Delitto Garlasco, ex pm Venditti in Tribunale a Brescia: è accusato di corruzione

Ottobre 14, 2025 - 18:30
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Delitto Garlasco, ex pm Venditti in Tribunale a Brescia: è accusato di corruzione

È arrivato in Tribunale a Brescia, accompagnato dall’avvocato Domenico Aiello, Mario Venditti, ex procuratore aggiunto di Pavia indagato con l’ipotesi di corruzione in atti giudiziari per aver chiesto il 16 marzo 2017 l’archiviazione di Andrea Sempio nella prima indagine sul delitto di Garlasco che ha coinvolto il commesso di Voghera.

Il 72enne originario di Benevento, già magistrato della Direzione distrettuale antimafia di Milano, potrebbe decidere di rendere dichiarazioni spontanee ai giudici del riesame di Brescia (presidente collegio Giovanni Pagliuca), a cui chiede l’annullamento del decreto di perquisizione e sequestro di 3 smartphone, 2 pc, 2 iPad, 2 hard disk e 2 chiavette Usb, disposto nei suoi confronti dalla pm Claudia Moregola e dal procuratore di Brescia Francesco Prete il 16 settembre ed eseguito il 26 dello stesso mese dai militari del Gico della guardia di finanza di Brescia e del Gruppo di Pavia, con i carabinieri del Nucleo investigativo di Milano.

Le accuse a Venditti

Venditti è accusato di “avere ricevuto una somma indebita di denaro” per circa “20/30mila euro” per “favorire Sempio” nel procedimento nato a dicembre 2016 su un esposto presentato dalla madre di Alberto Stasi, Elisabetta Ligabò, dopo le indagini difensive svolte dalla società privata di investigazioni SKP ingaggiata dallo studio legale Giarda e che indicava Sempio come possibile responsabile alternativo dell’omicidio di Chiara Poggi, per cui l’ex fidanzato è stato condannato in via definitiva a 16 anni. Esposto che fu trasmesso dalla Procura generale di Milano a Venditti insieme a una nota della sostituta pg Laura Barbaini, in cui si parlava di questa ipotesi come priva di “ogni razionalità e plausibilità”.

Il procedimento fu archiviato dal gip Fabio Lambertucci il 23 marzo 2017, una settimana dopo la richiesta di archiviazione. L’accusa a Venditti si basa in particolare sul ritrovamento, il 14 maggio 2025, durante una perquisizione a casa dei genitori di Sempio (non indagati), di un appunto con la scritta “VENDITTI GIP ARCHIVIA X 20. 30. euro”, erroneamente datato 4 febbraio 2016 e su quelle che vengono definite una “serie di anomalie” da parte dei carabinieri che lavoravano per Venditti durante le indagini. Nello specifico “l’omissione” nella “trascrizione di alcuni passaggi rilevanti delle intercettazioni ambientali”, la “breve durata dell’interrogatorio” di Sempio del 10 febbraio 2017 e una “verosimile conoscenza anticipata, da parte dei membri della famiglia Sempio, dei temi su cui sarebbero stati sentiti”, che da settimane erano comunque oggetto di articoli di stampa e trasmissioni televisive.

Il legale di Venditti: “Non ha mai preso un euro fuori dallo stipendio”

Ha la vita rovinata, non ha mai preso un euro al di fuori del proprio stipendio”. Così Domenico Aiello, legale dell’ex procuratore aggiunto di Pavia, Mario Venditti, uscendo dall’udienza al tribunale del riesame di Brescia contro la perquisizione subita dal magistrato in pensione, il 26 settembre, nell’indagine per una presunta corruzione da parte della famiglia di Andrea Sempio. Venditti ha lasciato il palazzo di giustizia da un’uscita sul retro senza rilasciare dichiarazioni ai cronisti presenti.

“Ci vuole senso di responsabilità prima di rovinare la vita delle persone”, ha aggiunto l’avvocato Aiello, parlando dell’eco mediatica ricevuta dalle iniziative della Procura di Brescia di perquisire e sequestrare pc, smartphone e tablet a Venditti, con l’accusa di aver archiviato l’inchiesta sul delitto di Garlasco nel 2017 in cambio di denaro. Per il legale “non c’è alcuna prova” che Andrea Sempio o i suoi genitori, Giuseppe Sempio e Daniela Ferrari, peraltro non iscritti sul registro degli indagati, lo abbiano corrotto. In un caso del genere “almeno il corruttore lo devi trovare” come “anche ora e luogo” in cui sarebbe avvenuta la corruzione, si è rivolto il difensore a distanza alla pm di Brescia, Claudia Moregola e al procuratore Francesco Prete, secondo i quali invece ci sarebbero stati sufficienti indizi per perquisire Venditti, non trattandosi di una richiesta di misura cautelare. La Procura oggi non ha depositato nuovi atti mentre la difesa di Venditti ha portato all’attenzione dei giudici del riesame una “voluminosa memoria”. I giudici della libertà sono in riserva e la decisione è attesa entro il 18 ottobre.Nel frattempo l’avvocato Aiello è pronto a depositare anche un secondo ricorso al riesame contro il sequestro dei dispositivi, avvenuto il 9 ottobre, nell’altra indagine ‘Clean 2’, nata a Pavia e trasmessa a Brescia per competenza, che vede Venditti indagato per corruzione e peculato per i rapporti con i fratelli D’Arena e le società Esitel e CR Service che fornivano alla Procura di Pavia servizi di intercettazione e automobili per le attività investigative. Secondo la Procura di Brescia l’ex aggiunto, e il pm di Milano Pietro Paolo Mazza (a sua volta indagato e perquisito la scorsa settimana) sarebbero stati al centro di una “anomala gestione dei noleggi” delle auto così come sarebbero avvenute “anomalie” fra i carabinieri alle loro dipendenze in servizio presso la sala CIT (centro intercettazioni) della Procura. 

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