Vannacci: “La Marcia su Roma fu poco più che una manifestazione di piazza”

Novembre 11, 2025 - 07:30
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Vannacci: “La Marcia su Roma fu poco più che una manifestazione di piazza”

“Ripetizioni per chi la storia l’ha studiata nei manuali del Pd”. Si apre così un post dell’europarlamentare e vicesegretario della Lega Roberto Vannacci, che scrive che “il 15 maggio 1921 Benito Mussolini viene eletto in Parlamento con i Fasci italiani di combattimento. Fu il terzo deputato più votato d’Italia. La Marcia su Roma non fu un colpo di stato ma ‘poco più di una manifestazione di piazza’ (Francesco Perfetti – storico). Il Regio Esercito, agli ordini del re, aveva tutte le possibilità di fermare la marcia su Roma ma Vittorio Emanuele III si rifiutò di firmare lo stato di assedio e il 29 ottobre convocò Mussolini a Roma (che giunse comodamente in treno da Milano) incaricandolo di formare un governo di coalizione. Il 17 novembre 1922 l’esecutivo formato da Mussolini (composto non solo da fascisti, ma anche da liberali, popolari e nazionalisti) ottenne la fiducia della Camera dei Deputati con 306 voti favorevoli, 116 contrari e 7 astenuti. Così, fu possibile per Mussolini, continua Francesco Perfetti (storico), ‘giungere al potere in maniera formalmente legale'”. “Il fascismo – conclude Vannacci -, almeno fino alla metà degli anni Trenta, esercitò il potere attraverso gli strumenti previsti dallo Statuto Albertino, cioè all’interno dell’ordinamento giuridico del Regno d’Italia. Tutte le principali leggi, dalla riforma elettorale del 1923 alle norme sul partito unico, fino alle stesse leggi del 1938, furono approvate dal Parlamento e promulgate dal Re, secondo le procedure previste dalla legge”.

Pd: “Il fascismo fu dittatura, da Vannacci grave revisionismo”

Le parole di Roberto Vannacci sul Ventennio fascista sono l’ennesimo, grave tentativo di riscrivere la storia in modo arbitrario, selettivo e disonesto. Il fascismo non fu un episodio legale o moderato, come lascia intendere il generale, ma un regime autoritario che cancellò la democrazia, represse la libertà di stampa, sciolse i partiti, perseguitò gli oppositori e promulgò le infami leggi razziali del 1938. Vannacci dimentica, o finge di dimenticare, le leggi fascistissime del 1925-26, che distrussero ogni libertà costituzionale, l’omicidio Matteotti, che segnò l’inizio della dittatura vera e propria, e la legge Acerbo, che truccò la rappresentanza parlamentare aprendo la strada al regime totalitario. Questi non sono dettagli, ma i pilastri di un ventennio di violenza, censura e terrore di Stato. È inaccettabile che un rappresentante delle istituzioni, un europarlamentare e vicesegretario di un partito di governo parli in questo modo. Un potere nato dalla violenza e dalla paura, mantenuto con la repressione e sfociato nelle leggi razziali e nella guerra, non può essere giustificato in alcun modo e neppure rimpianto: è stato una dittatura”. Così Irene Manzi, responsabile nazionale scuola del Pd.

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