Intervista con Michela Andreozzi, al Teatro Manzoni di Roma con “Tutta da aggiustare”: “Dobbiamo abbracciare la nostra unicità”

Novembre 2, 2025 - 20:30
 0
Intervista con Michela Andreozzi, al Teatro Manzoni di Roma con “Tutta da aggiustare”: “Dobbiamo abbracciare la nostra unicità”

“Nel momento in cui accogliamo i nostri limiti, le nostre storture, siamo molto più disponibili anche nei confronti degli altri ad accettarli per quelli che sono”. Attrice, regista, sceneggiatrice e autrice, Michela Andreozzi ha la grande capacità di unire ironia e profondità, affrontando con delicatezza e veridicità tematiche sociali attuali in cui tutti, in qualche modo, possiamo ritrovarci.

In “Tutta da aggiustare”, nuovo spettacolo da lei interpretato, diretto, e scritto con Giorgio Scarselli, al Teatro Manzoni di Roma in prima nazionale assoluta da giovedì 23 ottobre a domenica 9 novembre, porta in scena un monologo a più voci di una donna che, come tante, non si è mai sentita a posto né a scuola, né a casa, né nella vita. Sbagliata ma senza diagnosi, sensibile senza permesso, creativa fuori tempo massimo.

Una donna da sola sul palco, anzi, una bambola, in cui convivono almeno altre tre voci. Quella dell’adulta che tenta di essere all’altezza, quella della bambina che non si applicava, e quella della madre che la voleva “in ordine”. Insieme a una Maestra delle elementari, a una Fata Madrina e alla voce di una cattiva coscienza. Tra pagelle stropicciate e finocchi gratinati, la protagonista attraversa un’infanzia disallineata per finire in un’età adulta fatta di bollette, ginecologi che danno del lei e sogni lasciati sottochiave. Fino a un punto in cui tutto si rompe e poi si ricompone, non perché si aggiusta, ma perché finalmente ci si abbraccia.

Come una bambola a grandezza naturale, Michela diventa il simbolo del mondo perfetto dal quale liberarsi per ritrovare la propria autenticità. Accompagnata come sempre dalla musica del fidato Maestro Greggia, affronta una serie di temi contemporanei quali la lotta con sé stessi, la cultura woke e il labirinto dei pronomi corretti, la dislessia emotiva dei rapporti moderni, le diagnosi affrettate dei social, i ricordi personali e l’AI ma soprattutto la battaglia quotidiana per accettarsi, anche quando non si è “in ordine”.

Michela, è in scena al Teatro Manzoni di Roma con “Tutta da aggiustare” da lei interpretato, diretto e scritto con Giorgio Scarselli. Com’è nata l’idea di questo spettacolo?

“Era da tempo che non facevo qualcosa di nuovo a teatro, perché comunque i miei spettacoli funzionano bene e continuo a portarli in giro per l’Italia. Prima dell’estate, Giorgio Scarselli, con cui quindici anni fa avevo scritto “A letto dopo Carosello”, mi ha chiamato e mi ha proposto di tornare a lavorare insieme affrontando il tema della salute mentale partendo dal fatto che apparteniamo ad una generazione cresciuta allo stato brado, senza diagnosi se ad esempio eravamo dislessici o depressi, in un ambiente in cui ci chiedevano soltanto di obbedire, di stare in ordine. Questo accadeva non perchè i nostri genitori fossero sbagliati in qualche modo, ma semplicemente perchè per decenni era stata quella l’educazione che veniva impartita e noi siamo figli dei figli della guerra. Io sono cresciuta in una famiglia super affettuosa, ma se dicevo di avere mal di stomaco dopo aver pranzato i miei genitori non pensavano certo alle intolleranze o a portarmi dal dentista per vedere se i denti fossero allineati. Io sono disgrafica e mancina, così da piccola mi è stato legato il braccio sinistro dietro la schiena per farmi scrivere con la destra. Nessuno all’epoca era informato su come si potevano approcciare certe cose. In classe ero la bambina strana ed è stato anche complicato adeguarsi a un mondo per il quale tu, per certi versi, sei considerata “sbagliata”. Io ho dei tratti ADHD, sono esagerata, istrionica, caratteristiche che poi ho usato nel mio lavoro, però non è facile crescere e sentirsi diversa dagli altri. E questo vale per tutti, perchè da vicino nessuno è normale, quindi in qualche maniera questo essere sbagliato, questo essere storto, ha bisogno a un certo punto di un bilancio, di un processo di integrazione che ti porta ad abbracciare completamente quello che sei, con pregi e difetti. Non significa cambiare ma prendersi cura di se stessi, conoscersi e accettarsi”.

Lei come è riuscita ad arrivare ad abbracciarsi e ad accettarsi?

“Per fortuna questa è un’era in cui la salute mentale è diventata importante. I ragazzi che vengono a teatro capiscono benissimo di cosa si parla, perché hanno avuto delle diagnosi, sanno di essere disgrafici, dislessici, di avere l’ADHD, di essere nello spettro, per cui viviamo in una società che si è molto evoluta, e quindi anche quelli della mia generazione si sono confrontati con le proprie storture. Ad un certo punto ho fatto un bilancio e attraverso chiaramente dei percorsi di consapevolezza sono arrivata ad abbracciare me stessa. Non ci sono alternative, non ci si aggiusta e non serve aggiustarsi”.

“Tutta da aggiustare” è un monologo in cui è da sola sul palco ma in realtà è affiancata dalle voci di altre donne …

“Non sono mai sola, sono sempre in compagnia delle mie diverse personalità (sorride). E’ uno spettacolo molto divertente. Io interpreto una bambola a grandezza naturale. Ci sono poi un Ken stravagante che suona, la maestra che mi costringeva a performance di normalità, il personaggio di mia madre che risolveva tutto con la cucina e se magari ero giù di morale mi preparava da mangiare, e la Fata Madrina, perché come donna ti domandi con quali doni sei venuta al mondo, e lei fa un elenco di brutture, di disastri, uno più esilarante dell’altro. La bambola alla fine si toglie la maschera perchè non ha più senso indossarla”. 

Pensando alla bambola, mi viene in mente la società di oggi, dove tutto deve essere perfetto, dove l’apparenza sovrasta l’essenza e collide con l’autenticità che ognuno dovrebbe preservare …

“I social sono croce e delizia, da una parte ti costringono a un confronto continuo, dall’altra danno vita a movimenti interessanti come la body positivity, o sottolineano l’urgenza della tutela della salute mentale, quindi viviamo in una società che ci costringe alla performance continua ma al contempo secondo me siamo noi stessi ad averla introiettata. Pertanto dobbiamo usare quello che c’è di buono e cercare di lavorare su quello che non ci aiuta. Spesso siamo settati verso un modello esterno, che non solo non ci corrisponde ma non ci renderebbe nemmeno felici, pertando dobbiamo abbracciare la nostra unicità. Io in questo spettacolo provo a farlo e funziona tantissimo, perchè anche se parlo degli affari miei c’è un’immedesimazione da parte del pubblico, in quanto tutti siamo storti da qualche parte o pensiamo di esserlo”.

In effetti nella vita spesso si ha questa sensazione di sentirsi sbagliati o fuori posto rispetto a quello che ci circonda o a quello che gli altri magari si aspettano da noi…

“Secondo me siamo il più grande nemico di noi stessi, quindi nel momento in cui accogliamo i nostri limiti, le nostre storture, siamo molto più disponibili anche nei confronti degli altri ad accettarli per quelli che sono. Nello spettacolo infatti c’è uno specchio in scena perchè non parlo di relazioni ma di un confronto con se stessi”.

Anche il suo ultimo film, “Unicorni”, affronta un tema molto attuale e dibattuto, quello della variazione di genere in un bambino, come si è approcciata a questa tematica?

“Questo tema mi interessava perché è la punta dell’iceberg di un argomento gigantesco che è la libertà individuale. Nello spettacolo “Tutta da aggiustare” parlo anche della cultura woke e di quanto sia difficile oggi per la mia generazione essere politicamente corretti essendo cresciuti ad esempio con Cicciobello Angelo Nero. Indipendentemente dalla questione di genere, che è esemplificativa all’interno della storia, “Unicorni” è incentrato sulla necessità di ascoltare e rispettare l’altro, sull’essere in ascolto e in protezione di chi manifesta la possibilità di una natura che non è quella che ci si aspetta, e sulla libertà individuale. Tutto ciò è parte anche di un discorso di educazione. E’ un piccolo film uscito al cinema d’estate, ma che sta avendo e avrà una lunga vita, sta girando in tantissimi festival, anche internazionali, arriverà su Sky a Natale e verrà proiettato nelle scuole”.

Educazione che dovrebbe partire dalle famiglie e dalla scuola …

“Secondo me principalmente deve partire dalle famiglie, perché purtroppo la scuola ha appena negato l’integrazione dell’educazione sessuo-affettiva ed è una cosa disastrosa, lo dico anche nello spettacolo, perché l’ignoranza genera mostri. Io ho frequentato le scuole dalle suore nei primi anni Ottanta e col professore di biologia facevamo educazione sessuale”.

Film come “Unicorni”, piuttosto che serie tv o spettacoli teatrali che affrontano temi sociali importanti, quanto possono essere “utili” per poter svegliare le coscienze della gente?

“In questo momento non saprei dire che utilità possa avere la forma artistica, perché magari chi va al cinema a vedere “Unicorni” ha già in partenza la mia stessa idea su certe tematiche così come chi viene a teatro più o meno conosce il mio pensiero, però se anche soltanto una persona che ha un pensiero differente dal mio, al termine della visione del film, si pone delle domande ho già fatto il mio lavoro. Io non pretendo di avere ragione, del resto “Unicorni” parla di dubbi e io capisco profondamente il padre di Blu quando ha paura, quando cambia completamente idea e da progressista diventa super reazionario”.

E’ tra i protagonisti del reality psicologico “The Traitors Italia” (i primi quattro episodi sono già disponibili su Prime Video, gli ultimi due dal 6 novembre), che esperienza è stata?

“Io non sono sopravvissuta a lungo (sorride), mi sarebbe piaciuto come tutti essere un traditore ma mi hanno sgamata subito. Chiaramente è stata una bella esperienza, ho rivisto un sacco di amici. E’ un gioco geniale che mette a nudo la nostra strategia e la nostra umanità, che mette alla prova le relazioni in qualche maniera, perchè tutti comunque siamo capaci di mentire”.

Che rapporto ha con la menzogna?

“Io sono un’attrice, quindi mento almeno un terzo della mia giornata, quantomeno quando salgo sul palco. E’ impossibile non mentire almeno una volta. C’è chi dice di essere sempre sincera, io provo invece ad essere leale, nel senso di non tradire le aspettative o la fiducia degli altri. In qualche maniera è mentire anche quando vorresti mandare a qual paese qualcuno che lo merita ma non lo fai, oppure non far preoccupare un genitore e dire che è tutto a posto anche quando non lo è. La menzogna è uno strumento di sopravvivenza, confina a volte con l’etichetta, con la convivenza civile, è diffuso in qualsiasi fascia sociale, a qualsiasi età, poi dipende tantissimo dall’uso che ne fai, se è strategico piuttosto che doloso. Io non tollero il dolo in nessuna forma. Ci vuole un’onestà intellettuale nell’omettere o nel migliorare creativamente la verità e dipende anche moltissimo dal contesto in cui ti trovi. The Traitors Italia è interessante perché ci fa comprendere quanto le persone, anche quelle più brave e animate dalle migliori intenzioni, siano capacissime di mentire, di creare strategie”.

In quali progetti sarà prossimamente impegnata?

“Per quanto riguarda il teatro porterò in scena “Tutta da aggiustare” fino alla fine di dicembre. Arriverà invece il 28 novembre su Prime Video “Natale senza Babbo” del quale ho scritto la sceneggiatura per Stefano Cipani che cura la regia. E’ una commedia di cui vado molto fiera, con Alessandro Gassmann e Luisa Ranieri, che vede protagonista la moglie di Babbo Natale. Nel 2026 sempre su Prime Video uscirà infine “Ancora più sexy”, che ho scritto e diretto. Si tratta del sequel di “Pensati sexy” e vede nel cast Diana Del Bufalo e Valentina Nappi”.

di Francesca Monti

Si ringrazia Alessia Ecora

Qual è la tua reazione?

Mi piace Mi piace 0
Antipatico Antipatico 0
Lo amo Lo amo 0
Comico Comico 0
Furioso Furioso 0
Triste Triste 0
Wow Wow 0
Redazione Eventi e News Redazione Eventi e News in Italia