La geotermia toscana supercalda fa scuola in Islanda, coi risultati del progetto Descramble

Nel sottosuolo della Toscana geotermica, precisamente a Monterotondo Marittimo (GR), è stata raggiunta la massima temperatura al mondo ottenuta in una perforazione geotermica in ambiente idrotermale (non vulcanico): 515°C a circa 3 km di profondità. È lo straordinario risultato raggiunto nell’ambito del progetto europeo Descramble, risalente ormai a un decennio fa – guidato all’epoca dal compianto Ruggero Bertani –, ma che continua a far parlare di sé. Anche perché il record è ancora imbattuto.
L’occasione per tornare ad approfondire gli esiti del progetto Descramble è arrivata, quando Marco Consumi, responsabile ‘Hydro, Geothermal and Thermal Innovation’ di Enel – il gestore di tutte le centrali geotermoelettriche attive in Toscana e dunque in Italia – è intervenuto alcuni giorni fa al “Superhot geothermal summit” a Reykjavik nell’ambito dell’Assemblea del Circolo polare artico 2025.
All’evento hanno partecipato numerose personalità del mondo accademico e scientifico, nonché delle istituzioni quali il Ministro dell'Ambiente e dell'Energia islandese, Johann Pál Jóhannsson, e l'Ambasciatore d'Italia in Norvegia e Islanda, Stefano Nicoletti, che ha portato i saluti del Ministro dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica italiano, Gilberto Pichetto Fratin. Del resto i rapporti istituzionali tra Italia e Islanda, sulla geotermia, sono sempre più solidi: non a caso un anno fa, all’Assemblea annuale dell’Arctic circle, è stato firmato un Memorandum of understanding sulla Cooperazione nel settore dell’energia geotermica tra i due Paesi.
L’obiettivo di Descramble il cui obiettivo era di dimostrare la possibilità di perforare in sicurezza ambienti geotermici ad elevata temperatura, raggiungendo l’orizzonte K, noto in campo scientifico come sede potenziale di condizioni termiche elevate e non investigate prima nell’attività geotermica.
In quell’occasione non sono stati trovati fluidi supercritici d’interesse commerciale, ma la temperatura ha comunque superato i 500°C e la pressione i 300 bar: la dimostrazione stessa dell’esistenza di condizioni “supercritiche” per i fluidi geotermici.
Nel cosiddetto stato “supercritico”, infatti, alcune proprietà fisiche tipiche dello stato gassoso e di quello liquido si accompagnano all’interno dello stesso fluido geotermico, che diventa così capace di racchiudere un potenziale d’energia pari a 5-10 volte quello presente nei fluidi geotermici tradizionali.
Trovarli non significa però anche saperli già coltivare: per questo Descramble ha offerto una pietra miliare nella perforazione nelle cosiddette superhot rocks, testando con successo l’obiettivo scientifico di sviluppare nuovi materiali e metodi per la perforazione.
«Data la complessità di queste operazioni, sia dal punto di vista tecnico che economico, Consumi – spiegano da Enel – ha evidenziato come seminari, quale questo in Islanda, costituiscano una preziosa opportunità di approfondimenti e cooperazione internazionale tra privato, pubblico, centri di ricerca e accademia, per mettere a fattor comune esperienze, know-how e tecnologie. Obiettivo finale è che il superhot rocks geotermico raggiunga la competitività delle altre tecnologie rinnovabili, prospettiva fattibile entro 10 anni, per contribuire alla transizione energetica e allo sviluppo sostenibile del pianeta».
Basti osservare che, secondo i dati messi in fila dall’Agenzia internazionale dell’energia (Iea), oggi la geotermia soddisfa circa l'1% della domanda globale di elettricità, ma per la Iea il dato potrebbe salire al 15% entro il 2050 – con 800 GW installati a livello globale – se i costi dei progetti geotermici continueranno a scendere: il primo passo per farlo è mettere in campo normative chiare e di lungo termine.
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