“Wall Street Journal”: l’economia della Cina mostra segnali di indebolimento su più fronti

L’economia cinese ha esibito molteplici segnali di rallentamento lo scorso novembre, con un marcato indebolimento dei consumi e un ulteriore deterioramento degli investimenti e del settore immobiliare: tutte tendenze che aumentano la pressione su Pechino per ulteriori misure di sostegno alla domanda interna. E’ quanto si legge sul quotidiano “Wall Street Journal”, che passa in rassegna gli ultimi dati forniti dall’Ufficio nazionale di statistica. Le vendite al dettaglio sono cresciute dell’1,3 per cento su base annua a novembre, meno del +2,9 per cento di ottobre e al livello più basso dal 2022. La produzione industriale è aumentata del 4,8 per cento, un dato leggermente inferiore a quello del mese precedente. Gli investimenti in capitale fisso sono scesi del 2,6 per cento nei primi undici mesi dell’anno, mentre quelli immobiliari hanno registrato un calo del 15,9 per cento. I prezzi medi delle abitazioni in 70 città sono diminuiti del 2,8 per cento su base annua. Il tasso di disoccupazione urbana è rimasto stabile al 5,1 per cento.

La crescita dell’economia cinese resta trainata soprattutto dalle esportazioni nonostante i dazi statunitensi, come dimostra l’attivo commerciale record di 1.000 miliardi di dollari nei primi undici mesi dell’anno. I consumi, invece, rallentano da sei mesi consecutivi, mentre il calo degli investimenti è tra i più gravi mai registrati nel Paese. Il Fondo monetario internazionale (Fmi) ha avvertito che la Cina è troppo grande per poggiare la propria economia sulle esportazioni, e ha sollecitato un riequilibrio verso la domanda interna. I leader cinesi hanno promesso di dare priorità al sostegno dei consumi e dei redditi familiari dal 2026, pur mantenendo come priorità strategiche l’alta tecnologia, la manifattura avanzata e l’autosufficienza industriale.

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