Israele. Civili pagati migliaia di dollari per radere al suolo Gaza

Lug 16, 2025 - 10:30
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Israele. Civili pagati migliaia di dollari per radere al suolo Gaza

di Giuseppe Gagliano

Mentre la polvere si solleva sulle macerie della Striscia di Gaza, emergono dettagli inquietanti sul meccanismo economico e sociale che alimenta la distruzione dell’enclave palestinese. Secondo il quotidiano economico israeliano The Marker, i civili israeliani che operano con macchinari pesanti a Gaza possono guadagnare fino a 9.000 dollari al mese, una cifra che mette in luce come la demolizione delle case palestinesi sia diventata non solo una strategia militare, ma anche un business estremamente redditizio.
Dall’inizio dei bombardamenti, l’esercito israeliano ha sistematicamente impiegato macchinari pesanti per abbattere edifici civili e infrastrutture essenziali. Ma accanto ai soldati, sempre più spesso compaiono civili israeliani, operatori esperti di bulldozer e scavatori, che percepiscono tariffe giornaliere di 360 dollari, una cifra detratta dai 1.500 dollari che il Ministero della Difesa paga ai proprietari dei mezzi.
Gli appaltatori privati, inoltre, possono stabilire tariffe variabili: per la demolizione di un edificio di tre piani ricevono 750 dollari, che salgono a 1.500 dollari per palazzi più alti. “All’inizio l’ho fatto per soldi, poi per vendetta”, ha confessato un operatore a The Marker, sottolineando la brutalità e la rapidità con cui l’esercito punta a cancellare Gaza dalla mappa.
La logica di profitto è talmente pervasiva che negli ultimi mesi si è registrato un boom di annunci di lavoro online per operatori di mezzi pesanti. Sul sito ufficiale dell’esercito campeggia un messaggio eloquente: “Ogni comandante oggi vuole al suo fianco un abile operatore e un potente bulldozer”.
Mentre l’IDF utilizza principalmente bulldozer blindati D9, la domanda crescente ha portato all’impiego anche di macchinari civili non protetti, affidando a società private il compito di garantirne la sicurezza. Un riservista ha dichiarato che “questi veicoli non hanno una reale funzione militare” e che la fretta degli appaltatori nel concludere più demolizioni possibile contribuisce indirettamente al numero crescente di civili palestinesi uccisi, persino vicino ai punti di distribuzione degli aiuti umanitari.
Secondo testimonianze riportate da Haaretz, i contractor privati “si comportano come una sorta di sceriffi”, scegliendo arbitrariamente dove demolire e ordinando ai soldati di proteggerli. Quando si avvicinano troppo a civili disarmati, i militari israeliani aprono il fuoco, dichiarando che la loro presenza costituisce una minaccia.
Un soldato ha rivelato che per questi operatori “ogni momento in cui non demoliscono rappresenta una perdita economica”, e che le forze armate garantiscono loro di lavorare senza interruzioni. L’interazione tra contractor e militari crea una dinamica perversa, in cui la velocità della distruzione si trasforma in un indicatore di successo economico.
La scorsa settimana, durante un’operazione a Khan Younis, il colono Avraham Azoulay, operatore di macchinari pesanti, è stato ucciso in uno scontro con Hamas. Le milizie dei coloni in Cisgiordania lo hanno celebrato come un eroe caduto “mentre distruggeva le case del nemico”. In Parlamento il deputato ultranazionalista Tzvi Sukkot lo ha definito un “pioniere del lavoro per la patria”.
A incarnare questa sinistra dinamica c’è anche il rabbino Avraham Zarbib, colono di Beit El, diventato un fenomeno sui social media per i video in cui lo si vede al volante di bulldozer mentre rade al suolo edifici a Gaza. “Sconfiggeremo questo maledetto villaggio fino alla vittoria finale”, proclama in una clip girata a Khan Younis.
La distruzione sistematica della Striscia di Gaza, con il coinvolgimento diretto di civili israeliani, solleva interrogativi etici e strategici. È la logica del profitto che alimenta la demolizione o è l’odio ideologico a guidare la mano degli operatori? Nel frattempo, Gaza continua a sprofondare in un inferno di macerie, mentre il conflitto rischia di assumere contorni sempre più brutali e incontrollabili.

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Redazione Redazione Eventi e News