Biden: della Porta Raffo, ‘un bilancio? Non è ancora il momento!’

di Gianluca Vivacqua –
La presidenza Biden: una parentesi (grigia?) in mezzo ai due mandati di Trump? E che giudizio si può dare del 46mo Commander in Chief della storia Usa, ex numero 2 di Obama e senatore di lunghissimo corso? Meglio ricordarlo come l’Amor et deliciae humani generis che, al pari di un nonno amorevole, condusse il suo Paese fuori dall’incubo Covid-19, o come l’imbelle spettatore del ritorno al potere dei talebani in Afghanistan e della nuova apocalisse israelo-palestinese? In mezzo a tutto questo, poi, non gli è certo mancato di dover fare i conti con la sua ossessione di sempre, i russi e il Cremlino. Ceterum censeo Moscam delendam esse, ed eccolo servito: fino all’ultimo ha fatto del tutto per aiutare l’Ucraina a piegare la Russia.
Secondo Mauro della Porta Raffo, raffinato saggista di storia e politica statunitense (“I signori della Casa Bianca. Fatti, aneddoti e personaggi”, Ares 2004; USA 2020. “Tracce storico-politiche & istituzionali”, Ares 2020) è ancora troppo presto per ogni tipo di formula definitoria.
Ritengo estremamente prematuro dare una valutazione in qualche modo non viziata della presidenza Biden”, esordisce il nostro ospite. “Impossibile, allo stato, dare un giudizio non condizionato, in qualche misura, dalla forte partecipazione emotiva da tutti vissuta, e dalla drammaticità degli eventi che hanno visto il nativo di Scranton con alterni esiti contrapposto a Donald Trump”.
“Moltissimi inoltre – prosegue della Porta – i materiali sul quadriennio non ancora noti o non approfonditi, come dimostrato dalle ricerche e dagli studi in corso”.
Ecco, secondo lo studioso, come si possono interpretare, sulla base degli elementi disponibili a tutt’oggi, l’operato e la figura di Biden: “Rifiutando di arrivare a considerarlo, come qualcuno vorrebbe, semplicemente un burattino nelle mani del proprio establishment partitico. Semplicemente affermerei che Joe Biden, evidenti manchevolezze personali fisiche e psichiche a parte, debolezze vieppiù aggravatesi nel corso del mandato, altro non sia stato che un normalissimo presidente degli Stati Uniti d’America, democratico”.
In generale sui presidenti democratici, sulla loro dottrina e ideologia, e sulla loro incidenza storica, della Porta Raffo ha una valutazione molto precisa: “A mio modo di vedere, semplificando brutalmente, esclusi gli ottimi Harry Truman e Lyndon Johnson, entrambi arrivati per caso, dopo la morte dei loro predecessori, alla Executive Mansion e in sostanza poco favorevolmente giudicati dagli Asinelli stessi che tendono perfino a nasconderne esistenza, operato e soprattutto appartenenza; a parte loro dunque considero in genere meno efficaci e capaci, se non addirittura negativi, i capi di Stato USA facenti capo al partito di Biden.
In momentanea conclusione, mancando nel caso specifico l’indispensabile contestualizzazione garantita da una sufficiente lontananza dagli eventi, ed essendo quindi pressoché impossibile basarsi solamente sul parzialmente noto stato delle cose, per il giudizio su Biden e la sua presidenza occorre aspettare”.
Qual è la tua reazione?






