Cascina Bruciata, la memoria viva della Resistenza nei boschi di Villadosia

Ottobre 26, 2025 - 20:00
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Cascina Bruciata, la memoria viva della Resistenza nei boschi di Villadosia
Generico 20 Oct 2025

Tra i boschi silenziosi che circondano Villadosia, una frazione immersa nel verde del Varesotto, resistono ancora i resti di una cascina. È poco più che un rudere, ma quel luogo — noto come “Cascina Bruciata” — custodisce una delle pagine più intense e coraggiose della Resistenza locale.

Nel pomeriggio di domenica 26 ottobre, oltre duecento persone hanno risposto all’invito della Sottosezione CAI di Varano Borghi, del Circolo Cooperativa di Villadosia e dell’ANPI di Varano Borghi partecipando all’inaugurazione di un bel sentiero ad anello che parte dal centro del paese per arrivare alla Cascina bruciata. Un percorso naturalistico che valorizza i boschi delle zona e che in meno di un’ora e mezza permette di scoprire pezzi di storia.

Un rifugio tra i castagni

Dopo l’8 settembre 1943, quando l’Italia si spaccò tra l’occupazione nazista e la neonata Repubblica Sociale Italiana, molti soldati sbandati e giovani che rifiutavano di arruolarsi con Salò trovarono riparo tra i boschi e le cascine del territorio.
Villadosia, grazie alla sua posizione isolata e alla forte connotazione antifascista, divenne presto un punto di riferimento per i partigiani della Brigata Garibaldina Remo Servadei e della Brigata d’assalto Gastone Sozzi, formazioni che operavano tra la Valsesia, Ternate, Varano Borghi e Vergiate.

A sostenere i combattenti fu anche Davide Fé, abitante del paese, che mise più volte la propria casa a disposizione dei partigiani. Scoperto e costretto alla fuga nel novembre 1944, riuscì a salvarsi riparando in Valsesia. Oggi una via di Villadosia porta il suo nome.

Il rastrellamento del gennaio 1945

Tra i rifugi dei partigiani c’era una cascina isolata nel bosco dei Pasquini, nascosta tra castagni e pini selvatici. Lì, nel gennaio del 1945, trovava riparo anche un partigiano ferito.
Forse a causa di una soffiata, le Brigate Nere, milizie fasciste, vennero a sapere della sua presenza e organizzarono un rastrellamento. All’alba, un camion carico di fascisti raggiunse Villadosia con l’obiettivo di catturare i partigiani.

Ma la notizia non passò inosservata. Tre staffette, due ragazze e un ragazzo, corsero tra i sentieri per avvisare i compagni nascosti nel bosco. Anche l’autista del camion, probabilmente simpatizzante, rallentò di proposito l’arrivo dei militi, guadagnando minuti preziosi.

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L’inganno e la fuga

Determinante fu anche l’intervento di alcuni operai della Textilios di Varano Borghi, che, interrogati dai fascisti alla biforcazione per il Pasquin, indicarono una strada sbagliata. Quel gesto di coraggio permise ai partigiani di guadagnare tempo e sparire nel bosco.
Quando le Brigate Nere arrivarono alla cascina e la trovarono vuota, la incendiarono. Arrestarono per qualche giorno la padrona e il giovane staffetta, ma il rifugio era ormai perduto.
Da allora, quell’edificio venne chiamato “Cascina Bruciata”. Non fu mai più ricostruito: oggi restano solo i ruderi e una lapide a ricordarne la storia.

Pochi mesi prima, nel novembre 1944, un’altra cascina — la “Casina dul Göpp” — era stata bruciata nello stesso modo, nel quartiere del Lazzaretto. Fortunatamente, in quell’occasione non ci furono vittime.

Solidarietà silenziosa

La popolazione di Villadosia e dei paesi vicini, come Casale Litta, Varano e Vergiate, svolse un ruolo fondamentale nell’aiutare i giovani che rifiutavano la leva fascista e i combattenti partigiani. Anche il parroco don Antonio Corti fu tra coloro che offrirono rifugio e sostegno.
Molti contadini misero a rischio la propria vita per ospitare i fuggitivi, condividendo cibo, vestiti e silenzio.
Un luogo simbolico di questa solidarietà fu la Cappelletta di Maria Bambina, dove alcuni partigiani trascorsero notti intere “seduti sull’inginocchiatoio con la schiena contro l’inferriata”.

Generico 20 Oct 2025

Un sentiero per ricordare

Oggi, un sentiero ad anello di 5 chilometri (scarica il pdf) conduce i visitatori tra i luoghi della memoria: parte dal centro di Villadosia e attraversa i boschi fino ai resti della Cascina Bruciata, toccando anche il Masso Erratico Sasso dei Carbonai e la Cappelletta di Maria Bambina.
L’iniziativa è nata dalla collaborazione tra la Sottosezione CAI di Varano Borghi, il Circolo Cooperativa di Villadosia e l’ANPI di Varano Borghi.
Un progetto che unisce natura e memoria, invitando chi cammina lungo quei sentieri a riflettere sul valore della libertà e sul coraggio di chi, in tempi difficili, scelse di non piegarsi.

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Redazione Redazione Eventi e News