Sudan: agenzie Onu confermano le condizioni di carestia a El Fasher e Kadugli
Nelle zone maggiormente colpite dal conflitto in Sudan la carestia ha ormai preso piede, in particolare nelle aree di El Fasher, nel Darfur settentrionale, e Kadugli, nel Kordofan meridionale. È l’allarme lanciato oggi dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao), dal Programma alimentare mondiale (Pam) e dal Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef), che chiedono la fine delle ostilità e un accesso umanitario sicuro, senza ostacoli e duraturo, urgentemente necessario per prevenire ulteriori perdite di vite umane e proteggere i mezzi di sussistenza. Secondo quanto emerge dall’ultima classificazione della Fase integrata della sicurezza alimentare (Ipc), pubblicata oggi, nelle aree in cui la violenza si è attenuata, consentendo l’accesso umanitario e la ripresa del mercato, la sicurezza alimentare ha iniziato a migliorare, tuttavia nelle zone colpite dal conflitto, in gran parte isolate dagli aiuti umanitari o sotto assedio, la carestia ha ormai preso piede. Secondo le agenzie Onu, a settembre l’insicurezza alimentare acuta è leggermente migliorata, con circa 21,2 milioni di persone – il 45 per cento della popolazione – che si trovano ad affrontare livelli elevati di insicurezza alimentare acuta (Ipc 3+). Si stima che 3,4 milioni di persone non affrontino più livelli di fame critici (Ipc 3+) rispetto all’analisi precedente (da dicembre 2024 a maggio 2025).
Questi miglioramenti, si legge nella dichiarazione, seguono una graduale stabilizzazione avvenuta a partire da maggio negli stati di Khartoum, Gezira e Sennar, dove il conflitto si è attenuato, le famiglie stanno tornando a casa, i mercati stanno riaprendo e l’accesso alle forniture commerciali e umanitarie è più costante. Tuttavia, questi miglioramenti sono limitati: la crisi più ampia ha distrutto l’economia e i servizi vitali e gran parte delle infrastrutture su cui le persone fanno affidamento è stata danneggiata o distrutta. Si prevedono buone condizioni per l’agricoltura anche dopo il raccolto e nel 2026, con un miglioramento dei livelli di fame critici a 19,3 milioni (da ottobre 2025 a gennaio 2026). Tuttavia, avvertono le agenzie Onu, questi fragili miglioramenti sono fortemente localizzati. Molte famiglie che tornano a Khartum e Gezira hanno perso tutto e faranno fatica a beneficiare appieno del raccolto. Nel frattempo, nelle regioni occidentali del Sudan – in particolare Darfur settentrionale, Darfur meridionale, Kordofan occidentale e Kordofan meridionale – il conflitto in corso e le gravi restrizioni di accesso stanno causando un forte peggioramento della fame e della malnutrizione, e da febbraio 2026 si prevede che la fame peggiorerà con l’esaurimento delle scorte alimentari e il proseguimento dei combattimenti.
I dati dell’Ipc rimangono sostanzialmente invariati perché le condizioni sono troppo instabili per prevedere le conseguenze per circa 841 mila persone nelle aree più colpite, tra cui El Fasher, Kadugli, Dilling e parti del Kordofan meridionale. “Nonostante le immense sfide, la Fao e i suoi partner rimangono impegnati a sostenere le comunità ovunque l’accesso lo consenta”, ha affermato Rein Paulsen, direttore per Emergenze e resilienza della Fao. “Sementi, attrezzi e bestiame sono essenziali per milioni di agricoltori e pastori sudanesi. Ripristinare l’accesso e consentire la produzione alimentare locale è essenziale per salvare vite umane e proteggere i mezzi di sussistenza”, ha aggiunto. Secondo il Comitato di revisione della carestia (Frc), condizioni di carestia (Fase Ipc 5, con prove ragionevoli) si stanno verificando a El Fasher, nel Darfur settentrionale, e a Kadugli, nel Kordofan meridionale, città in gran parte isolate dal conflitto per quanto riguarda rifornimenti commerciali e assistenza umanitaria. Queste aree erano state classificate come Fase Ipc 4 (Emergenza) nel 2024. Le soglie di carestia per consumo alimentare, malnutrizione acuta e mortalità sono state ora superate. Le condizioni a Dilling, nel Kordofan meridionale, sono probabilmente simili a quelle di Kadugli, ma non possono essere classificate a causa dell’insufficienza di dati affidabili, a causa del limitato accesso umanitario e delle ostilità in corso.
Nei Monti Nuba occidentali, affermano le agenzie Onu, le condizioni hanno mostrato un miglioramento marginale, determinando un passaggio dal rischio di carestia alla fase Ipc 4 (Emergenza). Tuttavia, il rischio di carestia rimane elevato se l’accesso umanitario non migliora. Il Frc prevede un rischio di carestia in altre 20 aree del Grande Darfur e del Grande Kordofan, comprese località rurali e campi profughi. Tra queste, diverse nuove località nel Darfur orientale e nel Kordofan meridionale. I tassi di malnutrizione acuta globale (Gam) rilevati dai dati di screening sono allarmanti, con valori che vanno dal 38 al 75 per cento a El Fasher e raggiungono il 29 per cento a Kadugli, secondo l’Ipc. Nel frattempo, epidemie di colera, malaria e morbillo continuano ad aumentare nelle aree in cui i sistemi sanitari, idrici e igienico-sanitari sono al collasso, aumentando ulteriormente il rischio di morte tra i bambini malnutriti. “La combinazione mortale di fame, malattie e sfollamento sta mettendo a rischio milioni di bambini”, ha dichiarato Lucia Elmi, direttrice delle Operazioni di emergenza dell’Unicef. “Tra queste, le ragazze sono spesso le più colpite, con maggiori rischi di malnutrizione, violenza di genere e di essere allontanate dalla scuola. Cibo terapeutico, acqua potabile, medicinali e servizi sanitari essenziali possono salvare vite umane, ma solo se riusciamo a raggiungere i bambini in tempo. Abbiamo urgente bisogno che le parti rispettino i loro obblighi previsti dal diritto internazionale e garantiscano agli attori umanitari un accesso sicuro, tempestivo e senza ostacoli ai bambini”, ha aggiunto
In tutte le regioni gravemente colpite le cause della fame sono chiare: conflitti, sfollamenti e accesso umanitario bloccato. A El Fasher e Kadugli le persone hanno sopportato mesi senza un accesso affidabile al cibo o alle cure mediche. I mercati sono crollati e i prezzi dei beni di prima necessità sono saliti alle stelle. “Il Pam ha ottenuto risultati duramente conquistati e ora raggiunge oltre 4 milioni di persone ogni mese con assistenza alimentare vitale”, ha dichiarato Ross Smith, direttore delle Emergenze del Pam. “Vediamo cosa è possibile quando possiamo fornire aiuti vitali: le famiglie si ricostruiscono, i mercati si rianimano e i bambini ricevono il cibo di cui hanno bisogno per sopravvivere. Ma è ancora il conflitto a decidere chi mangia e chi no. Troppe comunità vengono spinte alla fame semplicemente perché non possiamo raggiungerle. Abbiamo bisogno di finanziamenti aggiuntivi e di un accesso duraturo e senza ostacoli, ora, per impedire la diffusione della carestia”, ha aggiunto. Fao, Pam e Unicef stanno dando priorità alle aree più colpite con un supporto integrato per cibo, nutrizione, salute, Wash (Acqua, servizi igienico-sanitari e igiene), protezione e salute agricola e zootecnica. Tuttavia, l’accesso rimane disomogeneo e gli operatori umanitari e le forniture sono spesso presi di mira, mentre i convogli di aiuti subiscono ritardi, dinieghi e minacce alla sicurezza. Senza un accesso sicuro e duraturo, finanziamenti adeguati e la fine della violenza, la carestia continuerà a mietere vittime in Sudan, concludono le agenzie Onu.
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