ChatGPT Plus e il Regno Unito: un accordo mancato

Agosto 24, 2025 - 21:00
 0
ChatGPT Plus e il Regno Unito: un accordo mancato

Negli ultimi anni l’intelligenza artificiale ha assunto un ruolo sempre più centrale nelle politiche tecnologiche globali, e il Regno Unito si è distinto per la sua volontà di posizionarsi come leader europeo e internazionale nel settore. In questo scenario, l’incontro tra Sam Altman, cofondatore e CEO di OpenAI, e Peter Kyle, segretario di Stato per la scienza, l’innovazione e la tecnologia, ha sollevato un acceso dibattito: fornire a tutti i cittadini britannici l’accesso premium a ChatGPT Plus tramite un accordo nazionale. L’idea, che avrebbe potuto costare fino a due miliardi di sterline, non è mai stata realmente concretizzata, ma la sua sola esistenza rivela molto sul rapporto tra Londra, le big tech e il futuro dell’IA.

Un’ipotesi da due miliardi di sterline

La notizia, riportata dal Guardian, ha sorpreso l’opinione pubblica per la sua portata. Durante un incontro a San Francisco, Sam Altman e Peter Kyle discussero della possibilità di garantire a tutti i cittadini britannici un accesso privilegiato a ChatGPT Plus, la versione a pagamento del popolare strumento di intelligenza artificiale generativa creato da OpenAI. Il servizio premium, che normalmente costa 20 dollari al mese, offre risposte più rapide, stabilità nei momenti di maggiore utilizzo e accesso anticipato alle nuove funzionalità. Applicare questo modello a livello nazionale avrebbe significato rendere il Regno Unito il primo paese occidentale a offrire un abbonamento collettivo a un’IA di uso quotidiano, democratizzando ulteriormente l’accesso a una tecnologia già ampiamente diffusa. Tuttavia, secondo fonti vicine al governo, Kyle non prese mai realmente in considerazione la proposta, giudicandola troppo onerosa: il costo stimato di due miliardi di sterline appariva sproporzionato rispetto ai benefici immediati. Questo non toglie che l’idea, anche se solo accennata, abbia mostrato l’entusiasmo con cui il ministro guarda al settore e l’interesse strategico che Londra nutre verso la collaborazione con i colossi tecnologici statunitensi (The Guardian).

Altman, dal canto suo, non è nuovo a simili approcci. OpenAI ha già siglato accordi con altri paesi, come gli Emirati Arabi Uniti, dove la tecnologia è stata implementata in settori pubblici che spaziano dalla sanità ai trasporti. In questo senso, il Regno Unito avrebbe potuto diventare un laboratorio privilegiato per sperimentare l’integrazione dell’IA nella vita quotidiana dei cittadini, rafforzando il ruolo di Londra come hub di innovazione in Europa.

L’intesa reale: un Memorandum d’intesa con il governo

Se l’idea di un abbonamento nazionale a ChatGPT Plus non si è mai concretizzata, ciò non significa che i rapporti tra il governo britannico e OpenAI siano rimasti lettera morta. Nel luglio 2025, infatti, è stato firmato un Memorandum of Understanding (MoU) che prevede una collaborazione tra le parti per l’uso dell’intelligenza artificiale nei servizi pubblici. Si tratta di un accordo non vincolante, ma significativo, che potrebbe dare ad OpenAI accesso ai dati governativi e aprire la strada a un utilizzo di ChatGPT e di altri strumenti AI in settori chiave come l’educazione, la giustizia, la sicurezza e la difesa.

Questa intesa è stata accolta con interesse ma anche con preoccupazione. Da un lato, il governo guidato da Kyle ha sottolineato come l’adozione di tecnologie avanzate possa rendere più efficienti i servizi, ridurre i costi e migliorare la qualità dell’offerta ai cittadini. Dall’altro, diverse voci critiche hanno sollevato timori legati alla privacy dei dati e alla possibilità che un soggetto privato, per di più straniero, possa avere accesso a informazioni sensibili dello Stato.

La volontà di Londra di aprirsi a collaborazioni con i colossi statunitensi emerge chiaramente osservando gli altri accordi siglati nello stesso anno: il Regno Unito ha infatti stretto intese anche con Google DeepMind e con Anthropic, due dei principali concorrenti di OpenAI. Questo quadro dimostra come la strategia britannica sia orientata a non restare indietro nella corsa globale all’IA, pur consapevole delle criticità che tale scelta comporta (UK Government – Department for Science, Innovation and Technology).

Un mercato in espansione e una politica ambiziosa

Il Regno Unito rappresenta già oggi uno dei mercati più rilevanti per OpenAI, collocandosi nella top five mondiale per abbonamenti a ChatGPT Plus. Secondo l’azienda, “milioni di britannici” utilizzano quotidianamente la versione gratuita del servizio, segno che la diffusione di strumenti di intelligenza artificiale nel paese è già una realtà consolidata. In questo contesto, la proposta di estendere l’accesso premium a tutta la popolazione appariva come un passo logico, sebbene costoso, per rafforzare ulteriormente il ruolo del Regno Unito come pionere della digitalizzazione.

La visione di Peter Kyle si inserisce in un progetto politico più ampio. Lo stesso ministro ha dichiarato che nel futuro prossimo il potere tecnologico sarà un criterio decisivo per stabilire quali nazioni avranno maggiore influenza geopolitica. Nel corso di un’intervista al podcast The Rest is Politics, Kyle ha sottolineato come i paesi in grado di dominare l’IA saranno quelli che detteranno le regole del gioco a livello internazionale. In questo senso, il suo impegno a fare del Regno Unito un leader nel campo non è solo un obiettivo economico, ma una vera e propria strategia di politica estera (UK Parliament – Science and Technology Committee).

Critiche, controversie e questioni aperte

Non mancano tuttavia le controversie. L’uso di ChatGPT e di altri strumenti generativi solleva interrogativi complessi sul piano della copyright law e della sicurezza dei dati. In particolare, artisti come Elton John e Tom Stoppard hanno criticato i piani del governo britannico di modificare la normativa sul diritto d’autore, in modo da permettere alle aziende tecnologiche di utilizzare opere protette per l’addestramento delle IA, salvo esplicita opposizione da parte dei detentori dei diritti. Questa scelta è stata vista da molti come un favore alle grandi aziende a discapito dei creativi.

Anche l’associazione di categoria UKAI, che rappresenta l’industria nazionale dell’intelligenza artificiale, ha denunciato l’eccessiva vicinanza del governo alle big tech, accusandolo di trascurare le piccole e medie imprese locali che operano nel settore. Secondo UKAI, la strategia di Londra rischia di concentrare troppo potere in poche mani, compromettendo la competitività interna.

Altre critiche riguardano la qualità delle risposte dei chatbot, talvolta imprecise o fuorvianti, e le possibili conseguenze di un loro utilizzo massiccio in ambiti delicati come la giustizia o la sicurezza nazionale. Il governo ha risposto a queste preoccupazioni dichiarando di voler implementare rigorosi sistemi di test e valutazione prima di introdurre l’IA su larga scala nei servizi pubblici.

Il dibattito resta aperto anche sul fronte sociale: rendere disponibile a tutta la popolazione un accesso premium a ChatGPT significherebbe davvero ridurre le disuguaglianze digitali, o rischierebbe di accentuarle? Alcuni analisti ritengono che, senza un’adeguata alfabetizzazione tecnologica, anche l’accesso più ampio potrebbe tradursi in un beneficio per pochi, lasciando indietro chi non possiede le competenze necessarie per sfruttare le potenzialità dell’IA.

Il futuro dell’IA nel Regno Unito

Guardando al futuro, l’ipotesi di un abbonamento nazionale a ChatGPT Plus resta più una suggestione che un progetto concreto, ma testimonia la volontà del Regno Unito di posizionarsi come pioniere nell’uso delle nuove tecnologie. Gli accordi siglati, i dibattiti sul copyright e le polemiche sulla privacy mostrano un paese in movimento, deciso a non restare indietro ma costretto a misurarsi con le sfide etiche, sociali e culturali che l’intelligenza artificiale porta con sé.

Il caso del mancato accordo miliardario è quindi emblematico: se da un lato evidenzia i limiti economici e pratici di certe visioni, dall’altro segnala con chiarezza la direzione che Londra vuole intraprendere. Non più semplice spettatrice del progresso tecnologico, ma protagonista attiva, pronta a correre i rischi e a raccogliere le opportunità che l’IA offre. Come accaduto in altri momenti storici, il Regno Unito cerca di ritagliarsi un ruolo centrale in una trasformazione che cambierà radicalmente il modo in cui viviamo, lavoriamo e pensiamo la società.


Le immagini utilizzate sono su Common free license o tutelate da copyright. È vietata la ripubblicazione, duplicazione e download senza il consenso dell’autore.

The post ChatGPT Plus e il Regno Unito: un accordo mancato first appeared on Londra Da Vivere : il più grande portale degli italiani a Londra.

Qual è la tua reazione?

Mi piace Mi piace 0
Antipatico Antipatico 0
Lo amo Lo amo 0
Comico Comico 0
Furioso Furioso 0
Triste Triste 0
Wow Wow 0
Redazione Redazione Eventi e News