Abbandono di animali a Londra: una crisi silenziosa
A Londra, ogni settimana, i vigili del fuoco ricevono decine di chiamate per salvare gatti intrappolati, cani abbandonati o animali domestici lasciati a se stessi. La capitale britannica, che da sempre si vanta di essere una città “pet friendly”, sta affrontando una crisi silenziosa ma crescente: sempre più famiglie non riescono più a sostenere le spese per i propri animali.
Il motivo? L’aumento vertiginoso del costo della vita, del cibo e delle cure veterinarie, che ha trasformato il possesso di un animale domestico da piacere quotidiano a lusso inaccessibile per molti.
Un’emergenza in crescita in tutto il Regno Unito
Secondo un’indagine pubblicata dal Guardian, le principali associazioni britanniche per la tutela degli animali – RSPCA, Cats Protection e PDSA – hanno registrato un numero record di abbandoni e richieste di soccorso.
Nel solo 2024, l’RSPCA ha contato oltre 22.500 casi di animali abbandonati, un aumento significativo rispetto agli anni precedenti.
Parallelamente, i vigili del fuoco inglesi segnalano un boom di interventi per animali intrappolati o feriti: negli ultimi cinque anni le chiamate sono cresciute del 27%, con oltre un terzo dei soccorsi concentrati a Londra. Il costo per i servizi pubblici è quasi triplicato, passando da £261.000 nel 2020 a oltre £686.000 nel 2025.
“Salviamo animali non solo per loro, ma anche per proteggere le persone”, spiega Paul Jones, portavoce dell’Essex Fire and Rescue Service. “Quando qualcuno vede il proprio gatto bloccato su un tetto, spesso tenta di salvarlo da solo e rischia la vita. È nostro dovere intervenire.”
Dietro le statistiche si nasconde una realtà più ampia: la crisi del costo della vita sta colpendo duramente anche il mondo animale.
Il peso del caro vita: cibo e veterinari fuori controllo
Secondo i dati dell’Office for National Statistics (ONS), il prezzo del cibo per animali domestici è aumentato del 70% dal 2020. Una lattina di cibo per cani che prima costava 60 pence oggi supera £1.
Anche le cure veterinarie hanno subito rialzi drammatici, con tariffe cresciute fino al 50% in cinque anni.
Il problema non è solo economico ma anche strutturale. La Competition and Markets Authority (CMA), l’autorità britannica per la concorrenza, ha avviato un’indagine ufficiale sul settore veterinario: oggi sei grandi gruppi privati controllano il 60% delle cliniche nel Paese, determinando prezzi sempre più alti e servizi standardizzati.
“Il mercato veterinario britannico è ormai dominato da fondi d’investimento,” si legge nel rapporto della CMA. “Questo ha reso più difficile per i consumatori confrontare i costi e ottenere cure a prezzi equi.”
L’effetto è devastante per migliaia di famiglie: mantenere un cane o un gatto è diventato proibitivo. Secondo la PDSA, il costo medio per la cura di un gatto nell’arco della sua vita supera le £11.000, senza considerare eventuali emergenze sanitarie.
Dalle adozioni al lockdown agli abbandoni post-pandemia
Durante la pandemia, quando milioni di persone erano confinate in casa, la compagnia di un animale domestico era diventata una forma di conforto e normalità. Tra il 2020 e il 2021, secondo la Pet Food Manufacturers’ Association, oltre 3,2 milioni di nuove famiglie britanniche hanno adottato un animale.
Ma con il ritorno alla vita quotidiana e l’aumento generale dei prezzi, molte di quelle adozioni si sono trasformate in drammi.
L’RSPCA racconta casi di animali lasciati nei parchi, di gattini abbandonati nei cassonetti, o di cani semplicemente lasciati davanti ai rifugi con un biglietto di scuse.
È il caso di Socks e Binky, due gatti trovati a distanza di pochi mesi nello stesso bidone dei rifiuti a Camden Town. O ancora di Ladybird, un terrier lanciato oltre un muro e rimasto impigliato nel filo spinato, salvato dai vigili del fuoco poco prima di partorire un cucciolo chiamato Babybird.
“Molti proprietari non vogliono abbandonare i loro animali, ma non sanno più cosa fare,” spiega Cheryl Hague dell’RSPCA. “Durante il lockdown hanno preso decisioni impulsive, senza rendersi conto di quanto possa costare prendersi cura di un animale per tutta la vita.”
Londra in prima linea: il peso sugli enti locali
La capitale è tra le aree più colpite del Paese. Il London Fire Brigade gestisce ogni anno più di 1.100 interventi di salvataggio animali, dai gatti bloccati nei tubi di scarico ai cani caduti nei canali.
Nel solo 2025, gli interventi hanno superato quota 3.400 in Inghilterra, con Londra responsabile di oltre un terzo dei casi totali.
La RSPCA London Branch conferma di essere al limite della capacità: “I nostri rifugi sono pieni,” spiega un portavoce. “Riceviamo fino a 30 chiamate al giorno per animali da accogliere. Dobbiamo scegliere chi salvare per primo.”
Molti enti locali collaborano con associazioni indipendenti e cliniche veterinarie a prezzi calmierati, ma la domanda supera di gran lunga l’offerta.
Le charity come ultimo rifugio
Oltre all’RSPCA, anche organizzazioni come Cats Protection e PDSA sono in prima linea per gestire la crisi.
Cats Protection denuncia un forte aumento di cucciolate indesiderate, dovuto al calo delle sterilizzazioni. Le spese veterinarie elevate e la falsa convinzione che i gatti da appartamento non ne abbiano bisogno hanno contribuito a peggiorare la situazione.
“Ogni giorno riceviamo richieste per gattini non voluti,” racconta Sarah Elliott di Cats Protection. “La mancanza di sterilizzazione sta portando a un’ondata di animali senza casa.”
La PDSA, invece, gestisce cliniche gratuite o a basso costo per famiglie con redditi modesti. Ma anche qui, le liste d’attesa sono sempre più lunghe.
In molti casi, i veterinari offrono piani di pagamento mensile o cure dilazionate, ma non sempre bastano: “C’è chi rinuncia alle vaccinazioni o ai controlli annuali per risparmiare,” si legge nel report, “esponendo gli animali a rischi evitabili.”
Quando l’amore non basta
La crisi del benessere animale a Londra è anche una questione emotiva.
Molti proprietari si trovano costretti a scegliere tra pagare l’affitto o curare il proprio animale. Le charity parlano di un fenomeno di “abbandono affettivo”, in cui il dolore e la vergogna si uniscono alla necessità.
Gli psicologi segnalano un aumento di ansia e senso di colpa tra chi ha dovuto rinunciare al proprio animale.
“Per molti londinesi,” scrive The Guardian, “possedere un cane o un gatto non è più un segno di compagnia, ma un simbolo del benessere perduto.”
Una questione sociale e politica
L’articolo del Guardian sottolinea come questa emergenza sia lo specchio di una crisi più profonda: quella del welfare britannico.
La cura degli animali domestici, un tempo considerata una responsabilità individuale, è oggi un problema collettivo che coinvolge enti pubblici, associazioni e comunità locali.
Le charity chiedono al governo di introdurre sussidi o agevolazioni fiscali per le cure veterinarie, come avviene già in alcuni Paesi europei. Allo stesso tempo, si punta a una maggiore regolamentazione dei grandi gruppi veterinari e a un sistema di trasparenza dei prezzi.
“Abbiamo costruito una società che ama gli animali, ma li abbandona quando la vita diventa difficile,” conclude l’articolo. “Non possiamo definirci una nazione compassionevole finché gli animali pagano il prezzo delle nostre crisi.”
Come aiutare
Per chi vive a Londra e vuole dare una mano, ecco alcuni riferimenti utili:
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RSPCA – adozioni, segnalazioni e donazioni: rspca.org.uk
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Cats Protection – campagne di sterilizzazione e adozione: cats.org.uk
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PDSA – cliniche gratuite o a basso costo: pdsa.org.uk
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London Fire Brigade – dati e consigli di sicurezza: london-fire.gov.uk
Ogni piccolo gesto – una donazione, un’adozione consapevole o semplicemente la condivisione di informazioni – può fare la differenza.
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