Usa-Svizzera: si va verso una riduzione dei dazi al 15%
Luce in fondo al tunnel per l’orologeria elvetica. Secondo quanto riportato da diverse testate e dall’agenzia Bloomberg, la Svizzera sarebbe prossima a un’intesa con l’amministrazione Trump per abbassare al 15% i dazi sulle esportazioni verso gli Stati Uniti, attualmente fermi al 39 per cento. Un alleggerimento che rappresenterebbe una boccata d’ossigeno soprattutto per il comparto orologiero, tra i più penalizzati dalle misure tariffarie introdotte la scorsa estate.
L’indiscrezione, diffusa da Bloomberg ma non ancora confermata né da Berna né da Washington, parla di un possibile accordo entro due settimane. Restano tuttavia margini di incertezza, con i negoziati ancora in corso e il ricordo dello stallo estivo, quando un acceso scambio telefonico tra Donald Trump e la presidente della Confederazione svizzera Karin Keller-Sutter aveva interrotto ogni dialogo.
Come ricostruisce il Corriere della sera, da agosto la Svizzera è il Paese europeo più colpito dalle tariffe americane, e le esportazioni di orologi verso gli Stati Uniti hanno subito un vero tracollo. Nell’ultimo report di settembre della Fédération de l’industrie horlogère suisse (Fh) le spedizioni verso il territorio Usa sono crollate del 55,6%, con una flessione complessiva del 3,1% rispetto allo stesso mese del 2024, attestandosi a 2 miliardi di franchi (circa 2 miliardi di euro). Le maison svizzere, da Rolex a Patek Philippe fino ai marchi del gruppo Richemont, si trovano a gestire un brusco ridimensionamento dei volumi, aggravato dal peso delle tariffe che incidono sui margini e sulla competitività del made in Switzerland nel mercato americano.
In questo contesto, l’incontro avvenuto la scorsa settimana nello Studio Ovale ha segnato un possibile punto di svolta. Donald Trump ha ricevuto i vertici di Rolex, Richemont, Msc, Mercuria, società di trading di energia, metalli e materie prime, della società di private equity Partners Group e della raffineria Mks Pamp. Un summit che, come riporta il quotidiano citando Bloomberg, si sarebbe concluso con l’impegno del presidente a riaprire il tavolo negoziale e ad accelerare il processo verso un accordo.
Le aziende elvetiche avrebbero mostrato disponibilità a rafforzare la loro presenza industriale negli Stati Uniti – valutando, tra le ipotesi, il trasferimento di alcune fonderie d’oro e nuovi investimenti in settori strategici come quello farmaceutico – in cambio di una riduzione delle tariffe sull’export.
In ultima battuta, secondo quanto riportato dalla stampa elvetica, l’amministrazione americana avrebbe posto due condizioni: un maggiore allineamento alle sanzioni statunitensi e un controllo più rigido sugli investimenti cinesi in Svizzera, soprattutto nei comparti ritenuti sensibili.
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