Con il ritmo di oggi, l’UE non riuscirà a tagliare le emissioni del 55 per cento entro il 2030
Bruxelles – L’Unione europea compie un altro piccolo passo nella riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, ma per raggiungere gli obiettivi fissati per il 2030 bisogna ampliare la falcata. È quanto emerge dal rapporto annuale sullo stato dell’Unione dell’energia, pubblicato oggi (6 novembre) dalla Commissione europea. Nel 2024, l’UE ha tagliato le emissioni del 2,5 per cento rispetto all’anno precedente: per arrivare alla riduzione del 55 per cento rispetto ai livelli del 1990 entro la fine del decennio, sarebbe necessario ora un taglio del 3,6 per cento annuo.
Il report infatti, che include i dati dell’Agenzia europea dell’ambiente sulle tendenze per i prossimi anni, indica che ad oggi l’UE è riuscita a ridurre del 37,2 per cento le emissioni inquinanti rispetto al 1990. Nello stesso periodo, il PIL del club a 12 stelle è cresciuto del 71 per cento, il che – sottolinea Bruxelles – “significa che la crescita economica continua a disaccoppiarsi dalle emissioni”. Pochi mesi fa, la Commissione europea si era detta “sulla buona strada” per tagliare le emissioni del 54 per cento entro il 2030, fermandosi a solo un punto percentuale dall’asticella fissata. Se si terrà il ritmo del 2024, le proiezioni vanno inevitabilmente riviste al ribasso.
Se si guarda invece alla fotografia del mix energetico dell’UE, il bicchiere è sicuramente mezzo pieno: il target del 42,5 per cento di energia rinnovabile è stato ampiamente superato, oggi siamo al 47 per cento. Nel 2024 sono stati installati circa 77 GW di capacità di energia rinnovabile, a fronte di un consumo finale di energia che continua a diminuire, con un calo del 3 per cento rispetto al 2022, principalmente nel settore residenziale, seguito dall’industria e dai servizi.
La Commissione europea sostiene che “i consumatori di elettricità nell’UE hanno già risparmiato 100 miliardi di euro grazie alla produzione di elettricità da nuovi impianti solari fotovoltaici ed eolici nel periodo 2021-2023″. Ma allo stesso tempo ammette che i prezzi medi dell’energia in Europa “sono ancora più elevati rispetto a quelli dei nostri concorrenti e variano notevolmente tra gli Stati membri”.
La relazione mette in chiaro che “il raggiungimento degli obiettivi energetici dell’UE per il 2030 richiederà una diffusione molto più rapida delle energie rinnovabili e miglioramenti dell’efficienza energetica nei prossimi anni“. Per esempio, la decarbonizzazione dei settori dell’edilizia – del riscaldamento e del raffreddamento – e dei trasporti sta procedendo a rilento: anche quest’anno i progressi “sono stati limitati”, ammette il rapporto. Eppure, la Commissione europea sembra pronta a cedere alle richieste degli Stati membri di rinviare di un anno, dal 2027 al 2028, l’entrata in vigore dell’ETS 2, il sistema per lo scambio di quote di emissioni dedicato propri a quei settori.
Non solo, l’UE deve “aumentare la quota di elettricità nell’energia finale dall’attuale obiettivo del 23 per cento a circa il 32 per cento entro il 2034”, potenziare “in modo sostanziale” gli investimenti nelle reti e “intensificare gli sforzi” in materia di efficienza energetica. Tutte sfide per cui servono risorse: la Commissione europea ha stimato che serviranno investimenti per 695 miliardi di euro all’anno dal 2031 al 2040 nel settore energetico.
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