Stabile compravendita dei terreni agricoli nel 2024, prezzi +1%
Roma, 11 nov. (askanews) – Sostanzialmente stabile la compravendita di terreni agricoli nel 2024, con una lieve prevalenza della domanda sull’offerta. Rispetto all’anno precedente, infatti, l’aumento del prezzo medio dei terreni agricoli è stato di circa l’1%, per un valore attestatosi intorno ai 22.400 euro ad ettaro. Inoltre, si rileva un lieve aumento (1,7%) delle compravendite registrate: la maggior parte delle transazioni (57%) è di piccola entità e riguarda terreni agricoli con un valore inferiore ai 10mila euro, un terzo ricade tra i 10 e i 100mila euro mentre quelle con valori superiori a 100mila euro costituiscono l’8% del totale delle compravendite.
Nonostante l’incertezza della situazione internazionale, che ha avuto ripercussioni sui prezzi dei prodotti e dei mezzi tecnici agricoli, il mercato fondiario italiano mostra quindi una leggera ripresa, confermando l’andamento positivo degli ultimi anni, avviato dopo l’inversione di tendenza post-pandemica del 2020. Cresce ulteriormente l’interesse per i terreni facilmente accessibili e vocati a produzioni di qualità, così come quello per i terreni irrigabili. Ancora deboli sono gli effetti per gli interventi della nuova PAC 2023-2027, mentre risulta evidente l’influenza sui prezzi di alcuni fenomeni connessi al cambiamento climatico e alla diffusione degli impianti per la produzione di energia rinnovabile.
Questo è il quadro che emerge dalla settantacinquesima edizione dell'”Indagine sul mercato fondiario”, curata dai ricercatori del CREA Politiche e Bioeconomia. Per quanto riguarda i prezzi medi dei terreni, il rapporto conferma l’ampia forbice tra i valori fondiari nel Nord da quelli del Centro-Sud e Isole.
Nel 2024 il prezzo medio dei terreni agricoli per ettaro va dal picco di 47.100 euro nel Nord-Est, seguito dal Nord Ovest con circa 35.200 euro (+2,3%), a valori decisamente inferiori al Centro e al Sud, mediamente al di sotto dei 16.000 euro, fino ad arrivare ai 9mila delle Isole. La differenza è data, non solo dalla maggiore incidenza al Nord dei terreni in aree pianeggianti e irrigue, ma anche dal più elevato tasso di urbanizzazione e dal relativo consumo di suolo agricolo, che riduce l’offerta dei terreni, in molti casi non sufficiente a soddisfare la domanda. Al contrario nelle aree interne e montane prevale l’offerta di terreni, da parte di agricoltori anziani e di aziende in difficoltà economiche, che spesso non trova riscontro sul mercato.
Ad esempio, i valori massimi si trovano nelle aree montane in particolare del Trentino-Alto Adige, dove le superfici agricole coltivate sono limitate ma molto remunerative ed i prezzi sostenuti anche da una economia fortemente orientata alla valorizzazione del paesaggio e delle produzioni locali.
Si conferma stabile anche la situazione del mercato degli affitti, con differenze significative tra le varie aree del Paese legate a molteplici fattori climatici ed economici. La domanda, sostenuta in prevalenza da giovani imprenditori e da aziende strutturate, ha visto la crescente presenza di operatori del settore delle energie rinnovabili (biogas e agrivoltaico). La fuoriuscita dal settore di agricoltori anziani ha reso disponibili, inoltre, superfici prima condotte direttamente, contribuendo così ad alimentare il mercato degli affitti.
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