Confprofessioni sul Ddl Sicurezza lavoro: «Obblighi commisurati al rischio e investimenti nella formazione continua»
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Il disegno di legge n. 1706 “Sicurezza lavoro e protezione civile”, attualmente all’esame della Commissione Lavoro del Senato, mira a semplificare gli adempimenti e a rafforzare la cultura della prevenzione nei luoghi di lavoro, rendendo più proporzionato e sostenibile l’intero sistema di regole. Confprofessioni, intervenuta alle audizioni parlamentari, ha accolto positivamente l’impianto del Ddl, ma ha sottolineato la necessità di una revisione strutturale del Testo Unico, con obblighi calibrati sulle dimensioni organizzative e un maggiore investimento nella formazione continua.
di Miriam Minopoli, Confprofessioni
È attualmente all’esame della Commissione Lavoro del Senato il disegno di legge n. 1706 “Sicurezza lavoro e protezione civile” (conversione in legge del decreto-legge 31 ottobre 2025, n. 159). Il provvedimento introduce misure di semplificazione degli adempimenti e rafforzamento della cultura della prevenzione nei luoghi di lavoro, con l’obiettivo di rendere più proporzionato e sostenibile l’intero sistema di regole. Contestualmente, prevede anche misure urgenti in materia di protezione civile, per garantire maggiore efficacia e tempestività nelle azioni di tutela.
Confprofessioni è intervenuta alle audizioni parlamentari per rappresentare la voce delle libere professioni e sottolineare le esigenze specifiche di studi e microimprese, spesso penalizzati da norme pensate per realtà di dimensioni maggiori. «Condividiamo la direzione indicata dal provvedimento, che introduce interventi mirati alla semplificazione degli adempimenti e alla promozione di una cultura della prevenzione più efficace e sostenibile», spiega Paola Cogotti, componente della Giunta di Confprofessioni.
Tuttavia, secondo la Confederazione, il Ddl deve rappresentare solo l’inizio di un percorso più ampio. «Serve una revisione strutturale del Testo Unico, basata su criteri di proporzionalità e modularità», sottolinea Cogotti. «Le microimprese e gli studi professionali non possono essere trattati come grandi aziende: occorre calibrare gli obblighi in base al rischio effettivo e alla dimensione organizzativa».
Il disegno di legge riconosce inoltre il ruolo delle parti sociali e della bilateralità. Gli articoli 5 e 6 confermano la funzione strategica degli organismi paritetici e dei fondi interprofessionali nella promozione della sicurezza e nella formazione continua. «È fondamentale che questi organismi siano espressione delle organizzazioni più rappresentative, per garantire qualità, coerenza e contrastare il dumping contrattuale», aggiunge Cogotti.
Sul fronte della formazione, Confprofessioni propone inoltre di rafforzare gli strumenti disponibili. «Il contributo obbligatorio per la formazione continua, pari allo 0,30% del monte salari, è tra i più bassi in Europa», osserva Cogotti. «Proponiamo di portarlo allo 0,50% per aumentare la capacità del sistema formativo, soprattutto in materia di salute, sicurezza e benessere nei luoghi di lavoro».
Infine, Confprofessioni accoglie con favore il rafforzamento delle attività ispettive e l’estensione della patente a crediti, evidenziando però la necessità di un’applicazione flessibile, capace di riconoscere e valorizzare le specificità dei diversi ambiti professionali.
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