A Bologna pipe gratis per il crack, l’assessora al Welfare: “Così si riducono effetti e dipendenza”

Agosto 28, 2025 - 05:30
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A Bologna pipe gratis per il crack, l’assessora al Welfare: “Così si riducono effetti e dipendenza”

Distribuire gratuitamente pipe per il crack per limitarne i danni e ridurne la dipendenza. L’iniziativa del Comune di Bologna, che ha visto già una prima fase sperimentale lo scorso anno, entrerà nel vivo dalle prossime settimane, quando verranno distribuiti i kit ai consumatori della sostanza. La distribuzione della pipa in alluminio sarà affidata agli operatori di strada di Asp, ma sarà possibile anche richiederla negli spazi di ‘Fuori binario’ in via Carracci. A chiarire e a definire i criteri di questa strategia a LaPresse è l’assessore al Welfare del capoluogo emiliano, Matilde Madrid. “Si tratta di una azione singola che si inserisce all’interno di un insieme di politiche ‘della riduzione del danno’, che è un insieme di pratiche diventate per legge nazionale un livello essenziale di assistenza, un cosiddetto LEA – dichiara Madrid -. Si tratta di una singola azione all’interno di un più ampio pacchetto di servizi – spiega Madrid -. Di fatto, se vogliamo fare un’analogia, è un po’ come quando negli anni ’90 si iniziarono a distribuire materiali sterili per l’eroina, le siringhe, lacci emostatici. Il principio di fondo è intanto ridurre il danno sulla salute dei consumatori”.

Matilde Madrid, assessore Comune Bologna
Il progetto, che ha sollevato polemiche politiche, mira al raggiungimento, dati scientifici alla mano, di una serie di benefici che Madrid racchiude in tre categorie. “Innanzitutto la riduzione significativa delle patologie secondarie collegate al consumo della sostanza – dice -. Questo perché anziché usare materiali fatti in casa – come bottigliette, lattine, plastiche che surriscaldate vengono inalate incidendo ulteriormente sulla salute del consumatore -, l’uso del prodotto sterile non si aggiunge ai già nefasti effetti della droga. Questo miglioramento sul fisico conduce ad una seconda conseguenza positiva, ovvero la riduzione non irrilevante del livello di consumo di sostanza, cioè le persone che usano la pipetta monouso e sterile, ne consumano di meno. Questo dipende dal fatto che a consegnare i kit sono dei professionisti che instaurano un rapporto di fiducia con il consumatore, in un ambiente non giudicante né stigmatizzante. Quindi, il terzo effetto positivo, numeri alla mano, le persone ad un certo punto hanno chiesto di essere aiutati ad uscire dalla dipendenza, e dunque essere accompagnati al servizio Sert che fa percorsi di recupero”.

I dati raccolti dal Comune di Bologna in fase di sperimentazione danno ragione all’amministrazione del capoluogo emiliano. Dei 40 utenti (policonsumatori) che hanno partecipato, su base volontaria, a 30 e 60 giorni dall’avvio della sperimentazione, il 37% ha dichiarato la scomparsa di problemi respiratori, il 25% di problemi alla gola e alla bocca, nonché la diminuzione del livello di bisogno nei confronti di una sostanza che più delle altre crea dipendenza.

Rampelli (FdI): “Mero nostalgismo fallimentare”

Per il vicepresidente della Camera, Fabio Rampelli (FdI), “sembra di essere tornati alle sperimentazioni degli anni ’90 quando la sinistra, preparando il terreno alla società fluida e ansiosa di gestire generazioni di zombie, non volle debellare la tossicodipendenza proponendo metadone libero e stanze del buco in alternativa alle comunità terapeutiche e alla loro missione di ricostruire la personalità e lo spirito di un essere umano afflitto dal germe della devianza. Quello che sta facendo il Comune di Bologna con la distribuzione di pipe per inalare il crack è mero nostalgismo, gruppettaro e fallimentare. Il lassismo con cui la droga è stata approcciata in questi decenni di torpore ha portato a un’esplosione incontrollata del suo consumo. Una piaga drammatica di fronte alla quale le forze dell’ordine arrancano, proprio per la difficoltà nel perseguire un fenomeno che certa cultura progressista vorrebbe perfino legalizzare”.

Sardone (Lega): “Sinistra invece di combattere spaccio lo incentiva”

Silvia Sardone, vice segretario della Lega ha commentato: “La scelta del comune di Bologna, guidato dalla sinistra, di distribuire pipe gratis per il crack ai tossicodipendenti rappresenta un punto di non ritorno. Pd e compagni chiariscono, una volta per tutte, che non hanno alcuna intenzione di combattere la diffusione della droga e di fermare gli spacciatori. Dopo le numerose campagne per legalizzare la cannabis ora hanno avuto questa ideona che favorisce il consumo. Un disastro, soprattutto per chi è già in difficoltà. Persone che avrebbero bisogno di aiuto per uscire dalla dipendenza e invece sono supportate nel consumare cocaina e altre droghe. La sinistra ancora una volta sta dalla parte sbagliata. Perché non usare quei soldi per campagne di sensibilizzazione? Perché non sostenere davvero chi vuole liberarsi da questo incubo?”

Consiglieri Quercioli e De Biase: “Distribuzione viola Costituzione”

“La proposta di distribuire pipe per il consumo di crack, a nostro parere, viola i principi costituzionali e mette seriamente in dubbio il rispetto dell’articolo 32 della Costituzione, che tutela la salute come diritto fondamentale dell’individuo e interesse della collettività”. Così, in una nota congiunta, i consiglieri comunali di Bologna Samuela Quercioli (Bologna Ci Piace) e Gian Marco De Biase (Al Centro Bologna). “Distribuire pipe non significa contenere i danni, ma normalizzare l’uso di una sostanza devastante. Le dipendenze non si combattono rendendo più semplice l’assunzione, bensì affrontando le cause sociali e sanitarie che le generano: povertà, disagio, solitudine, marginalità – proseguono -. Questo tipo di intervento non riduce gli effetti gravi del crack sulla salute delle persone e sulla sicurezza delle città. Al contrario, rischia di farli apparire più accettabili agli occhi dell’opinione pubblica. La risposta delle istituzioni deve essere un’altra: rafforzare la prevenzione, sostenere le famiglie, le comunità educative potenziare i percorsi di cura e riabilitazione coinvolgendo le realtà associative che operano già sul territorio. Solo così si può costruire una politica seria e responsabile contro le dipendenze, non distribuendo strumenti che finiscono per legittimare l’uso della droga”.

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