Gradius Origins Recensione


Quarant’anni dopo la sua nascita, Konami recupera una delle saghe storiche che imperversavano nelle sale giochi degli anni ’80 e ’90. Dopo aver riacceso l’interesse del pubblico per franchise come Silent Hill, Metal Gear e Suikoden grazie ai relativi remake, la compagnia nipponica si dedica al suo sparatutto spaziale per eccellenza e ci propone una collezione che attinge direttamente dagli anni d’oro degli arcade.
Gradius Origins si erge a celebrazione del 40º anniversario, riaccendendo i riflettori su una saga pionieristica il cui nome, pur riecheggiando tra le pagine della storia del videogioco, attendeva un ritorno trionfale. Questa rinascita, culminante con un nuovo capitolo, si inserisce nel solco delle preziose collezioni celebrative dedicate da Konami ad altre epopee storiche, da Castlevania a Contra. L'illustre percorso di Gradius, iniziato nel 1985, si era interrotto con il suo quinto capitolo nel 2004, e questa raccolta gli rende un tributo degno del suo retaggio.
Gradius è una delle saghe di sparatutto spaziali che ha saputo crescere meglio nel corso degli anni, tanto da essere tra le prime a vantare uno spin-off tutto suo, Salamander, e un’intera serie di storie nelle sue versioni per console e portatili, oltre a uno spin-off parodico (a mio parere forse addirittura migliore dell'originale), Parodius.
La proposta iniziale, con uno scrolling orizzontale piuttosto innovativo per l’epoca che presto avrebbe incluso anche sezioni a scorrimento verticale, ci metteva nei panni di un pilota impegnato a fermare l’invasione del classico impero malvagio di turno. I punti forti, oltre al sistema di movimento e all’ambientazione, erano le armi e i potenziamenti. Un sacco di power-up che potevamo accumulare in una barra e decidere quando riscattare, aggiungendo un elemento distintivo e tattico al gameplay.
Il primo migliorava la velocità, il secondo aggiungeva un attacco doppio, il terzo un raggio laser… fino ad arrivare ai premi più ambiti: i satelliti, che orbitano intorno alla nave, e lo scudo. Il bello era che per ottenere questi potenziamenti bisognava eliminare i nemici “rossi” o intere ondate di nemici specifici. Questo ti obbligava a pianificare bene l’avanzata e memorizzare i livelli, i pattern nemici e i loro attacchi. Si potevano accumulare e riscattare potenziamenti senza perdere quelli precedenti, rendendo la tua navicella sempre più potente. Ma attenzione: un solo colpo subito o una collisione, e perdevi tutto.
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Quando si parla di puro sadismo vecchia scuola, ecco, questo ne è un luminosissimo esempio.[/caption]
La Mano Maestra di M2: Emulazione e Conservazione
Non è una semplice compilation, ma un vero e proprio capolavoro di conservazione videoludica. Sviluppata dai maestri del genere, M2, che avevano già collaborato con Konami per la Castlevania Advance Collection nel 2021 che ne aveva potuto saggiare la grande abilità. Quest'antologia si configura come un omaggio al leggendario franchise di Konami; pur non sfuggendo alle critiche per alcune assenze rilevanti, la sua curatela e il suo confezionamento rasentano la perfezione. È il punto d'incontro tra l'epica fantascientifica e l'eccellenza tecnica, offrendo un'esperienza tanto nostalgica quanto innovativa. La reputazione di M2 nel mondo dei videogiochi è costruita su una fondazione solida: l'arte dell'emulazione perfetta. In Gradius Origins, questo si traduce in riproduzioni impeccabili, dove ogni pixel, ogni linea di codice e ogni suono sono riprodotti con una precisione chirurgica tramite emulazione. I giochi sono veloci, fluidi e, cosa più importante per un genere che richiede riflessi millimetrici, offrono un input lag minimo che ti fa sentire in totale sintonia con la Vic Viper, la navicella spaziale ai vostri comandi. Questo livello di fedeltà non è un semplice vezzo per puristi, ma la base essenziale per apprezzare appieno la difficoltà e il ritmo originali di questi classici. Ci si ritrova davanti delle versioni specchio degli arcade corrispondenti, con tutti i problemi del caso, rallentamenti compresi. Inoltre, M2 dimostra la sua maestria arricchendo l'esperienza con i suoi celebri "Gadget" a schermo. Questi pannelli laterali mostrano informazioni cruciali che non erano disponibili all'epoca, come lo stato dei power-up attivi, la mappa del livello o i punteggi in tempo reale, offrendo un'immersione e una comprensione del gioco mai viste prima su console casalinghe. [caption id="attachment_1102641" align="alignnone" width="1920"]
L’ Epos di Gradius e l’orrore biologico di Salamander
La collezione accompagna i giocatori in un duplice viaggio attraverso universi narrativi e visivi distinti. Se da un lato i primi tre titoli di Gradius raccontano una space opera epica e meccanica, costruita sulle fondamenta di un sistema di potenziamento rivoluzionario ad utilizzo esclusivo dell'iconica Vic Viper, dall'altro l'inclusione dei capitoli di Salamander propone un'audace svolta stilistica. L'estetica muta in un orrore biologico e viscerale, immergendo il giocatore in ambienti claustrofobici e contro nemici contorti. Sebbene con percorsi evolutivi divergenti, entrambi i franchise hanno saputo arricchire il proprio gameplay, introducendo ostacoli distruttibili, sezioni a scorrimento verticale e momenti indimenticabili come i draghi di fuoco, capaci di catalizzare l'attenzione dei giocatori dell'epoca, rendendo questi titoli un perfetto e inquietante contrasto con la serie principale. Sia Gradius che Salamander hanno saputo evolversi in direzioni diverse. Mentre il primo ha preservato la selezione manuale dei potenziamenti, offrendo presto la possibilità di personalizzare la navicella, il secondo ha optato per un sistema più classico, in cui i power-up si attivavano immediatamente dopo la raccolta. In entrambi i casi, la giocabilità ha raggiunto nuove vette: sono comparsi ostacoli distruttibili, fasi con movimento libero nello spazio e momenti iconici, come i draghi di fuoco o le sezioni solari. Pochi giochi al loro debutto hanno saputo sorprendere quanto l'apparizione dei primi draghi di fuoco, capaci di incollare i giovani alle macchine da sala giochi. L'aspetto visivo dei titoli si basa interamente su una meticolosa pixel art, che riproduce fedelmente l'estetica dei cabinati arcade originali. La prospettiva predominante è quella a scorrimento orizzontale, un elemento distintivo del genere, sebbene si alterni in alcuni capitoli, in particolare in Salamander, a sezioni a scorrimento verticale. Questa alternanza di inquadrature arricchisce l'esperienza di gioco con un design vario. La qualità della riproduzione di ogni sprite e di ogni fondale rende omaggio all'epoca d'oro del videogioco, con uno stile che non risente eccessivamente del passare del tempo ed è ancora oggi piacevole. [caption id="attachment_1102638" align="alignnone" width="1920"]

Salamander III: Il Ritorno di una Leggenda
L'aggiunta di Salamander III è senza dubbio uno degli highlight più importanti della collezione. Essendo il primo capitolo inedito dopo oltre 15 anni, dimostra la volontà di non limitarsi a un semplice riproposizione del passato. Realizzato con una fedeltà assoluta allo stile grafico e di gameplay degli anni '90, con sprite 2D e potenziamenti classici, il gioco è un ponte tra la nostalgia e la novità. L'introduzione del "pilota di caccia di Latis" e della fidata Vic Viper - Type L mostra una profonda conoscenza e un grande rispetto per la storia del franchise, offrendo ai fan qualcosa di veramente nuovo ma al tempo stesso familiare. Sebbene accolto con entusiasmo, l'ultima aggiunta della saga non è esente da critiche. Pur offrendo un'esperienza dal gusto antico e in piena continuità con la saga, riproponendo e variando boss e situazioni storiche, la sua breve durata e un design che si rifà agli anni '90 possono apparire come un apparente regresso tecnologico rispetto al suo predecessore, Salamander 2, che già utilizzava sprite renderizzati in 3D. A ciò si aggiunge l'inspiegabile assenza di alcune preziose funzionalità "Quality-of-Life": come le modalità allenamento, facile e invincibile, e le funzioni di salvataggio rapido e rewind, presenti invece negli altri titoli della raccolta. Inoltre, un po' di delusione c'è anche per alcune dolorose assenze eccellenti. Cominciando da Gradius V (2004, PS2), sviluppato da Treasure: un capolavoro acclamato per il suo gameplay profondo, l’eccellente grafica in 2.5D e le musiche adrenaliniche e passando per Gradius Gaiden (1997, PS1), spesso considerato il miglior spin-off della saga, con uno stile più narrativo, quattro navicelle selezionabili e livelli originali. Assente è poi Gradius IV: Fukkatsu (1999, arcade), noto per il suo ritorno al gameplay classico e il comparto visivo interamente in 3D. Nemmeno Gradius ReBirth (2008, WiiWare), remake-retro ricco di citazioni, è presente. Infine, sono escluse le versioni casalinghe ribilanciate dei titoli in elenco, come Gradius III in versione Super Famicom (1990), meno punitiva rispetto all’arcade e più bilanciata. L'assenza di queste versioni mina il senso di "complete collection", ma lascia aperta la possibilità a un Volume 2 dedicato ai titoli post-1997 o alle edizioni casalinghe più iconiche. https://www.youtube.com/watch?v=yA3UFCx8nqQGradius Origins: Conclusione
Questa collezione si configura come un'opera di conservazione magistrale e un solenne tributo al genere. La scelta di non analizzare i singoli capitoli con i canoni moderni è stata una decisione ponderata, poiché la natura della collezione è intrinsecamente divulgativa e conservativa. La valutazione finale, dunque, non esprime un giudizio sul valore dei classici, ma riflette il meticoloso lavoro di confezionamento e rifinitura. Essa va interpretata come un elogio al restauro di un'opera d'arte, senza che ciò costituisca un giudizio di merito sul quadro originale. M2 ha confezionato un'antologia che, sebbene non onnicomprensiva, si rivela la testimonianza definitiva per i titoli che accoglie. L'emulazione impeccabile, le preziose aggiunte orientate al miglioramento dell'esperienza utente e l'inclusione di un capitolo inedito ne fanno un acquisto imprescindibile sia per i veterani nostalgici che per i neofiti desiderosi di esplorare le radici di uno dei franchise più influenti e duraturi di Konami. Nonostante la comprensibile delusione per le lacune nel catalogo e le perplessità sollevate dal prezzo di lancio di 40 euro, questa collezione si configura come un omaggio fedele che celebra e tramanda la storia del videogioco nella sua forma più pura.L'articolo Gradius Origins Recensione proviene da GameSource.
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