Uomo, celibe, tra i 30 e i 50 anni o ultra 65enne: è il “giocatore d’azzardo” tipo in cura allo sportello GAP di Tradate


Uomo, celibe, con livello d’ istruzione medio basso, occupato stabilmente. È la fotografia del paziente preso in carico allo Sportello GAP, Gioco d’azzardo patologico, dell’Asst Sette Laghi. Attivo nel distretto di Tradate, quest’anno ha visto un lieve aumento di utenti: nei primi sei mesi del 2025 ha seguito 100 persone contro le 143 totali dello scorso anno.
Gli uomini sono 86, tra cui 18 di età compresa tra i 25 e i 34 anni e altrettanti tra 55 e 64. Gli over 65 anni sono 12 mentre nella fascia 35-54 sono 29.
Ventotto hanno una certificazioni di scuola media e 25 il diploma superiore a cui si aggiungono 16 con diploma professionale. Il 40% è celibe mentre i coniugati sono il 25% i divorziati o separati 15%. Hanno un’occupazione stabile nel 23% dei casi, lavora saltuariamente il 14% , il 15% è disoccupato e l’11% non è attivo.
Lo spaccato che esce dallo sportello GAP, pur essendo marginale, indica comunque la trasversalità dell’azzardo. Per sensibilizzare sul fenomeno in forte aumento, (stando anche ai dati dell’Istat che avevamo presentato a luglio a Materia), l’Asst Sette Laghi ha attivato un presidio nella hall del monoblocco. Presente anche il dottor Claudio Tosetto responsabile ff SC Servizio Prevenzione e cura delle dipendenze dell’Asst Sette Laghi.
Dottor Tosetto, come definirebbe la situazione del gioco d’azzardo?
Preoccupante. I dati dell’Agenzia delle Entrate mostrano un notevole aumento del gioco d’azzardo in Lombardia, non solo nelle grandi città, ma anche nelle zone periferiche. Da un lato, vediamo che sempre più persone si rivolgono ai nostri servizi per chiedere aiuto, ma dall’altro, questo fenomeno continua a crescere in modo esponenziale. La provincia di Varese e l’intera Lombardia non fanno eccezione.
L’aumento delle richieste di aiuto è una notizia positiva o negativa?
È un dato positivo in un certo senso, perché indica una maggiore consapevolezza e sensibilità da parte dei giocatori riguardo al loro problema. Tuttavia, non possiamo considerarlo come segno di un rallentamento del fenomeno. Il gioco d’azzardo continua ad essere in crescita, soprattutto tra le persone più vulnerabili, come gli anziani e i giovani.
Perchè?
Il gioco online è certamente uno degli aspetti più preoccupanti. Durante e dopo la pandemia, abbiamo assistito a un’esplosione del gioco d’azzardo online, che ha addirittura superato il gioco fisico in termini di volume. Il problema principale del gioco online è che, essendo accessibile ovunque e in qualsiasi momento tramite smartphone o computer, non ci sono più limiti. Non è necessario uscire di casa, non c’è il controllo fisico che avviene quando si va in una sala giochi. Questo rende il gioco online molto più pericoloso.
C’è una fotografia del giocatore che arriva nel suo ambulatorio?
La maggior parte dei pazienti ha un’età compresa tra i 30 e i 50 anni, ma non possiamo ignorare un “secondo picco” tra gli over 65. In particolare, i pensionati si trovano in difficoltà economiche, spesso si accorgono di aver esaurito il loro budget di pensione a metà mese e, a quel punto, cercano aiuto. È una situazione davvero triste, perché queste persone, se non hanno figli o familiari che possano sostenerli, si trovano in grosse difficoltà.
Le persone che si rivolgono al Serd arrivano di propria iniziativa o convinte da qualcuno?
Alcuni pazienti arrivano spontaneamente, ma in molti casi è la famiglia a spingerli a cercare aiuto. Spesso sono le mogli, i figli, o i genitori a convincere il paziente a farsi curare, poiché si trovano a dover sostenere le perdite economiche causate dal gioco. In generale, la presenza di un familiare, che supporta il paziente durante il percorso terapeutico, è un fattore decisivo per il successo del trattamento.
Come funziona il percorso di cura per il gioco d’azzardo?
Il percorso di cura inizia con un programma di psicoeducazione che dura circa due mesi. Durante questa fase, i pazienti partecipano a incontri settimanali. In seguito, si entra in una fase di stabilizzazione che dura tra i due e i tre mesi.
Il tempo necessario per un recupero completo, però, dipende molto dal singolo paziente. Se smette di giocare e riesce a mantenere un buon equilibrio, il trattamento può durare sei mesi, ma in alcuni casi la terapia continua oltre, finché non si raggiunge una stabilizzazione completa.
Ogni paziente è diverso, e il percorso terapeutico deve essere personalizzato in base alle sue necessità.
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