Hamo Thornycroft e la New Sculpture in Inghilterra

La storia della scultura britannica dell’Ottocento è segnata da una straordinaria trasformazione che ha portato l’arte pubblica del Regno Unito a passare da una rigida imitazione dei modelli classici a una nuova sensibilità capace di fondere tradizione e modernità. In questo contesto emerse la figura di Sir Hamo Thornycroft (1850–1925), artista che divenne simbolo di un passaggio epocale: dalla monumentalità idealizzata tipica del neoclassicismo alla vitalità dinamica della cosiddetta “New Sculpture”. Le sue opere, oggi parte integrante del paesaggio urbano londinese, rappresentano un tassello essenziale per comprendere come l’arte potesse dialogare con la società vittoriana e post-vittoriana, affrontando temi politici, culturali e identitari.
La scultura vittoriana e le origini della “New Sculpture”
Per gran parte dell’Ottocento, la scultura britannica seguì il canone neoclassico, ispirato alle forme dell’antichità greco-romana. Le statue pubbliche erette in piazze, parchi e facciate istituzionali avevano la funzione di celebrare grandi uomini, battaglie o ideali patriottici. Erano opere che privilegiavano la compostezza, la levigatezza delle superfici, l’idealizzazione dei tratti. Questo linguaggio, però, iniziò progressivamente a sembrare distante dalla realtà di una società industriale in rapido cambiamento.
La fine dell’età vittoriana vide nascere un movimento di rinnovamento artistico, conosciuto come “New Sculpture”, che si proponeva di introdurre maggiore realismo, attenzione al dettaglio e vitalità nelle figure. Non si trattava di un rifiuto radicale della tradizione, ma piuttosto di un’evoluzione: i corpi mantenevano proporzioni classiche, ma assumevano pose naturali, i volti esprimevano emozioni riconoscibili, gli abiti e le superfici presentavano texture complesse che rompevano con la freddezza accademica.
Secondo la Tate Britain, la New Sculpture rappresentò il tentativo di un’intera generazione di artisti di rispondere a un pubblico più esigente, che chiedeva non solo monumenti celebrativi, ma anche opere capaci di riflettere la vita e le tensioni del presente (Tate).
Biografia e formazione di Hamo Thornycroft
Sir William Hamo Thornycroft nacque a Londra nel 1850 in una famiglia d’arte. Suo padre, Thomas Thornycroft, era uno scultore e ingegnere, mentre la madre Mary era anch’essa un’artista. Crescere in un ambiente creativo significò per Hamo respirare fin da bambino il linguaggio delle forme e dei materiali. Non sorprende quindi che la sua carriera fosse destinata alla scultura, disciplina che divenne il fulcro della sua espressione artistica.
La sua formazione avvenne alla Royal Academy Schools, il centro accademico più prestigioso per gli aspiranti artisti britannici. Qui si confrontò con i modelli classici e con l’insegnamento accademico tradizionale, sviluppando una solida padronanza tecnica. Tuttavia, fin da giovane dimostrò interesse per soluzioni nuove, per pose più dinamiche e per un realismo che avrebbe distinto le sue opere rispetto a quelle di molti colleghi.
Il suo primo grande riconoscimento arrivò nel 1876, quando vinse la medaglia d’oro della Royal Academy grazie al gruppo scultoreo “The Mower”, raffigurante un giovane contadino colto in un gesto quotidiano. Questa scelta, che allontanava lo sguardo dalle figure eroiche e dai temi mitologici per concentrarsi sulla vita comune, rappresentava già un segnale chiaro del suo approccio innovativo.
Thornycroft fu profondamente influenzato dal clima culturale del suo tempo. La Londra della seconda metà dell’Ottocento era una città in fermento, in cui la rivoluzione industriale conviveva con il desiderio di radici storiche e con una rinnovata attenzione per l’identità nazionale. Il giovane scultore seppe interpretare queste tensioni dando alle sue figure un carattere al tempo stesso realistico e simbolico, in grado di parlare al pubblico contemporaneo e di superare le rigidità dell’accademismo.
Non a caso, nel 1888 fu nominato “Associate” della Royal Academy e nel 1892 divenne membro a pieno titolo (Royal Academician), conferma ufficiale del suo ruolo centrale nell’arte britannica. Più tardi, nel 1917, ricevette il titolo di cavaliere, consacrandolo come una delle figure più importanti della scultura nazionale.
Monumenti pubblici: Cromwell, Gordon e la Londra vittoriana
Il nome di Hamo Thornycroft rimane indissolubilmente legato alla stagione dei grandi monumenti pubblici londinesidi fine Ottocento. In un’epoca in cui statue e memoriali erano strumenti di educazione civica e di costruzione dell’identità nazionale, lo scultore riuscì a fondere la monumentalità tradizionale con un linguaggio più vitale, vicino alla sensibilità della “New Sculpture”.
Uno dei suoi lavori più celebri è senza dubbio la statua di Oliver Cromwell, eretta nel 1899 davanti al Palazzo di Westminster. Collocata a pochi passi dal cuore politico della Gran Bretagna, l’opera suscitò sin dall’inizio discussioni accese. Cromwell, figura centrale della guerra civile inglese e del breve esperimento repubblicano, è ancora oggi un personaggio controverso nella memoria storica nazionale. Thornycroft lo raffigurò in piedi, con la spada nella mano destra e la Bibbia nella sinistra, a sottolineare la duplice natura di condottiero militare e uomo di fede. Ai suoi piedi un leone, simbolo di forza e vigilanza, completa la composizione. L’opera, in bronzo, fu finanziata da un donatore anonimo che solo più tardi si scoprì essere l’ex primo ministro Lord Rosebery. Secondo la Historic England, la statua è oggi classificata come Grade II per il suo valore artistico e simbolico (Historic England).
Accanto a Cromwell, un’altra figura scolpita da Thornycroft si impose nella memoria collettiva vittoriana: quella del Generale Charles Gordon, l’eroe caduto a Khartoum nel 1885. Il monumento a lui dedicato, originariamente collocato a Trafalgar Square e successivamente spostato a Embankment Gardens, rappresenta Gordon in abiti militari, con un atteggiamento dignitoso e sereno, quasi a suggerire la fermezza morale più che l’eroismo bellico. L’opera dimostra come Thornycroft sapesse reinterpretare la tradizione dei memoriali militari in chiave più umana, valorizzando la psicologia del soggetto piuttosto che la pura retorica patriottica.
Questi monumenti, visibili ancora oggi a chi passeggia per il centro di Londra, testimoniano non solo la maestria tecnica dello scultore, ma anche il ruolo che la scultura pubblica ebbe nel plasmare la coscienza civica della nazione. Collocate in spazi simbolici come Westminster o Trafalgar Square, le opere di Thornycroft dialogano con l’architettura circostante e con la memoria collettiva, diventando parte integrante del paesaggio urbano. Non sorprende che istituzioni come la Tate continuino a considerarlo uno dei protagonisti della scultura britannica moderna (Tate).
La “New Sculpture” e l’arte che dialoga con la società
Se i monumenti pubblici resero Hamo Thornycroft un nome familiare ai londinesi di fine Ottocento, furono alcune opere di carattere più intimo e innovativo a consacrarlo come figura centrale della “New Sculpture”. Questo movimento, nato per reagire al rigido accademismo neoclassico, cercava di restituire vitalità e naturalismo alle forme, esplorando non solo i grandi soggetti storici ma anche la vita quotidiana.
Un esempio emblematico è The Mower, presentato nel Royal Academy Summer Exhibition del 1884. L’opera raffigura un contadino al lavoro, colto nell’atto di falciare l’erba con un gesto naturale e realistico. Si trattava di un soggetto rivoluzionario per l’epoca: non un eroe mitologico, non un generale vittorioso, ma un lavoratore comune. In questo modo, Thornycroft ridefiniva il concetto stesso di monumentalità, aprendo la scultura a temi moderni e sociali. Secondo il Paul Mellon Centre, The Mower fu la prima scultura monumentale a rappresentare un lavoratore agricolo, segnando una svolta nella storia dell’arte britannica (Paul Mellon Centre).
La scelta del soggetto non fu casuale. Nella Londra di fine Ottocento, attraversata da tensioni sociali e da un crescente interesse per le condizioni della classe lavoratrice, un’opera come The Mower si inseriva in un dibattito più ampio sulla rappresentazione della società contemporanea. Thornycroft dimostrava così di saper cogliere lo spirito del tempo, trasformando la scultura da mero strumento celebrativo a mezzo di riflessione critica.
Non meno importante fu l’attenzione dell’artista alla resa dei dettagli: le pieghe dei vestiti, i muscoli tesi, la concentrazione del volto. Questa cura per la verosimiglianza, unita a un dinamismo delle pose che rompeva con la staticità neoclassica, divenne uno dei tratti distintivi della New Sculpture. L’arte, finalmente, tornava a respirare.
Committenze ufficiali e identità nazionale
La carriera di Hamo Thornycroft si intrecciò strettamente con le istituzioni britanniche e con i meccanismi di committenza che, nell’Ottocento, regolavano la produzione di arte pubblica. La sua elezione come Royal Academician nel 1892 sancì non solo il riconoscimento del suo talento, ma anche la sua integrazione in quel sistema culturale che faceva della Royal Academy il principale arbitro del gusto artistico nazionale. La presenza delle sue opere nelle esposizioni annuali contribuì a consolidarne la fama e a renderlo un punto di riferimento per le nuove generazioni di scultori.
Accanto al ruolo accademico, Thornycroft godette di un forte sostegno da parte della committenza privata e politica. Un caso emblematico fu proprio quello della statua di Oliver Cromwell a Westminster, finanziata da Lord Rosebery e collocata in una delle sedi più simboliche del potere britannico. Qui la scultura assumeva un valore non solo estetico, ma anche ideologico: erigere un monumento a Cromwell significava prendere posizione sulla memoria storica della nazione, rinnovando il dibattito sulla monarchia, la repubblica e le radici del parlamentarismo inglese.
Un altro esempio significativo è rappresentato dal monumento al Generale Gordon, realizzato in un periodo in cui l’Impero britannico cercava di rafforzare il proprio immaginario eroico attraverso figure di soldati e amministratori coloniali. In questo contesto, la scultura di Thornycroft diveniva strumento di narrazione imperiale, contribuendo a costruire quell’identità nazionale che trovava nei memoriali pubblici la sua forma più visibile e duratura.
Ma al di là della funzione celebrativa, le opere di Thornycroft mostrarono come fosse possibile fondere le esigenze della committenza con una ricerca formale innovativa. Il suo linguaggio non si piegava a un semplice realismo fotografico, né rimaneva prigioniero della retorica monumentale: piuttosto, cercava di restituire dignità umana ai soggetti rappresentati, bilanciando idealizzazione e naturalismo. Fu questa la chiave del suo successo, capace di soddisfare al contempo istituzioni, pubblico e critica.
L’eredità della “New Sculpture” e di Thornycroft
Con la morte di Sir Hamo Thornycroft nel 1925, la scultura britannica perdeva uno dei suoi protagonisti, ma il segno lasciato dalla sua opera continuò a influenzare il linguaggio artistico del XX secolo. Le generazioni successive ereditarono da lui non soltanto un nuovo modo di intendere il monumento pubblico, ma soprattutto la convinzione che la scultura potesse essere un mezzo per dialogare con la società contemporanea e non soltanto un veicolo di celebrazione.
La New Sculpture, di cui Thornycroft fu esponente di punta, aprì la strada a un’estetica più dinamica e meno vincolata all’idealizzazione classica. L’attenzione al dettaglio, la resa dei volti e dei corpi, l’introduzione di temi quotidiani come nel celebre The Mower influenzarono artisti come Alfred Gilbert e George Frampton, che a loro volta contribuirono a definire il volto della scultura britannica di inizio Novecento. La scultura monumentale, da espressione statica di potere, divenne così una narrazione plastica del vivere moderno, capace di parlare al cittadino comune.
Oggi, camminando per Londra, è impossibile non incontrare tracce del suo lavoro: dalla severa figura di Cromwell davanti al Parlamento alla compostezza del Generale Gordon. Sono opere che hanno superato i dibattiti politici e le mode artistiche per imporsi come parte integrante della memoria urbana. La loro capacità di fondere realismo e simbolismo, celebrazione e riflessione, spiega perché ancora oggi Thornycroft venga considerato un ponte tra due mondi: quello della tradizione classica e quello della modernità scultorea.
Il suo lascito non è solo visibile nelle piazze londinesi, ma anche nei musei e nelle collezioni che conservano i suoi lavori minori, dalle figure allegoriche ai ritratti. La Tate Britain dedica ancora oggi ampio spazio alla sua produzione, confermando l’importanza di uno scultore che seppe innovare senza rompere con le radici, trasformando la scultura in un’arte capace di parlare a un pubblico ampio e trasversale (Tate).
In definitiva, Sir Hamo Thornycroft incarnò la possibilità per la scultura britannica di rinnovarsi dall’interno, passando da un linguaggio accademico a una visione moderna, senza rinunciare alla propria funzione pubblica. La sua opera ci ricorda ancora oggi che l’arte, quando si radica nello spazio urbano e nella memoria collettiva, diventa parte viva della storia di una città.
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