Bruzzano, all’oratorio fedi diverse camminano insieme

Novembre 4, 2025 - 00:30
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Bruzzano, all’oratorio fedi diverse camminano insieme

Ortodossi, dall’Ucraina e dalla Romania. Musulmani, dal Marocco e dall’Egitto. E poi ancora sudamericani, e una numerosa comunità dello Sri Lanka. Come in molti quartieri, anche a Bruzzano, periferia nord di Milano, la geografia multietnica e multireligiosa è da tempo una realtà. E proprio l’oratorio San Luigi è stato motore d’integrazione: «Diversi anni fa abbiamo facilitato la partecipazione all’oratorio estivo di alcuni ragazzi, anche attraverso un sostegno economico, quando sapevamo che in una parte del quartiere diverse famiglie di origine araba, che tendevano a non uscire di casa e a non mischiarsi, rischiavano di creare una sorta di ghetto», spiega Giusi Valentini, Ausiliaria diocesana, responsabile dell’oratorio e anche membro del Servizio diocesano per l’Ecumenismo e il dialogo, che ha lavorato al documento sull’Oratorio come luogo di incontro interreligioso. «Ora – fa il punto – diverse di queste famiglie, le cui mamme potrebbero comunque curare i bambini, portano i ragazzi all’oratorio estivo, riconoscendolo come luogo di integrazione. E i bambini di qualche anno fa sono ormai animatori». Esorta dunque Valentini: «Proprio in nome di quel Gesù forestiero che si mette a fianco dei discepoli di Emmaus, siamo chiamati ad accompagnare i ragazzi nel loro vissuto, tanto quelli più vicini quanto quelli più lontani dalla fede».

Giusi Valentini

La responsabile ricorda del resto come il lavoro sulla questione della fede, l’aprirsi al trascendente, il poter gustare qualcosa di più e di bello, a partire dall’esperienza di servizio dell’oratorio estivo, sia una sfida trasversale a tutti gli adolescenti, italiani e non. Dato che, sottolinea, tutti «vivono la dimensione della fede come qualcosa di molto molto dalla loro vita».

Ma Valentini testimonia anche come gli stessi ragazzi musulmani siano protagonisti di una propria ricerca di fede, dettata anche dal fatto di respirare, in famiglia, un’appartenenza più forte rispetto a quanto loro stessi stiano sperimentando come seconda generazione. «Sapendo che ho studiato e conosco l’Islam – racconta -, è capitato che si confrontassero con me sugli obblighi della preghiera, sul tema dell’alcol, ma anche su quanto riguarda la questione femminile e il rapporto coi genitori».

C’è, dunque, un livello di partecipazione e di confronto che i ragazzi vivono in modo naturale. Mentre, guardando ai momenti più connotati in senso confessionale, Valentini precisa: «Nessuno deve essere obbligato a pregare con preghiere specificamente cristiane, ma il Vangelo che leggiamo lancia un messaggio per tutti. E d’altra parte – prosegue -, dove una buona parte di bambini sono di fede musulmana, non è escluso che questi ragazzi, con una guida della propria religione, possano vivere anche momenti di preghiera secondo la loro fede. Naturalmente, come si sottolinea nel Documento pubblicato in questi giorni, questi momenti non devono essere improvvisati, né possono essere una risposta semplicistica a un contesto diverso da quello più tradizionale, ma possono essere proposti quando già si è creata una rete, una vicinanza con le altre comunità religiose del territorio. «Proprio perché consideriamo l’oratorio come un luogo in cui si educa alla fede, questi momenti non tolgono nulla alla nostra identità», ribadisce Valentini, che invita a proseguire attraverso un cambio di prospettiva: «In genere siamo portati a fare qualcosa per gli altri. Ma, in un’ottica evangelica, ciò che possiamo fare è camminare insieme».

 

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