Cresce il turismo dei rifiuti urbani: oltre 140mila i camion in giro per l’Italia ogni anno

Utilitalia, l’Associazione nazionale in rappresentanza delle utility attive sui fronti dei servizi pubblici locali, ha aggiornato il quadro dei fabbisogni impiantistici nazionali per la gestione dei rifiuti urbani, sulla base dei dati 2023. La prima analisi riguarda l’avvicinamento agli obiettivi di riciclo (65% al 2023, 55% al 2025) e di riduzione discarica (10 % al 2035).
Mentre a scala nazionale il tasso di riciclo è al 52% e quello di discarica al 17%, a scala locale il Nord, il Centro e la Sardegna sono in linea con i tassi di riciclo dei prossimi target e solo il nord appare in linea con la traiettoria di riduzione della discarica, grazie all’elevato ricorso al recupero energetico.
Venendo alla disponibilità impiantistica il quadro è molto variegato nelle varie aree del Paese, con una forte concentrazione di tutti gli impianti (esclusi i Tmb/Tm) nel nord.
Questo squilibrio territoriale genera un consistente fenomeno di “turismo dei rifiuti”, ovvero trasporti di flussi vari di rifiuti da una regione ad un'altra, spesso non confinante. Nel mondo della frazione organica il flusso dei trasporti è chiaro: più o meno tutte le regioni del centro e del sud esportano i propri flussi, esclusivamente al nord. Questo fenomeno, consentito dal principio di “concorrenza” previsto dalla legge per questo flusso, ma in palese contrasto con il principio di prossimità (previsto peraltro dal Programma nazionale di gestione dei rifiuti – Pngr), genera dati impressionanti. Complessivamente sono circa 1,4 milioni le tonnellate che sono state trattate in impianti di regioni diverse da quelle di produzione e questa quantità rappresenta circa il 18% dell’organico da raccolta differenziata; 1,2 milioni di tonnellate sono migrate dal centro e dal sud peninsulare verso il nord. Anche grazie al Pnrr sono adesso in fase di realizzazione 22 nuovi impianti di digestione anaerobica, che colmeranno il gap regionale, generando forse però un risultato di “overcacapciy”.
Una situazione simile riguarda il flusso dei rifiuti urbani indifferenziati trattati, con consistenti flussi dai Tmb/Tm del centro sud agli inceneritori del nord, oltre a 300.000 tonnellate esportate all’estero. Considerando anche le movimentazioni tra regioni della stessa macroarea, emerge che circa 1,4 milioni di tonnellate di queste tipologie di rifiuti sono state trattate in impianti di regioni diverse da quelle di produzione e questa quantità rappresenta circa il 5% del totale dei rifiuti urbani (in aumento rispetto al 2022). Fortunatamente buone notizie arrivano dai nuovi impianti in via di autorizzazione e costruzione a Roma e in Sicilia, ma anche a Gioia Tauro e Sardegna, oltre ad alcuni ampliamenti al nord e l’ipotesi di ossicombustore in Toscana.
Leggermente diverso il quadro dei conferimenti infraregionali in discarica, dove solo il sud esporta e i destinatari sono sia le regioni del nord sia quelle del centro, come la Toscana. Considerando anche le movimentazioni tra regioni della stessa macroarea, complessivamente, circa 1 milione di tonnellate è stato smaltito in regioni diverse da quelle di produzione e questa quantità rappresenta circa il 3% del totale dei RU (in aumento rispetto al 2022).
Nel complesso 3,15 milioni di tonnellate (oltre il 10% del totale) sono trattate in regioni diverse da quelle in cui sono prodotte, pari a 140.000 viaggi, pari a 76 milioni di km, con i conseguenti effetti ambientali e di costo. Per colmare il gap e garantire i fabbisogni occorre, sempre secondo Utilitalia, un investimento complessivo di 4,5 miliardi di euro. Una cifra elevata, ma che il sistema industriale italiano sarebbe in grado di sostenere.
Qual è la tua reazione?






