Draghi: “Ue ha ruolo marginale su Ucraina e Gaza, e si è rassegnata a dazi imposti da alleato Usa”

Agosto 23, 2025 - 04:00
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Draghi: “Ue ha ruolo marginale su Ucraina e Gaza, e si è rassegnata a dazi imposti da alleato Usa”

Dall’ex premier Mario Draghi al meeting di Rimini arriva una sferzata alla Ue, “marginale” nei dossier internazionali come Ucraina e Medioriente e “rassegnata” ai dazi imposti dall’alleato Usa. “Per anni l’Unione Europea ha creduto che la dimensione economica, con 450 milioni di consumatori, portasse con sé potere geopolitico e nelle relazioni commerciali internazionali. Quest’anno sarà ricordato come l’anno in cui questa illusione è evaporata. Abbiamo dovuto rassegnarci ai dazi imposti dal nostro più grande partner commerciale e alleato di antica data, gli Stati Uniti”. Draghi parla nel corso del dibattito “Quale orizzonte per l’Europa“. L’ex presidente del Consiglio e della Bce è autore del rapporto “Il futuro della competitività europea”, scritto su incarico della Commissione Europea. Un fragoroso e lungo applauso ha accolto Draghi prima che iniziasse il suo intervento. E Draghi ha ringraziato la platea prima di iniziare a parlare.

“Da Trump sveglia brutale, stringiamoci insieme e no ad inazione”

“Trump ci ha dato una sveglia brutale. La cosa da fare è stringiamoci tutti insieme”. Così Mario Draghi al Meeting di Rimini. Le sue parole fanno riferimento a quale suggerimento si può trarre dal suo rapporto “Il futuro della competitività europea”. “Bisogna imparare ad andare d’accordo, va capito che nel negoziato si perde un po’ di sovranità, ma si acquista su un altro fronte”, dice Draghi. “La passività e la rigidità creano inazione, l’inazione è il peggior nemico dell’Europa“, aggiunge.

“Ruolo Ue abbastanza marginale in negoziati su Ucraina e Medioriente”

“L’Unione Europea, nonostante abbia dato il maggior contributo finanziario alla guerra in Ucraina, e abbia il maggiore interesse in una pace giusta, ha avuto finora un ruolo abbastanza marginale nei negoziati per la pace”, sottolinea Draghi. “Nel frattempo la Cina ha apertamente sostenuto lo sforzo bellico della Russia mentre espandeva la propria capacità industriale per riversare l’eccesso di produzione in Europa, ora che l’accesso al mercato americano è limitato dalle nuove barriere imposte dal governo negli Stati Uniti – aggiunge -Le proteste europee hanno avuto poco effetto: la Cina ha chiarito che non considera l’Europa come un partner alla pari e usa il suo controllo nel campo delle terre rare per rendere la nostra dipendenza sempre più vincolante”.

Non solo. “L’Europa è stata spettatrice anche quando i siti nucleari iraniani venivano bombardati e il massacro di Gaza si intensificava”, è la sferzata di Draghi a Bruxelles.

“La presenza dei 5 leader alla Casa Bianca vale più di tante riunioni a Bruxelles”

“La sfida è ora essere capaci di agire con la stessa decisione in tempi ordinari per confrontarci con i nuovi contorni nel mondo in cui stiamo entrando. È un mondo che non ci guarda con simpatia, che non aspetta la lunghezza dei nostri riti comunitari per imporci la sua forza. È un mondo che pretende da parte nostra una discontinuità negli obbiettivi, nei tempi e nei modi di lavoro. La presenza dei cinque leader di Stati europei e dei Presidenti della Commissione e del Consiglio europei nell’ultimo incontro alla Casa Bianca è stata una manifestazione di unità che vale agli occhi dei cittadini più di tante riunioni a Bruxelles”, rimarca.

“Ue deve trasformarsi da spettatore o comprimario a protagonista”

“Per affrontare le sfide di oggi l’Unione Europea deve trasformarsi da spettatore o al più comprimario in attore protagonista. Deve mutare anche la sua organizzazione politica che è inseparabile dalla sua capacità di raggiungere i suoi obiettivi economici e strategici. E le riforme in campo economico restano condizione necessaria in questo percorso di consapevolezza. Dopo quasi ottant’anni dalla fine della Seconda guerra mondiale, la difesa collettiva della democrazia è data per scontata da generazioni che non hanno il ricordo di quel tempo. La loro convinta adesione alla costruzione politica europea dipende anche, in misura importante, dalla sua capacità di offrire ai cittadini prospettive per il futuro quindi anche dalla crescita economica che in Europa è stata negli ultimi trent’anni ben più bassa che nel resto del mondo”, dice Draghi. Che sottolinea: “Per anni l’Unione Europea ha creduto che la dimensione economica, con 450 milioni di consumatori, portasse con sé potere geopolitico e nelle relazioni commerciali internazionali. Quest’anno sarà ricordato come l’anno in cui questa illusione è evaporata”.

“Ci sono eventi che hanno fatto giustizia di qualunque illusione che la dimensione economica da sola assicurasse una qualche forma di potere geopolitico. Non è quindi sorprendente che lo scetticismo nei confronti dell’Europa abbia raggiunto nuovi picchi. Ma è importante chiedersi quale sia veramente l’oggetto di questo scetticismo”, aggiunge. “Non è a mio avviso uno scetticismo nei confronti dei valori su cui l’Unione Europea era stata fondata: democrazia, pace, libertà, indipendenza, sovranità, prosperità, equità. Anche coloro che sostengono che l’Ucraina dovrebbe arrendersi alle richieste della Russia non accetterebbero mai lo stesso destino per il loro Paese; anche loro attribuiscono valore alla libertà, all’indipendenza e alla pace, sia pure solo per se stessi. Credo piuttosto che lo scetticismo riguardi la capacità dell’Unione Europea di difendere questi valori. Ciò è in parte comprensibile. I modelli di organizzazione politica, specialmente quelli sopra-statuali, emergono in parte anche per risolvere i problemi del loro tempo. Quando questi cambiano tanto da rendere fragile e vulnerabile l’organizzazione preesistente, questa deve cambiare”. Per Draghi “possiamo cambiare la traiettoria del nostro continente. Trasformate il vostro scetticismo in azione , fate sentire la vostra voce. L’Unione Europea è soprattutto un meccanismo per raggiungere gli obiettivi condivisi dai suoi cittadini. È la nostra migliore opportunità per un futuro di pace, sicurezza, indipendenza: è una democrazia e siamo noi, voi, i suoi cittadini, gli europei che decidono le sue priorità”, conclude.

“Serve debito comune per grandi progetti, non distruggere integrazione europea”

“Soltanto forme di debito comune possono sostenere progetti europei di grande ampiezza che sforzi nazionali frammentati insufficienti non riuscirebbero mai ad attuare. Questo vale per la difesa, soprattutto per ciò che riguarda la ricerca e lo sviluppo; per l’energia ,per gli investimenti necessari nelle reti e nell’infrastruttura europea ; per le tecnologie dirompenti, un’area in cui i rischi sono molto alti ma i potenziali successi sono fondamentali nel trasformare le nostre economie”, dice Draghi. Che spiega: “L’Europa ha trasformato il proprio mercato comune nel mercato unico, è diventata attore fondamentale nell’Organizzazione Mondiale del Commercio e ha creato autorità indipendenti per la concorrenza e la politica monetaria. Ma quel mondo è finito e molte delle sue caratteristiche sono state cancellate”.

“Mentre prima ci si affidava ai mercati per la direzione dell’economia oggi ci sono politiche industriali di grande respiro. Mentre prima c’era il rispetto delle regole oggi c’è l’uso della forza militare e della potenza economica per proteggere gli interessi nazionali. Mentre prima lo Stato vedeva ridursi i suoi poteri, tutti gli strumenti sono oggi impiegati in nome del governo dello Stato – aggiunge -. L’Europa è poco attrezzata in un mondo dove geo-economia, sicurezza e stabilità delle fonti di approvvigionamento più che non l’efficienza ispirano le relazioni commerciali internazionali. La nostra organizzazione politica deve adattarsi alle esigenze del suo tempo quando esse sono esistenziali: noi europei dobbiamo arrivare a un consenso su ciò che questo comporta. È chiaro che distruggere l’integrazione europea per tornare alla sovranità nazionale non farebbe altro che esporci ancor di più al volere delle grandi potenze“.

“Rimozione ostacoli a scambi interni avrebbe impatto sostanziale”

“Il Rapporto sulla Competitività europea ha indicato le molte aree in cui l’Europa sta perdendo terreno e dove più urgenti sono le riforme. Ma un tema ricorre attraverso tutte le indicazioni del rapporto: la necessità di utilizzare appieno la dimensione europea lungo due direzioni. La prima è quella del mercato interno. L’Atto del Mercato Unico fu approvato quasi quarant’anni fa eppure permangono ostacoli significativi agli scambi interni all’Europa. La loro rimozione – sottolinea ancora Draghi – avrebbe un impatto sostanziale sulla crescita dell’Europa. Il Fondo Monetario Internazionale calcola che, se le nostre barriere interne fossero ridotte a livello di quelle prevalenti negli Stati Uniti, la produttività del lavoro nell’Unione Europea potrebbe essere di circa il 7% più alta dopo sette anni. Si pensi che negli ultimi sette anni il totale della crescita della produttività è stato da noi appena il 2%“.

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