Il GenAI Paradox: l’AI è usata da 9 professionisti su 10, ma il 95% dei progetti fallisce

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Il GenAI Paradox: l’AI è usata da 9 professionisti su 10, ma il 95% dei progetti fallisce
Secondo l’Osservatorio Platform Thinking HUB del Politecnico di Milano, la Generative AI (GenAI) è ormai adottata da 9 professionisti italiani su 10. Nonostante questa ampia diffusione, il 95% dei progetti pilota aziendali non produce valore, confermando il GenAI Paradox. La causa risiede nell’uso prevalente come “Co-pilot” (assistente individuale per compiti superficiali) e non come “Co-Thinking” (partner strategico per l’innovazione). Per sbloccare il valore della GenAI, le aziende devono superare questo approccio individuale, adottando il Platform Thinking e integrando l’AI come una vera infrastruttura di collaborazione strategica.

L’uso dell’AI generativa, o Generative AI (GenAI), si è ormai consolidato anche tra i professionisti: secondo la ricerca condotta dall’Osservatorio Platform Thinking HUB del Politecnico di Milano 9 professionisti italiani su 10 la usano almeno una volta a settimana, 6 su 10 più volte al giorno.
Un uso che però spesso non porta a risultati sperati. È il cosiddetto GenAI Paradox, per cui secondo un recente studio del MIT, il 95% dei progetti pilota in ambito GenAI non porta valore concreto e solo il 5% genera ritorni misurabili.
La radice di questo scollamento risiede nel modo in cui la tecnologia viene impiegata. I professionisti italiani ne fanno un uso prevalentemente superficiale e individuale.
Al contrario, adottando un approccio basato sul Platform Thinking – l’approccio con cui le organizzazioni consolidate possono imparare dai modelli delle piattaforme digitali a fare innovazione -, le imprese possono utilizzare realmente la GenAI per generare un impatto reale.
L’AI generativa come strumento di produttività individuale
Secondo la survey condotta dall’Osservatorio Platform Thinking Hub su 419 professionisti italiani rappresentanti di 162 imprese, emerge che la GenAI è ampiamente diffusa: il 57,5% la usa più volte al giorno, il 10% almeno una al giorno, il 20% più volte a settimana. Ben il 91% degli intervistati la usa almeno una volta a settimana.
Le attività per cui è maggiormente utilizzata la Gen AI è la ricerca di informazioni (85,9%), seguito dalla la generazione di opzioni alternative, il riassunto di testi e la scrittura di email. Gli usi più sofisticati sono poco diffusi: solo il 35% usa la GenAI per riflettere su temi strategici, il 32% simula diversi punti di vista, il 18% usa la GenAI come coach.
Co-pilot vs. Co-Thinking: i modelli di uso della Generative AI
Questi numeri sono coerenti con il modello proposto da Elisa Farri e Gabriele Rosani (autori della HBR Guide to Generative AI for managers), che hanno collaborato alla ricerca dell’Osservatorio, e che individuano due approcci diversi all’AI.
Il primo, detto “Co-pilot”, è quello di assistente personale, che aiuta a svolgere compiti quotidiani per aumentare l’efficienza, risparmiare tempo e ridurre lo sforzo operativo.
Il secondo, detto “Co-Thinking”, è più avanzato: l’AI non solo esegue, ma collabora al pensiero. Aiuta a esplorare alternative, mettere in discussione ipotesi, generare intuizioni e progettare soluzioni. Richiede fiducia e apertura mentale, perché l’AI entra nel processo decisionale e creativo. È pensato per stimolare l’innovazione, non solo per semplificare il lavoro.
Oggi in Italia, l’approccio “Co-pilot” è di gran lunga prevalente, ma è il secondo a mostrarsi più promettente sull’efficacia.
“La GenAI non fallisce perché inefficace, ma perché la stiamo usando nel modo sbagliato. Stiamo affrontando una rivoluzione sistemica in grado di ridefinire i legami tra attività e processi, ma spesso riduciamo la GenAI a un correttore di bozze per le email”, afferma Daniel Trabucchi, Direttore dell’Osservatorio Platform Thinking Hub.
“Trattata come semplice strumento individuale di produttività, questa tecnologia rischia di restare confinata a compiti marginali. Approcciata come leva strategica e di piattaforma, invece, può diventare il motore di una trasformazione radicale e rappresentare una vera e propria infrastruttura di collaborazione”, aggiunge.
L’utilizzo nei team
Solo una piccolissima percentuale dei professionisti usa l’AI in team. Il 52% la utilizza esclusivamente da solo, il 43% solo occasionalmente con un partner o un gruppo.Tuttavia, il 69% degli intervistati afferma che l’AI funziona meglio se utilizzata in team.
Anche la governance è debole. La maggioranza delle organizzazioni non offre ancora un vero supporto alla diffusione di GenAI. Il 43% delle imprese non ha alcun piano strutturato o linee guida per la Gen Ai, il 35% ha diffuso solo policy d’uso, il 31% ha definito progetti pilota. Solo il 18% permette ai dipendenti di sperimentare direttamente, ad esempio creando agenti o chatbot. Questo avviene perché i professionisti percepiscono incertezza e caos rispetto a cosa l’organizzazione permetta a loro di fare e desideri sulla GenAI.
Chat GPT vs CoPilot: gli strumenti di GenAI più usati
Tra i diversi modelli di GenAI a livello individuale ChatGPT domina nettamente: è utilizzato dal 65% dei professionisti, seguito da Microsoft Copilot (39%) e poi Google Gemini (26%), Perplexity (19%), Claude (13%) e Grok (3%).
Ma, se guardiamo alla diffusione all’interno delle organizzazioni, Microsoft Copilot è il più adottato (quasi 6 aziende su 10). Anche se emerge anche un quarto di dipendenti che si affida a licenze personali, non approvate dall’azienda, con il rischio evidente di dati sensibili che circolano fuori dai confini organizzativi.
La survey dell’Osservatorio ha identificato quattro profili di utilizzo della GenAI:
- Early Explorer (65%), che sperimentano liberamente, senza pratiche di sviluppo strutturato
- Efficiency Seeker (15%), che utilizzano la GenAI per automatizzare compiti ripetitivi e aumentare la produttività, ma con l’unico di scopo di risparmiare tempo
- Gli Effectiveness Seeker (8%), invece, utilizzano la GenAI per migliorare la qualità del lavoro, prendere decisioni migliori e generare impatto
- i GenAI Master (12%) integrano l’AI come partner strategico per co-creare valore.
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