Zen, a Palermo il blitz delle forze dell’ordine: 300 uomini in campo

Blitz delle forze dell’ordine nel quartiere Zen di Palermo. Alle prime luci dell’alba, il popolare quartiere è stato oggetto di un capillare servizio di controllo del territorio. L’attività interforze condotta dalla Polizia di Stato, dall’Arma dei Carabinieri e dalla Guardia di Finanza, coordinata dalla Questura di Palermo, vede impegnati sul campo circa 300 uomini dei Reparti territoriali, anche con l’ausilio di unità aeree e cinofile antisabotaggio e antidroga dei Reparti speciali. L’intervento rientra in un programma coordinato di controllo sistematico del territorio avente come obiettivi specifici: la ricerca di armi e sostanze stupefacenti, il controllo mirato di persone e veicoli in transito o presenti nelle aree sensibili, soggetti destinatari di misure di prevenzione e di sicurezza, l’accertamento di violazioni amministrative, il riscontro dei requisiti previsti dalla normativa vigente con particolare riferimento a licenze, titoli autorizzatori e regolarità delle attività commerciali. I servizi sono integrati dal controllo aereo attraverso indicazioni provenienti dagli elicotteri delle forze di polizia impiegate che, già da alcune ore, stanno sorvolando i popolosi quartieri restituendo immagini in tempo reale alla sala operativa per ulteriori approfondimenti e che, in presa diretta, inviano immagini alla Sala Operativa della Questura.
Allo Zen vive l’uomo accusato dell’assassinio di Paolo Taormina
Allo Zen risiedeva Gaetano Maranzano, il 28enne accusato dell’omicidio di Paolo Taormina, ucciso con un colpo di pistola sabato notte davanti ad un locale vicino al teatro Massimo. Maranzano, un’ora dopo l’omicidio, aveva postato un contenuto su TikTok in cui è chiaro il suo apprezzamento per il boss mafioso Totò Riina. Agli inquirenti, nell’immediatezza del fermo, il 28enne avrebbe fatto delle parziali ammissioni di responsabilità, dando una versione di quanto accaduto: avrebbe parlato di un risentimento nei confronti della vittima che in passato avrebbe importunato la sua fidanzata. Una ricostruzione al vaglio degli inquirenti.
Lì vivevano anche i tre giovani accusati della strage di Monreale
Sempre allo Zen risiedevano i tre giovani accusati di essere gli autori della strage di Monreale, costata la vita nell’aprile scorso a tre ragazzi. Per la morte di Salvatore Turdo di 23 anni, Andrea Miceli e Massimo Pirozzo di 26 ciascuno, a finire in manette con l’accusa di concorso in strage e lesioni personali aggravate furono Mattias Conti, Salvatore Calvaruso e Samuel Acquisto.
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