Crisi Amt, l’ex presidente Ilaria Gavuglio sospesa da direttrice generale: “Condotte gravissime”

Genova. Nuovo terremoto in Amt. La direttrice generale ed ex presidente Ilaria Gavuglio è stata sospesa in via cautelare dall’incarico. A renderlo noto è l’azienda stessa in una nota. La decisione è stata presa all’unanimità dal consiglio di amministrazione presieduto da Federico Berruti dopo l’invio di una lettera con pesantissime contestazioni disciplinari, dall’occultamento delle perdite alla violazione dei principi contabili fino alla lesione della reputazione aziendale. Ora Gavuglio avrà cinque giorni per rispondere e nel frattempo non potrà avere di fatto alcun contatto con l’azienda.
La decisione, si legge nella nota, è stata assunta “considerata la responsabilità degli amministratori di garantire l’adeguatezza dell’assetto organizzativo e amministrativo” e “tenuto conto della gravità della situazione finanziaria, patrimoniale ed economica della società“.
Il consiglio di amministrazione ha quindi assegnato ad interim il ruolo di direttore generale a Paolo Ravera, attuale direttore “per il tempo necessario e funzionale al compimento delle procedure relative e conseguenti alla suddetta lettera di contestazione disciplinare”. La lettera, che conta nove specifiche contestazioni disciplinari, è stata già notificata a Ilaria Gavuglio e Paolo Ravera ha già ricevuto la procura notarile per svolgere l’incarico allo stesso conferito.
Ilaria Gavuglio, nominata presidente di Amt nel 2022 durante la seconda giunta Bucci al posto del dimissionario Marco Beltrami, aveva rimesso il mandato nelle mani dei soci lo scorso luglio. Al suo posto è arrivato l’attuale presidente Federico Berruti. Ma l’uscita dal consiglio di amministrazione non le aveva impedito di conservare l’incarico di direttrice generale dell’azienda, ottenuto a novembre 2024.
Vale la pena ricordare che lo scorso 22 ottobre, nel giorno della presentazione delle nuove tariffe in conferenza stampa, la sindaca Salis e il vicesindaco Terrile erano andati alla sezione di controllo della Corte dei conti, sia per evidenziare gli effetti della gestione passata, sia per operare in trasparenza sulle prossime mosse per il salvataggio.
Le contestazioni a Ilaria Gavuglio: “Perdite occultate, principi contabili violati, inerzia totale”
Le contestazioni vengono mosse alla luce dell’analisi di Pwc sui conti dell’azienda, dalla quale “sono emerse gravi irregolarità gestionali, omissioni e condotte che hanno inciso negativamente sul corretto funzionamento aziendale e sull’equilibrio economico-finanziario della società, nonché sulla trasparenza e veridicità delle informazioni contabili fornite ai soci, al consiglio di amministrazione, agli organi di controllo della società e agli enti”. Parlando di numeri, la società di revisione ha evidenziato debiti per 158 milioni, un rosso in bilancio di 74,5 milioni nel 2024 e soprattutto un deficit patrimoniale nell’ordine dei 90-100 milioni, tecnicamente sintomo di un’azienda sull’orlo del fallimento
Anzitutto l’azienda contesta a Gavuglio il “mancato tempestivo invio del piano di cassa richiesto dal revisore legale e la tardiva rappresentazione delle tensioni di liquidità e dei debiti commerciali scaduti da oltre 90 giorni“. Si tratta in sostanza dei motivi per cui a giugno il collegio sindacale aveva segnalato “sintomi di una crisi d’impresa“, scoperchiando di fatto il vaso di Pandora su Amt.
Si parla poi di “violazione dei principi di corretta rappresentazione contabile, occultando le perdite e la conseguente riduzione del patrimonio netto“. In particolare è finita sotto esame la capitalizzazione denominata Modello Genova “in assenza dei requisiti e dei presupposti“. Si legge: “Nel preconsuntivo 2024 sono stati iscritti ricavi da sanzioni per importi privi di ogni riferimento riconducibile a prudenza contabile per circa 29 milioni di euro al netto del fondo rischi”. E poi: “Tale gravissima condotta ha determinato una rappresentazione artificiosa della situazione economica aziendale, evidenziando addirittura un utile di esercizio di 931.858 euro e il conseguente occultamento della riduzione del patrimonio netto per perdite”. Sono i contenuti della relazione previsionale che gli uffici della direzione Partecipate del Comune di Genova avevano dichiarato “irricevibile” due volte, a marzo e ad aprile 2025.
L’ex presidente finisce sulla graticola anche per la politica tariffaria sperimentale “priva di istruttoria, monitoraggio e copertura finanziaria”. Anche questi rilievi partono dall’analisi di Pwc. Il piano – che comprendeva diverse gratuità e l’abbonamento annuale scontato a 295 euro per tutta la rete – sarebbe stato adottato “confidando unicamente sull’erogazione dei fondi” del ministero dell’Ambiente, arrivati solo nel 2025 e “inferiori ai mancati ricavi”, superiori ai 36 milioni secondo quanto riferito a giugno da Salis e Terrile. “Tale condotta – si legge nella lettera recapitata a Gavuglio – ha comportato anche l’iscrizione nel bilancio 2023 di crediti e proventi privi dei necessari requisiti di certezza ed esigibilità“. Se ci fosse stato un monitoraggio, sostiene il management attuale, “si sarebbero potuti e dovuti evincere gli evidenti scostamenti di domanda e ricavi da traffico rispetto a quanto pianificato”.
Si parla poi di “inerzia rispetto alle segnalazioni degli organi di controllo e alle richieste del Comune di Genova“. Il riferimento è agli allarmi del collegio sindacale che a luglio parlava di un possibile “deficit patrimoniale” oltre che “inadeguatezza dei flussi di cassa per far fronte alle obbligazioni di breve termine”, ma anche e soprattutto alle segnalazioni del Comune inviate già a partire da febbraio. Ad aprile 2025, ancora prima delle elezioni, l’amministrazione invitava l’azienda a predisporre “un piano di medio termine di sostenibilità aziendale“, appello che sarebbe rimasto “totalmente inascoltato“. Gavuglio è accusata di essere rimasta “inerte e inadempiente” fino ad oggi, motivi che renderebbero “palese l’inadeguatezza della gestione aziendale“.
E ancora: il comportamento “omissivo e negligente” per il riequilibrio delle sotto-compensazioni, cioè la differenza tra i costi e le risorse previste dal contratto di servizio, pari a circa 50 milioni di euro per il 2024. La “assenza di adeguata programmazione e copertura degli investimenti” per un valore di circa 87 milioni nel solo 2024. Il “deterioramento della posizione finanziaria netta e aumento degli oneri finanziari per indebitamento bancario”.
E infine il “comportamento lesivo del vincolo fiduciario e della reputazione aziendale“. Si parla di “condotte pubbliche e interne di critica e discredito nei confronti degli indirizzi e delle decisioni assunti dal consiglio di amministrazione”. Tra gli episodi contestati c’è anche la commissione consiliare del 15 ottobre in cui Gavuglio aveva deciso di partecipare “rappresentando pubblicamente una versione diametralmente opposta della rilevanza e delle cause della crisi di Amt rispetto alle risultanze delle verifiche e dei documenti prodotti da Pwc”.
Quindi la bordata finale: “Le condotte sopra descritte, valutate singolarmente e nel loro complesso, sono gravissime e rilevano sotto plurimi profili“. Gavuglio viene invitata a rendere “puntuali giustificazioni entro e non oltre cinque giorni” dal ricevimento della lettera. Il consiglio di amministrazione si riserva “di adottare i provvedimenti più opportuni all’esito del presente procedimento”. Nel frattempo l’ex presidente e quasi ex direttrice generale dovrà rispettare il divieto di accesso a locali e sistemi informatici aziendali, non potrà usare credenziali e dispositivi di Amt e nemmeno contattare dipendenti, funzionari, collaboratori o terzi “in nome e per conto di Amt”.
Cresce l’apprensione tra i lavoratori: “Incertezza generalizzata”
Intanto si diffonde il malumore tra i lavoratori, che in questi giorni stanno partecipando in massa alle assemblee retribuite nelle rimesse. “C’è un’incertezza generalizzata – denuncia Edgardo Fano, segretario ligure della Faisa Cisal -. Non si sa niente sul piano industriale, che doveva arrivare il 15 ottobre, e soprattutto non si sa con chi parlare. Il presidente non c’è mai, lo vediamo in azienda solo due ore alla settimana. Gli stipendi per novembre ci sono, per dicembre dobbiamo vedere. L’apprensione sta crescendo. Ci chiedono cosa vogliamo fare, noi vogliamo avere in mano i documenti. È una partita che stiamo giocando bendati”.
Oggi è andato in scena lo sciopero di quattro ore indetto dalla Ugl Fna, che riferisce una “grossa adesione” e chiede ancora di individuare i “responsabili di questa mala gestione“. “A pagare, come sempre, sono lavoratori e utenza, mancano bus e autisti. La situazione è paradossale – interviene il segretario regionale Roberto Piccardo -. Noi abbiamo segnalato lo stato delle cose da almeno un anno e mezzo, sembravamo dei visionari, purtroppo i fatti ci hanno dato ragione”.
I prossimi appuntamenti sono già segnati in calendario: il 17 ottobre i sindacati incontreranno in mattinata i vertici di Amt e in tardo pomeriggio il governatore Marco Bucci in Regione. Il 24 novembre il piano di risanamento (di cui si conoscono solo le linee generali, a parte le nuove tariffe) passerà al vaglio dell’assemblea dei soci, mentre il 28 novembre è fissata l’udienza in tribunale nell’ambito della procedura di composizione negoziata della crisi.
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