Il preoccupante immobilismo di Salvini di fronte al problema della sicurezza digitale

Settembre 23, 2025 - 01:00
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Il preoccupante immobilismo di Salvini di fronte al problema della sicurezza digitale

Matteo Salvini non finisce mai di stupirci: il mondo va in fiamme e lui pensa alla sua personale propaganda elettorale, per essere precisi, al Ponte sullo stretto di Messina, che costerà al nostro paese 13,5 miliardi di euro. 

Rientrata l’emergenza sulle indiscrezioni che lasciavano intendere che l’infrastruttura potesse essere inserita nel conteggio per le spese della difesa, il ministro delle Infrastrutture potrà lucrare su quest’opera per la prossima campagna elettorale, eppure le figuracce sono state molte.

L’idea di inserire la spesa per il ponte nella parte del bilancio destinata alla difesa è stata ritirata solo grazie alle nette prese di posizione arrivate dagli Stati Uniti, in particolare dalla Nato, ma al netto di questo i dubbi sull’utilità dell’opera rimangono, se non altro per questioni di priorità. 

La retorica di Salvini rispetto all’utilizzo strategico del ponte nell’ambito della difesa e della sicurezza rimane, ma a molti restano dubbi più profondi in questo periodo storico: qual è l’utilità di spendere 13,5 miliardi di euro in un’infrastruttura rischiosa dal punto di vista geologico ed economico? Non sarebbe meglio investire quei denari nella sicurezza digitale del nostro paese e dell’Unione europea?

Questo dubbio si fa più pressante in questi giorni, che vedono l’Europa sotto un attacco informatico che ha colpito un fornitore di sistemi di check-in, mandando in tilt scali come Heathrow, Bruxelles e Berlino. L’ombra del Cremlino è sempre dietro l’angolo: non è “russofobia”, come vogliono farci credere alcuni propagandisti, ma un’affermazione basata sui fatti. 

Nel febbraio 2022 c’è stato un attacco satellitare ai modem KA-SAT: un wiper (malware distruttivo che cancella in modo irreversibile i dati) ha interrotto la connettività via satellite in Ucraina e in più parti d’Europa. Dal 2022 gruppi hacker russi come Killnet hanno rivendicato centinaia di attacchi contro siti governativi e privati, con l’obiettivo di interrompere i servizi, creare panico e mostrare vulnerabilità. 

L’Italia è stata un target nel 2022 e nel 2023. Nell’aprile 2022 c’è stato un attacco ai siti web del Senato della Repubblica e del ministero della Difesa, che sono rimasti irraggiungibili per alcune ore. L’evento coincideva con il rafforzamento dell’impegno del nostro paese al fianco di Kyjiv. Successivamente a questi episodi abbiamo vissuto degli attacchi intermittenti, che non hanno più avuto alcuna efficacia grazie al rafforzamento dei sistemi digitali. Queste operazioni fanno parte della guerra ibrida del Cremlino, che non ha mai condannato l’azione di questi gruppi, in quanto resta l’obiettivo primario di destabilizzazione psicologica e politica del continente utile ad alimentare la paura e a proseguire con la guerra in Ucraina. 

Nel 2023 e nel 2024 si è entrati in una nuova fase, definita “guerra ombra” dagli analisti del Csis (Center for strategic and international studies), dove si è scoperto che la crescita degli attacchi cibernetica è stata non solo quantitativa ma anche qualitativa. 

Non solo attacchi dimostrativi DDoS come quelli del gruppo Killnet, ma anche sabotaggi informatici e infiltrazioni della supply chain. Inoltre, c’è stato un significativo aumento delle campagne di disinformazione coordinate per destabilizzare le opinioni pubbliche. 

L’Agenzia europea per la cybersicurezza ha segnalato che il livello di minaccia oggi è alto, e che l’Europa deve porsi il problema della sicurezza digitale, perché i pericoli aumentano: dal solo spegnimento dei sistemi per bloccare i servizi si può passare alla fase in cui i dati dei cittadini vengono rubati. E nel mondo del capitalismo della sorveglianza, come ricorda Shoshana Zuboff, i dati personali sono il nuovo oro: chi li possiede, possiede il potere, e questo è particolarmente pericoloso se alcuni dati andassero nelle mani delle dittature con ambizioni imperialistiche. 

L’Italia nel 2021 ha istituito l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale (Acn) ma i fondi restano limitati rispetto ad altri partner europei. Se Salvini volesse davvero essere un ministro delle Infrastrutture lungimirante, dovrebbe aprire gli occhi e vedere che gli attacchi informatici possono bloccare le nostre infrastrutture (sanità, trasporti, PA, aziende strategiche) e ampliare dunque le responsabilità del suo dicastero.

Mentre un attacco informatico a un fornitore può mandare in tilt gli aeroporti europei in poche ore, l’Italia resta silente su un’opera che costerà più di tredici miliardi di euro. Forse sarebbe più saggio investire quelle risorse in cybersicurezza, che è la vera frontiera della difesa nazionale ed europea. 

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