IPTV pirata: chiesti interventi a danno della privacy
Circa tre anni fa, un gruppo di aziende e organizzazioni aveva chiesto azioni urgenti alla Commissione europea per contrastare la diffusione di contenuti pirata tramite IPTV. Non è stato fatto nulla di concreto, quindi sono tornati alla carica con un lettera inviata a due commissari. Le tre proposte avrebbero però conseguenze negative per ISP e utenti, favorendo solo i titolari dei diritti d’autore.
Tre proposte “pericolose”
Tra i firmatari della lettera ci sono MPA, UEFA, Lega Calcio Serie A, Premier League, LaLiga e Sky. Dopo aver evidenziato le perdite annuali (circa 2,2 miliardi di euro solo in Italia) e l’efficacia della piattaforma Piracy Shield (che da alcuni mesi permette di bloccare l’accesso anche si siti che trasmettono musica, film e serie TV), i titolari dei diritti chiedono di introdurre almeno tre misure:
- Al ricevimento di una segnalazione, i contenuti illeciti devono essere rimossi il più rapidamente possibile e, in ogni caso, entro un termine massimo di 30 minuti.
- In tutti gli Stati membri devono essere disponibili ordini di blocco dinamico in tempo reale a livello UE (compreso il blocco degli indirizzi IP) che riguardino i siti mirror e i domini successivi.
- Gli intermediari (piattaforme, host, VPN, CDN e app store) devono introdurre e mantenere solide politiche di Know Your Business Customer (KYBC).
La prima proposta si basa sul principio di azione rapida per mitigare il danno e indica un intervallo di tempo entro il quale effettuare il blocco. È chiaramente ispirata a Piracy Shield, quindi l’onere ricadrebbe interamente sugli ISP che probabilmente non riceveranno nulla in cambio del rispetto delle norme e pagherebbero tutti i costi.
La seconda proposta imporrebbe per legge il blocco degli indirizzi IP in seguito alle richieste dei titolari dei diritti. I problemi riscontrati in Italia con Piracy Shield (blocco di siti legittimi) verrebbero quindi estesi all’intera Europa.
La terza proposta potrebbe infine diventare un incubo per la privacy degli utenti. Gli intermediari che offrono VPN, CDN, app store e servizi vari dovrebbero chiedere numerosi dati personali, come avviene al momento dell’apertura di un conto corrente. Ci sarebbero inoltre rischi per la sicurezza e costi eccessivi per rispettare questo obbligo.
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