Digitalizzazione della PA e fabbisogno tecnologico: chi fornisce i data center?

Dicembre 12, 2025 - 00:42
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Digitalizzazione della PA e fabbisogno tecnologico: chi fornisce i data center?

lentepubblica.it

La PA digitale è ormai una realtà in crescita costante. Una trasformazione che richiede data center evoluti e tecnologie avanzate: chi li fornisce oggi in Italia, quali sono i competitor globali e quali scenari si aprono per il futuro.


La digitalizzazione della Pubblica Amministrazione italiana sta attraversando una fase di consolidamento, spinta da investimenti crescenti e da un numero sempre maggiore di servizi digitali utilizzati quotidianamente da cittadini e imprese. Secondo il recente rapporto dell’Agenzia per l’Italia Digitale (AgID) la spesa ICT è passata da circa 3,8 miliardi di euro nel 2022 a 4,6 miliardi nel 2023. Per il 2024 e 2025, inoltre,  la spesa prevista supera i 5 miliardi di euro. Un dato particolarmente significativo riguarda la spesa per innovazione (non solo manutenzione): questa oggi rappresenta il 44% del totale, in netto aumento rispetto al 26% della precedente rilevazione.

Dunque, quasi metà della spesa è stata assorbita per piattaforme e infrastrutture, mentre un ulteriore 20% ha riguardato altri interventi infrastrutturali. Il dato conferma un elemento chiave: per rendere realmente accessibili servizi come SPIDCIEPagoPA, la sanità digitale, la fatturazione elettronica o il procurement pubblico, servono sistemi solidi e sicuri. Alla base di questa architettura si trovano i data center, oggi imprescindibili per sostenere volumi di dati in costante aumento e garantire continuità operativa.

Il piano Italia Digitale 2026, collegato al PNRR, ha proprio l’obiettivo di modernizzare queste fondamenta, favorendo la migrazione al cloud e la razionalizzazione delle infrastrutture digitali della PA.

Il Digital Italy Summit: lo stato dell’arte della PA digitale

Lo scorso novembre, durante il Digital Italy Summit organizzato da The Innovation Group, il tema della digitalizzazione della PA è stato al centro del confronto tra istituzioni, aziende e operatori del settore. Dai panel è emerso un quadro chiaro: la domanda di servizi pubblici digitali sta crescendo rapidamente, e lo stesso vale per l’utilizzo delle piattaforme nazionali.

Si è parlato dell’estensione dell’identità digitale — oltre 40 milioni di utenti attivi —, dell’aumento delle transazioni su PagoPA e dei flussi di scambio dati attraverso la Piattaforma Digitale Nazionale Dati, che oggi connette migliaia di amministrazioni. È stato evidenziato come la digitalizzazione non sia più un esperimento, ma un sistema che già regge processi critici e che richiede infrastrutture affidabili per continuare a svilupparsi.

Le criticità ancora aperte: non tutti gli enti avanzano alla stessa velocità

Nonostante i progressi, il quadro non è privo di problematiche. Il report AgID segnala che la spesa ICT è concentrata soprattutto nelle amministrazioni centrali e nei grandi enti locali, mentre permane un divario digitale significativo, che separa le realtà più mature da quelle che faticano a sviluppare competenze, sicurezza e infrastrutture interne.

A questo si aggiunge un elemento strutturale: per anni la PA ha operato con oltre 11.000 data center tradizionali distribuiti sul territorio. Secondo analisi tecniche, circa il 95% di queste strutture non risultava conforme ai requisiti minimi di sicurezza, affidabilità e capacità necessari oggi. La crescita dei carichi legati a cloud, AI, servizi 24/7, interoperabilità e cybersecurity rende questi ambienti sempre meno adeguati: non è più sufficiente un semplice “refresh” delle apparecchiature, ma occorre un cambiamento profondo dell’infrastruttura.

È questo il contesto che ha portato alla razionalizzazione, alla creazione di poli strategici e alla ricerca di provider in grado di offrire data center moderni e tecnologicamente avanzati.

Un mercato aperto e competitivo: Aruba e PA

Di fatto, la domanda crescente di infrastrutture digitali ha reso l’Italia un mercato sempre più interessante per operatori nazionali e internazionali. Negli ultimi anni sono aumentati gli investimenti di player globali, da colocation provider a hyperscaler, che vedono nel Paese una piattaforma strategica per servire aziende multinazionali, grandi imprese ed enti pubblici.

In questo scenario, tra i fornitori italiani, Aruba si distingue per la sua rete di data center di proprietà distribuiti su territorio nazionale, che supportano servizi cloud, hosting, server dedicati e colocation. Questo oltre ai noti servizi di posta elettronica, PEC e domini. Alcune delle sue infrastrutture hanno dimensioni significative, come il Global Cloud Data Center, uno dei campus più estesi del Paese. Inoltre,  il nuovo Hyper Cloud Data Center di Roma, è entrato in funzione nel 2024–2025, progettato per sostenere carichi di lavoro complessi e ambienti cloud di ultima generazione.

Per comprendere meglio l’approccio di Aruba alla digitalizzazione della PA, abbiamo intervistato  Maurizio Pecori, Chief Commercial Officer. Anche lui era al Digital Italy Summit di The Innovation Group  come relatore. Gli abbiamo chiesto come Aruba supporta la digitalizzazione della PA attraverso i propri data center e quali sono le prospettive future.

Ecco la sua risposta integrale:

“Oggi la digitalizzazione della Pubblica Amministrazione si fonda sempre più su un requisito imprescindibile: la sovranità del dato. Questo significa disporre di infrastrutture digitali sicure, localizzate sotto giurisdizione nazionale o europea, conformi alle normative e in grado di garantire continuità operativa, resilienza e tracciabilità degli accessi. In questo contesto si inserisce il contributo di Aruba.

Grazie a una rete di data center di proprietà distribuiti in Italia, Aruba mette a disposizione della Pubblica Amministrazione ed ai suoi partner servizi di infrastruttura e cloud qualificate ACN AI3 e QC3 (rispettivamente per infrastrutture e cloud) già disponibili tramite l’Accordo Quadro Consip per i servizi IaaS e PaaS, offrendo alle PA un accesso diretto a soluzioni coerenti con gli obiettivi della Strategia Cloud Italia e del PNRR.

Attraverso queste piattaforme, le amministrazioni possono avviare o accelerare percorsi di migrazione verso ambienti cloud interoperabili, adottare modelli ibridi e multi-cloud. E garantire il pieno controllo sui dati, evitando fenomeni di lock-in tecnologico, rafforzando l’autonomia digitale del Paese. La possibilità di contare su data center ad alta efficienza energetica, progettati secondo criteri di sostenibilità e conformi al principio DNSH, contribuisce inoltre a rendere la transizione digitale compatibile con gli obiettivi ambientali fissati a livello nazionale ed europeo”.

Le prospettive future

“Guardando al futuro – prosegue Pecori-  il ruolo dei data center sarà sempre più centrale non solo come infrastruttura tecnologica, ma come abilitatore di servizi avanzati per cittadini e imprese: dalla completa dematerializzazione dei processi alla diffusione dei trust services, fino allo sviluppo di un ecosistema digitale sicuro, interoperabile e sostenibile. In questo scenario Aruba punta a rafforzare ulteriormente il proprio impegno come partner della Pubblica Amministrazione. Continuerà infatti a investire in infrastrutture sovrane, resilienti ed efficienti, e favorirà la costruzione di un modello digitale basato su fiducia, sicurezza e controllo del dato. Perché la base di ogni servizio digitale moderno non è solo la tecnologia, ma la fiducia che essa è in grado di generare.”

La PA digitale necessita sempre più di data center e tecnologia avanzata.

Uno sguardo al futuro: l’ascesa degli hyperscale e il ruolo dell’Italia

Le previsioni degli analisti indicano che il mercato degli hyperscale data center crescerà in Europa con tassi sostenuti fino al 2030. È una trasformazione che coinvolge direttamente anche il settore pubblico. Infatti, l’adozione di intelligenza artificiale, analisi predittiva e automazione richiederà infrastrutture sempre più avanzate.

L’Italia, negli ultimi anni, sta diventando un polo interessante per questi investimenti. Ma deve continuare a colmare le distanze interne tra amministrazioni più e meno mature, sia sul piano delle competenze sia su quello delle infrastrutture. La presenza combinata di provider globali e operatori nazionali, come Aruba, crea un mercato competitivo, che può favorire innovazione, efficienza e maggiore sovranità tecnologica.

 

Leggi anche: Innovazione digitale nella Pubblica Amministrazione: cosa sta cambiando secondo TIG – The Innovation Group

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