Giappone, il mini-tokamak FAST punta a 50 MW: il futuro della fusione prende forma

La pubblicazione del Conceptual Design Report ha segnato un momento importantissimo per FAST, il dispositivo a fusione sviluppato da Kyoto Fusioneering e Starlight Engine. A un solo anno dall’avvio del progetto, i due gruppi hanno messo nero su bianco una visione che unisce ricerca sul plasma, sistemi di generazione elettrica e ciclo del combustibile, proponendo una macchina compatta pensata per arrivare a una produzione di circa 50 MW. Una potenza relativamente contenuta, se confrontata con i grandi reattori sperimentali, ma sufficiente per verificare in condizioni reali la possibilità di collegare un tokamak a un sistema energetico completo.

L’impianto punta su una configurazione a basso rapporto d’aspetto, scelta che permette di ottenere plasmi ad alta pressione riducendo le dimensioni complessive dell’apparato. L’obiettivo è dimostrare che un design più raccolto può accelerare sia la fabbricazione sia i costi di realizzazione, senza rinunciare alla capacità di un plasma “in combustione”. Per ottenere l’energia necessaria all’innesco della fusione deuterio-trizio, FAST userà iniezioni neutre ad alta potenza, una tecnologia consolidata negli esperimenti tokamak avanzati. Le dimensioni, dicono i progettisti, saranno paragonabili a quelle del giapponese JT-60SA.

Un tratto distintivo del progetto è l’integrazione tra la camera del plasma e tutti i sistemi necessari a trasformare l’energia prodotta in elettricità. A differenza dei reattori focalizzati esclusivamente sulla fisica del confinamento, FAST includerà un blanket liquido per la generazione di trizio, scambiatori di calore e sistemi di conversione energetica. L’idea è verificare nella pratica il comportamento di tecnologie che, un domani, dovranno funzionare in sinergia all’interno di centrali a fusione commerciali.

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