristiche coerenti con questi parametri: un danno esteso, perché interessa la quasi totalità del territorio; duraturo, perché l’inquinamento dell’acquifero e la gestione dei rifiuti richiederanno anni di interventi; grave, perché incide sulla salute, sull’agricoltura, sul suolo e sulle risorse idriche.

Non spetta a un’analisi tecnica attribuire responsabilità individuali, prerogativa delle autorità giudiziarie competenti. Tuttavia, la convergenza tra i dati scientifici prodotti dalle agenzie ONU e i criteri giuridici del diritto internazionale delinea un quadro che richiede un accertamento formale. La distruzione deliberata — o comunque consapevole — di infrastrutture civili essenziali, quando produce conseguenze irreversibili sull’ambiente e sulla sopravvivenza della popolazione, rientra tra le condotte suscettibili di qualificazione come crimini di guerra.

A ciò si aggiunge il profilo della responsabilità statale. Israele, esercitando un controllo effettivo sul territorio, è vincolato dagli obblighi di protezione dell’ambiente naturale anche durante le operazioni militari. La condizione ambientale della Striscia — caratterizzata da risorse idriche contaminate, suoli degradati e sistemi di smaltimento compromessi — risulta difficilmente conciliabile con tali obblighi. Non si tratta di un rilievo politico, ma dell’applicazione delle norme del diritto internazionale umanitario che disciplinano la tutela delle risorse naturali in situazioni di ostilità.

L’ambiente di Gaza restituisce oggi un quadro di devastazione che non si esaurisce nella superficie visibile delle macerie. Si tratta di un danno profondo, tecnicamente rilevabile e misurabile, che conserva tracce, sequenze e correlazioni utili alla ricostruzione degli eventi. Le matrici ambientali — l’acqua, i sedimenti, i suoli, le macerie — funzionano di fatto come un archivio forense: registrano l’intensità degli attacchi, la natura dei materiali coinvolti, la diffusione delle contaminazioni e le alterazioni strutturali prodotte dalle operazioni militari. Nei conflitti contemporanei, l’ambiente danneggiato non è solo una conseguenza delle ostilità, ma un elemento probatorio che consente di attribuire condotte, verificare proporzionalità e accertare il rispetto degli obblighi internazionali.

In questo contesto, la ricostruzione giuridica degli eventi non potrà prescindere da un’analisi scientifica dei danni ambientali documentati nell’area. Le evidenze raccolte dall’UNEP indicano un livello di compromissione che, per estensione e durata, rientra nei parametri utilizzati dalle giurisdizioni internazionali per valutare la legalità delle operazioni militari. La misurabilità delle alterazioni ambientali rappresenta quindi un elemento centrale nella verifica della conformità delle condotte agli obblighi di protezione imposti dal diritto internazionale umanitario.

L’impatto ambientale registrato nella Striscia costituisce pertanto una componente essenziale dell’accertamento. È nell’ambiente che si conservano oggi le informazioni più solide e meno contestabili sulla natura e sulla portata delle azioni compiute. Lungi dall’essere un profilo marginale, il danno ambientale è il luogo in cui la violazione diventa rilevabile e, al tempo stesso, il punto di partenza per qualunque futura valutazione di responsabilità.

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Redazione Eventi e News Redazione Eventi e News in Italia