Fotografia e arte: 5 mostre da non perdere in Italia


Grandi fotografi e fotografe, artisti d’avanguardia, street art d’autore e arte contemporanea: l’autunno in Italia è ricco di mostre in arrivo o appena inaugurate, che accendono i riflettori sul Novecento e sull’attualità.
Ecco quindi cinque idee di viaggio in Italia per visitarle.
Gli scatti di Lee Miller a Torino
L’autunno di Camera – Centro italiano per la Fotografia di Torino vedrà protagonista la fotografa americana Lee Miller. La nuova mostra, curata dal direttore artistico di Camera Walter Guadagnini, presenta fino al 1° febbraio 2026 oltre 160 immagini tutte provenienti dai Lee Miller Archivies, molte delle quali pressoché inedite, per una chiave di lettura sia pubblica che intima del suo lavoro e della sua straordinaria personalità.
Il percorso si concentra sull’intensa attività tra gli anni Trenta e Cinquanta del Novecento, ponte ideale tra gli Stati Uniti – la sua terra natale – l’Europa, dove si trasferisce ancora giovane e dove decide di stabilirsi – prima a Parigi e poi in Inghilterra – e anche l’Africa, dove trascorre alcuni anni della sua intensa vita. Di origine statunitense (nasce a Poughkeepsie, nello Stato di New York, nel 1907), Lee Miller si sposta a Parigi alla fine degli anni Venti con la determinazione di diventare una fotografa, tanto da convincere Man Ray ad accoglierla come assistente nel suo studio.
Da questo momento inizia la sua vera e propria carriera, e continua una vita fatta di incontri e scelte eccezionali: si avvicina al mondo surrealista, diventando amica e musa ispiratrice di Pablo Picasso, Max Ernst, Paul Éluard, stringe rapporti con artiste del calibro di Eileen Agar, Leonora Carrington, Dorothea Tanning e realizza alcune delle immagini più significative della storia della fotografia surrealista, contribuendo anche alla scoperta della solarizzazione, una tecnica che lei e Man Ray sfrutteranno al meglio. Intorno a metà anni Trenta si sposa e si trasferisce per qualche anno in Egitto, dove realizza immagini di paesaggio dal sapore enigmatico, per poi tornare in Europa alla vigilia del conflitto mondiale.
Collaboratrice di “Vogue”, realizza per la più celebre rivista di moda non solo i classici servizi dedicati al mondo della haute couture, ma anche – in coincidenza con l’esplosione della Seconda Guerra Mondiale – inattese immagini che uniscono stile e vita quotidiana nella Londra ferita dai bombardamenti tedeschi.
È al termine della guerra che Lee Miller realizza i suoi servizi più noti, le tragiche immagini dei campi di concentramento e quelle del disfacimento della Germania nazista, con gli ufficiali suicidi, le fiamme che divorano la dimora estiva di Hitler e le città distrutte. Una serie di ancora pubblicate su “Vogue” e che segnano in maniera indelebile anche la vita di Lee Miller, che dal dopoguerra infatti si ritira insieme al nuovo marito Roland Penrose nella campagna del Sussex, accogliendo lì gli amici artisti, mettendo da parte il suo impegno fotografico fino a abbandonarlo: ma anche in queste immagini apparentemente solo familiari si legge ancora il genio sovversivo e ironico di una delle più grandi fotografe del XX secolo.
Il surrealismo di Man Ray a Milano
E anche lo stesso Man Ray sarà protagonista nell’autunno delle mostre in Italia. Palazzo Reale a Milano presenta “Man Ray. Forme di luce”, una grande retrospettiva dedicata a uno dei protagonisti assoluti dell’arte del Novecento, geniale pioniere di linguaggi visivi che continuano a influenzare l’arte, la fotografia, il design e la cultura contemporanea. Le sue immagini, pervase da ironia, eleganza, provocazione e libertà, restano attualissime e testimoniano il ruolo fondamentale che Man Ray ha avuto nel ridefinire i confini dell’arte del secolo scorso.
L’esposizione, promossa da Comune di Milano – Cultura e prodotta da Palazzo Reale e Silvana Editoriale, è curata da Pierre-Yves Butzbach e Robert Rocca e aprirà al pubblico fino all’11 gennaio 2026.
Pittore, fotografo, regista e innovatore, Man Ray (Philadelphia, 1890 – Parigi, 1976) è stato una figura centrale nelle avanguardie del XX secolo. Nato Emmanuel Radnitsky da una famiglia ebrea di origini russe, adottò lo pseudonimo “Man Ray” – unione di “Man” (uomo) e “Ray” (raggio di luce) – segnando così l’inizio di una vita e di una carriera profondamente votate alla sperimentazione artistica. Formatasi nell’ambiente vivace dell’arte americana di inizio secolo, la sua personalità artistica si sviluppò grazie al contatto con le avanguardie europee e con figure decisive quali Marcel Duchamp, che lo introdusse a linguaggi artistici radicalmente nuovi. Fin dagli esordi, Man Ray affianca alla pittura e al disegno l’assemblaggio di oggetti e l’uso della fotografia, inizialmente per documentare le sue opere e quelle dei suoi amici, e ben presto come mezzo creativo autonomo.
Nel 1921 si trasferisce a Parigi, dove entra in relazione con il gruppo surrealista guidato da André Breton e stringe rapporti con Louis Aragon, Philippe Soupault, Paul Éluard e Robert Desnos. A Montparnasse conosce Alice Prin, nota come Kiki de Montparnasse, cantante e modella, che diviene compagna dell’artista: insieme danno vita a una serie di immagini destinate a diventare icone della storia della fotografia, tra cui Le Violon d’Ingres e Noire et blanche. Kiki appare anche in tre film diretti da Man Ray: Le Retour à la raison (1923), Emak Bakia (1926) e L’Étoile de mer (1928). È in questi anni che l’artista affina alcune delle sue tecniche più innovative, come la rayografia, procedimento che consiste nell’esporre oggetti direttamente su carta fotosensibile senza l’uso della macchina fotografica. Il termine, coniato da Tristan Tzara, esprime perfettamente l’idea di una composizione creata con la luce, tra sperimentazione e poesia. Alla fine degli anni Venti, con la fotografa Lee Miller – nuova compagna e musa – sviluppa la tecnica della solarizzazione, in cui i contorni delle immagini assumono un’aura luminosa e spettrale, ottenuta attraverso un’esposizione parziale alla luce in fase di sviluppo.
Nel corso degli anni Trenta, Man Ray si dedica anche alla fotografia di moda, rivoluzionando il linguaggio visivo del settore con uno stile sofisticato, ironico e tecnicamente innovativo. Collabora con importanti case di moda e stilisti come Paul Poiret, Elsa Schiaparelli, Jean-Charles Worth e Coco Chanel, pubblicando le sue immagini su riviste internazionali. In parallelo, continua a esplorare le possibilità offerte dal cinema, firmando quattro film fondamentali per la storia dell’avanguardia europea.
La mostra presenta circa trecento opere, tra fotografie vintage, disegni, litografie, oggetti e documenti provenienti da importanti collezioni pubbliche e private.
Il percorso espositivo consente di ripercorrere l’intera parabola creativa dell’artista attraverso i suoi principali temi e motivi ispiratori: gli autoritratti, dove l’artista gioca con la propria identità e costruisce personaggi ambigui e camaleontici; i ritratti degli amici intellettuali e degli ambienti culturali europei e americani tra le due guerre; la figura femminile, incarnata nelle sue muse, che attraversa tutta la sua opera come fonte di ispirazione e oggetto di sperimentazione visiva; i nudi, trattati come forme astratte, frammenti simbolici e composizioni di luce; le rayografie e le solarizzazioni, testimonianza della sua incessante ricerca tecnica e poetica; la moda.
La neo pop art di Jeff Koons a Fiorenzuola d’Arda
Fiorenzuola d’Arda in provincia di Piacenza si prepara ad accogliere un appuntamento molto interessante per gli amanti dell’arte contemporanea: Balloons & Wonders, la mostra personale di Jeff Koons, re della neo-pop art, con le sue culture scintillanti, spettacolari e cariche di significati simbolici che hanno ridefinito il ruolo dell’arte nella società contemporanea.
La mostra sarà una vera e propria esperienza emozionale ed immersiva tra le opere più iconiche dell’artista. Dall’inconfondibile Balloon Dog, all’irriverente Balloon Rabbit, dal Balloon Swan alla Monkey, attraversando i secoli con la collezione Gazing Ball, fino al dialogo con l’arte classica della collezione Antiquity.
L’opera Balloon Dog di Jeff Koons è una delle sue creazioni più celebri e riconoscibili, nonché un’icona dell’arte contemporanea. Si tratta di una scultura che raffigura un cane fatto con un palloncino gonfiabile, come quelli usati nei giochi per bambini o nelle feste. L’opera sembra un palloncino, ma è pesante, solida e iper-lucida. L’effetto specchiante riflette l’ambiente e lo spettatore, coinvolgendolo direttamente nella fruizione. Tra le altre opere iconiche dell’artista spicca anche “Manet Olympia”, parte della sua celebre serie Gazing Ball, che è una reinterpretazione contemporanea del celebre dipinto Olympia (1863) di Édouard Manet, uno dei capolavori più discussi dell’arte moderna. Jeff Koons riproduce fedelmente il quadro di Manet. Al centro dell’opera, Koons colloca una sfera di vetro blu riflettente: la gazing ball, che dà il nome all’intera serie.
La mostra si tiene a Palazzo Bertamini Lucca di Fiorenzuola d’Arda dal 4 ottobre 2025 al 6 aprile 2026
Il mondo di Steve McCurry a Parma
Steve McCurry non è soltanto uno dei più grandi maestri della fotografia contemporanea, pluripremiato con il prestigioso World Press Photo Award – spesso considerato il “Premio Nobel” della fotografia –, ma continua ad essere un punto di riferimento per un vastissimo pubblico, specialmente tra i giovani. Nelle sue immagini, molti riconoscono un modo unico di guardare il mondo e, in qualche modo, se stessi.
Dal 22 novembre 2025 al 12 aprile 2026, il grande fotografo sarà protagonista a Parma con una mostra allestita a Palazzo Pigorini. A curare l’esposizione sarà Biba Giacchetti, profonda conoscitrice del lavoro di McCurry. Le fotografie non seguiranno un criterio cronologico o geografico, ma saranno accostate per affinità di soggetti, emozioni e atmosfere, cercando quei fili invisibili che legano persone e luoghi, anche lontanissimi tra loro.
L’allestimento evoca quel senso profondo di umanità che si respira in ogni scatto di McCurry. In mostra non mancheranno le sue immagini più celebri, come l’indimenticabile ritratto della ragazza afghana, fotografie realizzate in oltre quarant’anni di carriera: scatti intensi dal Sud-Est asiatico, dalla Cina, dal Sud America e da molte altre parti del mondo. Ogni volto ritratto da McCurry è un concentrato di storie, emozioni, dolore, speranza, paura e bellezza. «Ho imparato a essere paziente. Se aspetti abbastanza, le persone dimenticano la macchina fotografica e la loro anima comincia a librarsi verso di te», racconta il fotografo.
Instancabile viaggiatore, McCurry ha fatto del movimento una filosofia di vita: «Il solo fatto di viaggiare e conoscere culture diverse mi dà gioia e una carica inesauribile».
“In viaggio attraverso le fotografie di McCurry” sarà visitabile dal 22 novembre 2025 al 12 aprile 2026.
Banksy e la street art a Conegliano
C’è grande attesa anche per la mostra “Banksy e la Street Art” che si terrà a Palazzo Sarcinelli di Conegliano in Veneto dal 15 ottobre 2025 al 22 marzo 2026. L’esposizione, curata da Daniel Buso e organizzata da Artika in collaborazione con Deodato Arte e la Città di Conegliano, offre un percorso di oltre 80 opere, mettendo in luce quattro fra i temi centrali dell’arte di Banksy e dei maggiori street artist contemporanei: ribellione, pacifismo, consumismo e lotta antisistema.
Tra le opere esposte, una novità di grande rilievo è l’inclusione di Kids on Guns, un’opera unica di Banksy, realizzata con vernice spray su tela. L’immagine ritrae due bambini stilizzati: un maschio con un orsacchiotto e una femmina con un palloncino a forma di cuore in rosso brillante. I due stanno in cima a una montagna di armi – fucili, pistole, bombe – una vera e propria piramide di violenza. È un contrasto potente tra l’innocenza infantile e l’orrore della guerra. Il bimbo consola la bambina appoggiandole una mano sulla spalla, gesto di solidarietà e speranza che emerge dal cuore della distruzione. Il palloncino rosso diventa il simbolo della fragilità del sentimento, pronto a spezzarsi in un mondo violento. La composizione richiama l’impianto piramidale del capolavoro di Delacroix La Libertà che guida il popolo, incarnando la tensione tra oppressione e aspirazione alla libertà.
Nel 2013, durante la sua “residenza” Better Out Than In a New York, Banksy vendette in un chiosco improvvisato alcune edizioni di Kids on Guns a soli 60 dollari, svelando il paradosso tra il valore simbolico e quello del mercato dell’arte. Oggi Kids on Guns è esposto in mostra come testimonianza tangibile della poetica di Banksy: la delicatezza dell’infanzia che resiste sopra un cumulo di armi, l’arte che disturba i potenti e cerca di confortare i più vulnerabili.
La mostra in arrivo a Palazzo Sarcinelli, oltre a Banksy, presenterà le opere di altri artisti che hanno segnato la scena urban, come Keith Haring e Shepard Fairey (Obey), e talenti contemporanei come TvBoy, Mr. Brainwash e Mr. Savethewall.
La foto pubblicata è stata inviata dall’ufficio stampa.
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