Dal gesto rivoluzionario di Margiela e Kawakubo alle passerelle di oggi, la moda torna a mostrare il suo cuore. Cuciture, imbastiture e fodere diventano protagoniste, in un linguaggio che celebra il fare e la bellezza dell’imperfezione

Novembre 12, 2025 - 04:32
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Dal gesto rivoluzionario di Margiela e Kawakubo alle passerelle di oggi, la moda torna a mostrare il suo cuore. Cuciture, imbastiture e fodere diventano protagoniste, in un linguaggio che celebra il fare e la bellezza dell’imperfezione

A volte la moda decide di mettersi a nudo, di mostrare il proprio cuore. Cuciture a vista, imbastiture, orli grezzi, fodere che spuntano, stecche che affiorano. È un gesto estetico, ma anche una dichiarazione forte: non solo ciò che si vede, ma ciò che sta dietro.

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Non è una tendenza recente: stilisti pionieri come Rei Kawakubo, Martin Margiela, Yohji Yamamoto, hanno cambiato i canoni classici, dando vita a nuovi riferimenti tra cui il non-finito, l’imperfetto, l’interno-visibile che ora sono bellezza, non difetto. Oggi quando guardiamo una giacca con fodera esterna, un abito con cuciture in evidenza, un orlo volutamente tagliato, riconosciamo quel gesto come qualcosa di sofisticato e attuale. Si può parlare dunque di un vero e proprio cuore visibile della moda: non più la superficie liscia e perfetta, ma la struttura che sostiene, il filo che tiene tutto insieme.

Moschino A/I 2025-2026 (Launchmetrics Spotlight)

Le origini del gesto

Quando parliamo di moda che si mette a nudo, dobbiamo tornare agli anni in cui svelare la struttura di un abito era un atto di ribellione. Nel 1981 Rei Kawakubo debuttò a Parigi con Comme des Garçons portando in passerella abiti tagliati, cuciture a vista e volumi asimmetrici: un manifesto anti-bellezza che riscrisse le regole dell’eleganza.

L’idea radicale di Kawakubo, la bellezza nasce dall’imperfezione, culminò in collezioni come Destroy (1982) e Body Meets Dress, Dress Meets Body (1997), dove imbottiture, cuciture e deformazioni corporee diventavano parte del linguaggio estetico. Pochi anni più tardi, nel 1989, Martin Margiela ribaltò il concetto di finitura trasformando l’interno in esterno: fodere esposte, orli sfrangiati, capi smontati e riassemblati in un lessico poetico e crudo insieme. Yohji Yamamoto, che sfilò anch’egli per la prima volta a Parigi nel 1981, completò la rivoluzione con il suo rigore lirico: drappeggi, costruzioni architettoniche e cuciture che si rivelavano come segni grafici. Questi pionieri hanno fondato la grammatica della deconstruction, un linguaggio che continua a ispirare la moda contemporanea e che oggi ritroviamo rielaborato, più che citato, nelle passerelle di una nuova generazione di stilisti.

Il ritorno del “cuore visibile” oggi

Oggi, quel linguaggio un tempo radicale torna, come cifra stilistica. Le collezioni Autunno-Inverno propongono bordi vivi, orli grezzi, pannelli scuciti e riassemblati. La lezione storica non viene semplicemente citata: viene rielaborata. La Linea Artisanal di Maison Margiela, diretta da John Galliano, ha riportato negli ultimi anni l’attenzione sul dentro-fuori con costruzioni ribaltate, tele e imbastiture valorizzate come segni visivi. Prada lavora sulla memoria del capo e sulla tensione tra materiali e finiture: pieghe trattenute, impunture evidenti, stratificazioni. Il risultato non è una “distruzione” del tailoring, ma un suo racconto.

Erdem A/I 2025-2026 (Launchmetrics Spotlight)

A Londra, Erdem interpreta la cucitura come segno grafico all’interno di un registro romantico-disciplinato: impunture che guidano l’occhio lungo i volumi, pannelli e riprese che non si nascondono.

Il valore estetico e culturale

Questo modo di mostrare il “dentro” non è solo un esercizio estetico: è una presa di posizione culturale. In un’epoca in cui la produzione industriale corre senza sosta, mostrare l’interno di un capo significa rifiutare cuciture deboli, fodere tagliate male, orli che si disfano dopo tre lavaggi. La moda d’autore risponde con l’opposto: espone la struttura per valorizzarla. Ogni impuntura visibile, ogni bordo grezzo ben cucito, ogni stecca o fodera che affiora racconta la qualità del lavoro manuale.

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Redazione Redazione Eventi e News