Carcere, ecco i primi incontri nelle “stanze degli affetti”

Ottobre 8, 2025 - 16:30
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Carcere, ecco i primi incontri nelle “stanze degli affetti”

Risale a quasi due anni fa la sentenza della Corte costituzionale, la n.10 del 2024, che  ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 18 dell’ordinamento penitenziario, nella parte in cui non permette di avere colloqui «con il coniuge, la parte dell’unione civile o la persona con lei stabilmente convivente, senza il controllo a vista del personale di custodia».
«Al Due Palazzi di Padova finalmente c’è stato il primo colloquio in intimità di un detenuto», dice Ornella Favero, presidente Conferenza nazionale volontariato giustizia e direttrice di Ristretti orizzonti.

Quest’istituto di pena è la sede della redazione della storica rivista legata all’associazione “Granello di Senape” che da anni si occupa di diritti delle persone in carcere e a cui lavorano anche le stesse persone detenute. È in questo carcere che è stata bloccata, l’anno scorso, la sperimentazione degli spazi per l’affettività, sarebbero stati i primi in Italia, perché il governo considerava che non fossero di competenza delle associazioni ma del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria – Dap.

Tante richieste di colloqui in intimità

«Entro breve ho un incontro con la direttrice del carcere Maria Gabriella Lusi per capire se sarà possibile far fare altri colloqui in intimità a breve ad altri detenuti. Il primo detenuto che ha usufruito della stanza degli affetti aveva fatto reclamo al magistrato di Sorveglianza, era stato seguito da noi», prosegue Favero. «Questo detenuto ha fatto un percorso di detenzione perfetto, la magistrata gli ha dato ragione e ha concesso 60 giorni di tempo al carcere per adeguarsi. Ora i colloqui dovrebbero partire con regolarità. Lunedì scorso c’è stato solo questo incontro, sappiamo che ci sono tante richieste da parte dei detenuti per i colloqui in intimità: loro però non hanno fatto reclamo, ma una semplice richiesta. Ora che c’è la stanza devono concedere loro questo diritto».

Il carcere di Terni “apripista”

«Nella casa circondariale di Terni è attiva la “stanza degli affetti”, so che ne usufruiscono una ventina di detenuti. Per il resto, altri istituti di pena si stanno muovendo ma ancora devono avviare gli incontri in intimità. C’è una sperimentazione delle modalità e dei tempi di questi colloqui, ma non dei colloqui, che devono potersi svolgere». Lo scorso aprile sono finalmente arrivate le linee guida, con gli indirizzi operativi per garantire il diritto all’affettività delle persone detenute. La circolare del Dap, che sottolinea come questa sia un diritto fondamentale da esercitare anche durante la detenzione, demanda ai direttori delle carceri di attrezzarsi per mettere a disposizione spazi dedicati ai colloqui privati tra detenuti e persone con cui abbiano relazioni affettive stabili.

La stanza in cui si svolgono i colloqui non può essere chiusa dall’interno. Ci sono un letto matrimoniale, un televisore, un bagno

Circa 17mila potenziali beneficiari

«Si può ipotizzare che, a fine dicembre 2024, fossero almeno 16.912 i potenziali beneficiari del diritto ai colloqui riservati», si legge nella circolare del Dap con le linee guida. Nella quale si sottolinea come le richieste di colloqui intimi debbano essere valutate caso per caso, considerando non solo la stabilità della relazione, ma anche la condotta del detenuto e le esigenze di sicurezza, prevedendo anche una dichiarazione congiunta delle parti e documentazione a supporto del legame affettivo.

Nel rispetto della privacy

«Il detenuto che ha usufruito del colloquio in intimità mi ha detto che due agenti donne hanno accompagnato sua moglie nella stanza. Lui, dopo l’incontro, era molto contento anche del modo in cui si è svolto, mi ha detto che il personale è stato molto gentile e ha rispettato la loro privacy, che lui non ha avuto nessun tipo di imbarazzo», continua Favero. La stanza in cui si svolgono i colloqui non può essere chiusa dall’interno.

«Nella stanza ci sono un letto matrimoniale, un televisore, un bagno. Il detenuto mi ha spiegato che questi incontri, della durata di un paio d’ore, si fanno il lunedì per garantire la riservatezza, poiché la stanza è adiacente a quella dei colloqui. La perquisizione non è stata fatta alla moglie ma a lui, all’ingresso e all’uscita, come avevamo consigliato noi». Nel carcere di Padova è stata allestita una stanza, «se si vuole lo spazio in un istituto di pena per i colloqui in intimità si trova: che sia un locale o un prefabbricato da predisporre».

Foto di apertura di Christoph Schütz da Pixabay

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Redazione Redazione Eventi e News