I leader dei Paesi occidentali e arabi in vetrina a Sharm el-Sheikh per celebrare l’accordo a Gaza

Bruxelles – Gli occhi del mondo puntati su Gaza. E poi in Egitto, a Sharm el-Sheikh. Passando per la Knesset, a Gerusalemme. Sono le tappe principali di una giornata storica, cominciata con il rilascio da parte di Hamas dei 20 ostaggi israeliani ancora in vita, proseguita con il discorso del presidente USA, Donald Trump, al Parlamento israeliano e che si chiuderà con il summit per la pace nella famosa località turistica sul mar Rosso. Al vertice, oltre ai leader di 27 Paesi arabi e occidentali che sgomitano per avere un ruolo nel futuro della Striscia, parteciperà il presidente dell’Autorità palestinese Mahmūd Abbās. Il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, non si recherà in Egitto.
Questa mattina, in due tranche – a distanza di circa due ore l’una dall’altra – Hamas ha riconsegnato all’esercito israeliano i 20 ostaggi ancora detenuti, punto cruciale dell’accordo siglato la scorsa settimana. Nel pomeriggio, è prevista la restituzione delle salme dei 28 ostaggi deceduti. In cambio, Israele ha rilasciato nella giornata di oggi circa 250 prigionieri palestinesi e 1.700 detenuti di Gaza, incarcerati dopo il 7 ottobre. Nel frattempo, gli aiuti umanitari dovrebbero finalmente raggiungere la popolazione in quantità massiccia: già nella giornata di ieri, secondo il ministero della Sanità di Gaza sono entrati nella Striscia 173 camion carichi di aiuti.
Il protagonista assoluto non può che essere Trump, osannato da tutti i leader occidentali ed arabi come il fautore di una pace che sembrava irraggiungibile. Il tycoon ha pianificato una coreografia perfetta: atterrato in mattinata a Tel Aviv, ha incontrato le famiglie degli ostaggi liberati prima di ricevere l’ovazione del Parlamento di Israele. Alla Knesset, il presidente ha affermato che Israele “ha vinto tutto ciò che si poteva vincere con la forza delle armi” e che è ora il tempo di tradurre le “vittorie contro i terroristi” in pace e prosperità per tutta la regione.
Al summit di Sharm el-Sheikh, dove verrà celebrato l’accordo sulla prima fase del piano in 20 punti per Gaza, Trump e il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi hanno invitato 27 leader di Paesi arabi ed occidentali. Dal vecchio continente, sono atterrati in Egitto il primo ministro britannico Keir Starmer, il presidente francese Emmanuel Macron, il cancelliere tedesco Friedrich Merz, la premier italiana Giorgia Meloni. Hanno confermato la propria presenza anche lo spagnolo Pedro Sanchez, il greco Kyriakos Mitsotakis, l’ungherese Viktor Orban e il cipriota Nikos Christodoulides. A Bruxelles, l’invito è stato recapitato al presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa.
Prima di partire per il summit, Costa ha ribadito la volontà dell’Ue a contribuire ai processi di governance transitoria, ripresa e ricostruzione per garantire il successo del “giorno dopo”. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha scritto in un post su X che il ritorno degli ostaggi israeliani “significa che si può voltare pagina” e ha sottolineato che “l’Europa sostiene pienamente il piano di pace mediato da Stati Uniti, Qatar, Egitto e Turchia”.
Per la Commissione europea, “voltare pagina” potrebbe significare rimettere nel cassetto le proposte di sospensione di alcuni benefici commerciali a Israele e di sanzioni politiche contro due ministri del governo di Netanyahu. “Se cambia il contesto, questo potrebbe eventualmente portare ad una modifica delle proposte“, ha ammesso la portavoce capo dell’esecutivo Ue, Paula Pinho. “Ma non siamo ancora arrivati a quel punto”, ha specificato, rimandando un primo confronto al Consiglio Ue Affari esteri della prossima settimana.
L’Alta rappresentante per gli Affari esteri, Kaja Kallas, ha pagato il suo tributo a Trump, che “ha reso possibile questa svolta”. Kallas ha annunciato che il 15 ottobre riprenderà la missione civile EUBAM Rafah, che faciliterà il passaggio in entrata e in uscita al valico di frontiera di Rafah, tra Gaza e l’Egitto. L’Ue sta inoltre lavorando ad una possibile espansione del mandato della missione EUPOL COPPS, attraverso cui aiuta nella formazione del personale di polizia dell’Autorità Palestinese.
Bruxelles è finora rimasta ai margini del piano ideato da Trump e dall’ex premier britannico Tony Blair. Eppure, i suoi leader lo hanno sostenuto dal primo momento, rivendicando immediatamente il diritto di avere voce in capitolo visti gli sforzi profusi a sostegno dell’Autorità palestinese – l’Ue ha messo a bilancio 1,6 miliardi per il periodo 2025-2027 – e per portare aiuti umanitari alla popolazione di Gaza. Anouar El Anouni, portavoce dell’esecutivo Ue per gli Affari esteri, ha ammesso oggi che forse nei 20 punti stilati da Washington “ci piacerebbe vedere un ruolo maggiore affidato all’Autorità palestinese e un calendario più chiaro verso l’orizzonte politico dello Stato palestinese”.
Nella seconda fase del piano che verrà firmato e celebrato oggi nel summit di Sharm el-Sheikh, le perplessità non mancano. In primis la questione di chi formerà le International Stabilisation Forces, la presenza militare internazionale prevista in un primo tempo nella Striscia. In secondo luogo, il futuro di Hamas, che non sembra disposta ad accettare una completa smilitarizzazione. Infine, la spinosa questione della governance temporanea della Striscia, sul cui Consiglio direttivo guidato da Trump si stanno convogliando le mire di tutti i governi occidentali.
Per non parlare di quello che manca, per esempio qualsiasi accenno alle responsabilità del governo israeliano, la cui guerra contro Hamas ha ucciso almeno 67 mila palestinesi e raso al suolo la quasi totalità della Striscia di Gaza, comprese le sue infrastrutture critiche. Se l’Unione europea sta escogitando da mesi un piano per finanziare la ricostruzione dell’Ucraina con le risorse immobilizzate della Banca Centrale Russa, nessuno ha finora messo sul tavolo l’idea che Tel Aviv sostenga i costi mastodontici per restituire un futuro alla Striscia. “È sicuramente una domanda interessante sulla quale non ho alcun commento da fare in questa fase“, ha glissato la capo-portavoce della Commissione europea.
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