Tutte le balle del governo sulla giustizia, da Nordio solo nuovi reati

Ottobre 23, 2025 - 10:00
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Tutte le balle del governo sulla giustizia, da Nordio solo nuovi reati

Il 22 ottobre del 2022 il Governo Meloni faceva il giuramento al cospetto del Presidente Mattarella. La memoria mi ha riportato a quell’intervista al neo ministro della Giustizia, che attendevo con trepidazione. Tanti amici, tra avvocati e magistrati, mi avevano acceso alte aspettative su di lui. L’avevo vista, subito. Fuori dal Quirinale. Ora, riascoltandola a distanza di tre anni fa un po’ effetto. Si può trovare il video su Raiplay. Disse così (trascrizione mia): “La velocizzazione della giustizia transita attraverso una forte depenalizzazione, quindi una riduzione dei reati; quindi bisogna eliminare questo pregiudizio che la sicurezza o la buona amministrazione siano tutelati dalle leggi penali: questo non è vero, l’abbiamo sperimentato sul campo, soprattutto quelli come me che hanno fatto 40 anni il pubblico ministero”. Il 31.10.22, nove giorni dopo, il primo consiglio dei ministri. Il primo nuovo reato: rave-party. Sulla conta, condotta da L’Unità del 16.10, il numero totale dei nuovi reati ammonta a 48. In tre anni. Alcuni con un certo sensazionalismo, come l’aver introdotto la parola ‘femminicidio’ nel codice penale, dandogli un articolo tutto suo. Un amico avvocato mi ha detto che il codice penale a lui in uso ha avuto 9 edizioni in questi 36 mesi. Nove. Ma, titoloni a parte, da depenalizzare a introdurre 48 nuovi reati… ne passa.

Per carità: un governo eletto ha il diritto e il dovere di portare avanti una linea di politica corrispondente al voto. E la linea detta ‘securitaria’, che l’attuale esecutivo sta portando avanti, non sembra disattendere la sua base. Sembra anzi trovare il plauso della temperie culturale odierna: basta frequentare i social. Stupiscono queste affermazioni, pronunciate quasi un annuncio programmatico, appena fuori dal colle, con tutto quel che è venuto dopo. Chissà dove avrà ‘sciacquato i panni’ il ministro, per ritrovarci tre anni dopo a una foce ben diversa dalla sorgente. Comunque il neo ministro sosteneva che la depenalizzazione velocizzi la giustizia. Un tema assai caro a chi lo precedette: la ministra Cartabia. Che non a caso iniettò grandi forze lavorative nei tribunali con l’ufficio del processo: 16.000 nuovi operatori, destinati allo smaltimento dell’arretrato e alla velocizzazione del nuovo.

Per aiutare i magistrati a navigare nel mare di carte in cui sono quotidianamente sommersi. Anche la scelta di offrire uno sconto di pena di 1/6 per chi accetta la condanna di primo grado ha piallato – e di molto – il numero di ore lavorative in aula. Depenalizzare sarebbe stata una mossa indubbiamente in continuità con queste scelte. Non certo in continuità coi precedenti governi, perché, alla fin fine, aumentare i reati piace. Certo non a tutti, o almeno non a tutti con tanta recidività come l’attuale. Ma depenalizzare avrebbe significato un cambio di passo significativo. Avrebbe. Aggiungiamo che all’affermazione: “bisogna eliminare questo pregiudizio che la sicurezza o la buona amministrazione siano tutelati dalle leggi penali” mi partì spontaneo un battimano. Perché il problema non è il cosa – ossia la sicurezza, che nessuno vuol veder diminuire – ma il come. Come si fa a fare sicurezza? Mettendo più gente in galera (aumentando le leggi penali) o aiutandola a uscire? Non che le cose si elidano, ma noi ad oggi dove investiamo le risorse della collettività? Una scelta l’abbiamo fatta. E se il primo a dire che dovremmo investire di più sulla figura – tutta lombarda – degli agenti di rete, che facciano da ponte tra il dentro e il fuori le mura, è Massimo Parisi, vuol dire che di strada ne abbiamo da percorrere.

Il numero due del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, a un recente convegno a Milano sui 50 anni dell’Ordinamento Penitenziario ha infatti ribadito la forte incidenza statistica sulla diminuzione della recidiva di reato di inserimenti lavorativi e progetti di dimissioni dai penitenziari. Dicendo addirittura che si dovrebbero costituire degli istituti per il reinserimento sociale e lavorativo: i ‘consigli di aiuto sociale’ previsti dall’Ordinamento Penitenziario e mai attuati. Per fare sicurezza. Più agenti di rete, più educatori, più ponti con il fuori. Per fare sicurezza. Quella sicurezza che solo un ‘pregiudizio’ ci farebbe ritenere sia garantita dalle leggi penali. Citazione autorevole. Dalle ‘grida’ iniziale sembrava si volesse realizzare sicurezza depenalizzando. Si è seguita la strada opposta. Chissà che ci sia tempo per prendere la via di Damasco e assistere a una caduta da cavallo.

*Cappellano Casa Circondariale Busto Arsizio
Fondatore La Valle di Ezechiele

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Redazione Eventi e News Redazione Eventi e News in Italia