Ci siamo e vogliamo contare: i giovani volontari chiedono le “quote verdi”

«Non si tratta solo di ascoltare i giovani, ma di mettersi in discussione con loro affinché il protagonismo giovanile non sia una richiesta da accogliere con benevolenza, ma un’urgenza da tradurre in scelte e azioni concrete». La frase, chiara e lapidaria, sta scritta nel Manifesto dei giovani volontari presentato a Firenze il 26 settembre, a conclusione del percorso “Perché ci siamo! – Il coraggio di innovare” promosso dal Centro Servizi Volontariato Toscana – Cesvot. L’esigenza di una partecipazione giovanile reale e non occasionale o di facciata comincia a farsi strada, insieme alla consapevolezza che fare spazio per davvero significa anche cedere potere.
From voice to choice, dicono nei documenti di Bruxelles: dallo spazio al ruolo, dicono i giovani toscani. Parole diverse, concetto simile.
«Il Terzo settore da anni ragiona attorno alla difficoltà di essere attrattivo per i giovani e di come affrontare la sfida del ricambio generazionale, è uno dei bisogni che le associazioni portano più frequentemente. Il percorso “Ci siamo!” è nato così», racconta Greta Pieracci, dell’area comunicazione di Cesvot, coordinatrice del gruppo. Il percorso laboratoriale ha coinvolto quaranta giovani under 35 appartenenti ad associazioni del Terzo settore toscano socie Cesvot: la maggior parte volontari, ma anche qualche giovane in servizio civile e qualche operatore.
Più attivisti o volontari? «Loro sono volontari in senso tradizionale, però nell’elaborare il Manifesto si sono fatti “portavoce” delle esperienze più fluide di amici. Loro stessi hanno una multiappartenenza: sono volontari nell’associazione che li ha proposti per “Ci siamo!” ma danno una mano in maniera informale anche in altre realtà. Sicuramente sono mossi dal non voler essere indifferenti e dal voler incidere, ma nel volontariato cercano anche uno spazio per star bene», racconta.
Sono stati questi under 35 a dire – al termine di un’esperienza di formazione, dialogo e networking – che cosa chiedono i giovani elaborando un Manifesto in dieci punti programmatici sul ruolo delle nuove generazioni nel volontariato. Richieste, urgenze e desideri si intrecciano in un decalogo che è tanto semplice quanto ambizioso proprio nella sua concretezza. Il punto numero uno del Manifesto chiede “spazi per esserci davvero” dove il “davvero” fa la differenza. «I giovani chiedono alle associazioni luoghi e momenti dedicati, per incontrarsi, confrontarsi e costruire insieme. Spazi liberi e senza pressioni, che non siano spazi di performance», spiega Pieracci.
Ormai lo spazio viene anche dato, ma lo spazio non coincide con il ruolo. Non c’è riconoscimento delle competenze dei giovani, non c’è una attribuzione di responsabilità. I giovani oggi questo lo reclamano. Chiedono fiducia, responsabilzzazione, riconoscimento Greta Pieracci, coordinatrice del gruppo Ci Siamo!
Il tema dei luoghi è una costante del post Covid, l’insofferenza per la logica prestazionale pure. Ma sono i punti due e tre che fanno forma all’aspettativa dei giovani. «Ormai lo spazio viene dato, ma lo spazio non coincide con il ruolo. Non c’è riconoscimento delle competenze dei giovani, non c’è una attribuzione di responsabilità. I giovani oggi questo lo reclamano. Chiedono fiducia, responsabilzzazione, riconoscimento».
Concretamente? «Consulte giovanili autonome e riconosciute negli statuti, presenza dei giovani nei luoghi decisionali prevedendo “quote verdi” per gli organi direttivi delle organizzazioni, percorsi di formazione che valorizzino tanto le competenze quanto la crescita personale. Il punto che trovo focale è che le richieste, in particolare quella delle quote verdi, arriva come riconoscimento di una realtà che già esiste: solo in Toscana ci sono circa 65mila volontari under 29, pari al 15% dei volontari», illustra Pieracci.
Accanto al tema del ruolo e a quello della fiducia, c’è quello dell’appartenenza al presente. «I giovani – ma non solo loro – chiedono al Terzo settore un linguaggio più vicino al loro, una maggiore apertura al confronto tra generazioni, la disponibilità ad accogliere e valorizzare anche un impegno più fluido e occasionale, una sensibilità che al di là della mission specifica parli anche dei temi attuali, quelli che ai giovani stanno più a cuore: l’ambiente, il benessere psicofisico, i diritti, l’inclusione, la sostenibilità». Tutti questi nodi sono stati affrontati nel pomeriggio fiorentino in tre talk in cui i giovani di “Ci siamo!” hanno “sfidato” i presidenti di alcune organizzazioni toscane. Tra gli interventi, anche quello dello scrittore Enrico Galiano. «Diamo quasi per scontato che Il Manifesto sia condivisibile: però poi nel concreto com’è che si fa così fatica a cambiare? I talk sono serviti a questo, ad esplicitare e confrontarsi sulle criticità».









Paolo Balli, direttore del Cesvot sottolinea l’obiettivo ambizioso e multiscopo del progetto: accrescere le competenze dei giovani volontari, arricchire di riflesso le associazioni che li hanno inviati, favorire il ricambio generazionale. Per questo, dice, «intendiamo ripetere il progetto anche nei prossimi anni, accanto ai servizi classici di consulenza, formazione e ricerca. Vogliamo creare leve che consentano di sviluppare politiche associative, in risposta anche a un senso di disorientamento e crisi che emerge in particolare nelle realtà impegnate nel sociosanitario, dove il forte impegno per offrire servizi negli anni passati ha di fatto un po’ sacrificato gli spazi di partecipazione, che però sono l’acqua in cui nuotano le giovani generazioni».
Creare spazi in cui i giovani possano esserci è fondamentale, significa costruire palestre di democrazia e di promozione della cittadinanzattiva, non solo per preparare un ricambio generazionale Paolo Balli, direttore Cesvot
E se tutti i dieci punti del Manifesto sono preziosi, anche solo il primo apre un mondo: «Creare spazi in cui i giovani possano esserci è fondamentale, significa costruire palestre di democrazia e di promozione della cittadinanzattiva, non solo per preparare un ricambio generazionale».
Foto da ufficio stampa Cesvot. Quelle che documentano il percorso fatto dal gruppo Ci siamo! sono di Federico Barattini
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