«Diacono permanente per vivere il Vangelo in famiglia e nel lavoro»

Novembre 7, 2025 - 15:00
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«Diacono permanente per vivere il Vangelo in famiglia e nel lavoro»
Marco Vergani

Marco Vergani, classe 1983, è il più giovane dei candidati al diaconato. Da dieci anni è sposato con Chiara e ha due figli piccoli, Jacopo di 8 anni e Bianca di 3.

«Vent’anni fa, su indicazione del mio padre spirituale, ho frequentato il Gruppo Samuele e lì sono venuto a conoscenza della figura del diacono permanente – racconta, tornando all’origine della sua vocazione -. Qualche tempo dopo ho avuto il primo contatto con il Rettore per la formazione, allora monsignor Luca Bressan, ma non me la sentivo di impegnarmi sul celibato, perché sentivo anche forte il desiderio di avere una famiglia».

Poi cosa è successo?
Ho conosciuto Chiara, che è diventata mia moglie, e con più serenità ho ripreso in mano il discernimento per il cammino verso il diaconato permanente. Ho cominciato gli studi teologici presso l’Istituto superiore di Scienze religiose di Milano, ma per l’inizio del percorso di formazione al diaconato vero e proprio ho dovuto aspettare il compimento del quinto anno di matrimonio. Il motivo per cui ho intrapreso questa strada non lo so spiegare bene nemmeno io: ho sempre desiderato mettermi al servizio della Chiesa, ma non ho mai sentito il desiderio di farlo nella forma del sacerdozio, perché penso che il Vangelo vada vissuto in famiglia, nel mondo del lavoro, nei luoghi della vita quotidiana.

Era già impegnato in parrocchia?
A Nova Milanese, dove sono cresciuto, il mio servizio è stato prevalentemente liturgico, come lettore e soprattutto come organista. A Monza, dove ora vivo, ho continuato a svolgere il servizio di lettore, sono entrato a far parte del Consiglio pastorale, ho animato per due anni un Gruppo di ascolto della Parola e ho seguito la formazione di un catecumeno.

Come sua moglie ha vissuto il suo cammino?
Con il suo stile: è una persona molto discreta, generosa, sempre attenta ai bisogni del prossimo. La sua presenza è stata fondamentale, perché mi ha incoraggiato nei momenti più difficili e mi ha sempre spronato ad andare avanti. Chiara è per me una «maestra di diaconato»: con la sua gentilezza, la sua pazienza, la sua umiltà e la sua capacità di vedere le situazioni di bisogno e di trasmettere sostegno e vicinanza, anche con un semplice gesto.

Il lavoro, lo studio, i figli piccoli… È riuscito a gestire tutto?
Tutti noi candidati dobbiamo ringraziare le nostre spose, perché si fanno carico della gestione familiare durante le nostre assenze per lo studio e per la formazione. Noi abbiamo anche la fortuna di avere vicini i nonni, sempre disponibili ad aiutarci, soprattutto con i bambini, ancora piccoli. Non meno importanti sono il conforto che si trova nella preghiera personale o nei momenti di confronto con il padre spirituale e la fraternità con i compagni di cammino.

Lei è funzionario dell’Agenzia delle Entrate: riuscirà a vivere il diaconato anche in questo ambito professionale così particolare, dove i conti devono tornare?
I conti devono tornare un po’ ovunque: in famiglia, in parrocchia e certamente anche al lavoro. Però è sbagliato vedere il mio lavoro solo sotto la lente dei numeri, perché oltre a quelli ci sono le persone: i colleghi con cui si condivide tutta la giornata e i cittadini con cui ci si interfaccia quotidianamente. In ufficio non ho mai nascosto il mio credo e il mio cammino di discernimento e vivo il mio lavoro con lo stile che da questo cammino ho appreso, cercando di dare più importanza alle persone che ai numeri e poi cercando di essere sempre disponibile all’ascolto e accogliente.

Si sente pronto a gettare i semi della diaconia nel campo della quotidianità, per riprendere la bella immagine del vostro tableau?
Direi di sì. Certo non mancano l’emozione per il momento dell’ordinazione che si avvicina, l’incognita della destinazione che riceverò e la preoccupazione di coniugare le esigenze della famiglia con quelle del ministero; però sono sereno. Ho iniziato questo cammino riponendo in Dio ogni fiducia. Ora ho due grandi certezze: la prima è che il Signore sa fare cose grandi anche con mezzi semplici e ordinari; la seconda è che se il Signore ci affida un compito e una missione, ci dà anche la forza e la capacità di portarli avanti. D’altronde scienza, sapienza, intelletto, fortezza… sono tutti doni dello Spirito Santo.

 

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Redazione Eventi e News Redazione Eventi e News in Italia