La Chimica Verde: una risposta all’impatto ambientale


Con questo primo articolo Laura Cipolla, già referente del nostro comitato scientifico entra a far parte degli esperti di GreenPlanner. Il tema che tratterà tutti i mesi è la chimica verde. L’invito al lettore è scoprirla assieme a noi
La chimica racconta storie di vita, di trasformazione della materia (vivente e non vivente) del nostro Pianeta, dell’Universo. Che siano coronate da una conclusione positiva o un epilogo amaro, le storie ci accompagnano sempre.
E qui, in questo primo articolo su GreenPlanner.it voglio prendere a prestito le parole scritte da un grande chimico (oltre che scrittore): Primo Levi che si laureò in Chimica all’Università di Torino nel 1941, in pieno periodo fascista e sotto le leggi razziali che colpivano gli ebrei italiani.
“Potrei raccontare storie a non finire, di atomi di carbonio che si fanno colore o profumo nei fiori; di altri che, da alghe minute a piccoli crostacei, a pesci via via più grossi ritornano anidride carbonica nelle acque del mare […] da questa sempre rinnovata impurezza dell’aria veniamo noi: noi animali e noi piante, e noi specie umana, coi nostri quattro miliardi di opinioni discordi, i nostri millenni di storia, le nostre guerre e vergogne e nobilità e orgoglio.
[…] Potrei raccontare di altri che raggiungono invece una decorosa semi-eternità nelle pagine ingiallite di qualche documento d’archivio, o nella tela di un pittore famoso; di quelli a cui toccò il privilegio di far parte di un granello di polline, […], di altri ancora che discesero a far parte dei misteriosi messaggeri di forma del seme umano, e parteciparono al sottile processo di scissione, duplicazione e fusione da cui ognuno di noi è nato (da Il sistema periodico, Carbonio).
Qui racconteremo storie di chimica e sostenibilità, poiché la chimica racconta anche l’impatto che abbiamo sul nostro Pianeta e come ridurlo; non possiamo quindi escluderla quando parliamo di sostenibilità e di cambiamenti verso strategie economiche circolari o di bioeconomia.
Racconteremo quanto la chimica possa supportare la transizione facendo in modo che le storie siano il più possibile a lieto fine. Per far questo è importante conoscere la chimica, saperla apprezzare, valorizzarla, conoscerne i limiti e non averne timore.
Che poi quella su cui andremo a concentrarci è proprio la chimica verde che emerge come disciplina fondamentale in risposta alla crescente consapevolezza degli effetti dannosi che l’industria chimica del secolo scorso ha avuto sull’ambiente e sulla salute umana.
Negli anni ’70, una serie di disastri ambientali negli Stati Uniti funse da catalizzatore, spingendo verso lo sviluppo di una legislazione ambientale più stringente. Normative chiave come il Clean Air Act, il Clean Water Act e il Toxic Substances Control Act furono introdotte proprio per fronteggiare la diffusa contaminazione chimica e mitigare i suoi impatti negativi.
Un cambio di paradigma
Nonostante gli iniziali sforzi legislativi, si avvertiva la necessità di un cambio di paradigma più profondo. Fu così che negli anni ’90, i chimici Paul Anastas e John Warner diedero vita al concetto di chimica verde, stabilendo dodici principi guida per lo sviluppo di processi chimici ecocompatibili.
In questo periodo cruciale, Anastas, alla guida dell’Epa (Us Environmental Protection Agency) Green chemistry program, giocò un ruolo fondamentale nel promuovere la chimica verde a livello politico.
Questo impegno portò all’istituzione, nel 1996, dei Presidential green chemistry challenge award (Gcca), un riconoscimento volto a premiare e incentivare processi chimici innovativi capaci di prevenire l’inquinamento.
La pubblicazione, nel 1998, del loro lavoro fondamentale Green Chemistry: Theory and Practice consolidò definitivamente la disciplina, definendo la chimica verde come un approccio che mira alla progettazione, allo sviluppo e alla realizzazione di prodotti e processi chimici attraverso strategie sostenibili, caratterizzate dalla riduzione o eliminazione di sostanze e processi pericolosi.
Le tappe fondamentali
Il 1997 segnò un anno fondamentale per la chimica verde con la fondazione del Green chemistry institute (Gci) e l’inaugurazione della prima Green Chemistry & Engineering (Gc&E) Conference. Quest’ultima è rapidamente diventata un appuntamento rilevante per l’intero settore chimico.
Un altro passo significativo fu compiuto nel 1999 con il primo vertice sull’educazione alla chimica verde, organizzato congiuntamente dal Gci e dall’Università del Massachusetts a Boston.
Da questo evento nacquero importanti risorse didattiche e, poco dopo, fu istituito il primo programma di dottorato in chimica verde al mondo, sotto la guida del dottor John Warner.
La crescente importanza della chimica verde fu ulteriormente sottolineata dai Premi Nobel per la Chimica del 2001 e del 2005, assegnati a ricercatori le cui scoperte erano in perfetta sintonia con i principi di questa disciplina.
Nel 2005 il Gci ha promosso l’introduzione dei principi della chimica verde nell’industria chimico-farmaceutica americana, anche attraverso significativi finanziamenti per la ricerca nel settore; nel corso del tempo, la chimica verde ha ampliato la sua influenza a numerosi settori, come l’energia, i materiali e l’agricoltura, promuovendo progressi significativi nelle pratiche sostenibili.
Gruppi, riviste e conferenze sulla chimica verde sono stati lanciati in tutto il mondo, testimoniando la sua crescente importanza.
In Europa, il 2007 vide l’entrata in vigore del Regolamento Reach (Registration evaluation, authorization and restriction of chemical), un’altra importante pietra miliare per la regolamentazione delle sostanze chimiche.
Nel 2019 è stato pubblicato l’European Green Deal e nel 2021 l’Eu Action Plan: Towards a Zero Pollution for Air, Water and Soil.
Chimica Verde e sfide globali
Attualmente più che mai, la chimica verde gioca un ruolo cruciale per affrontare le sfide globali del cambiamento climatico, dell’inquinamento, della transizione energetica.
Enfatizzando la prevenzione piuttosto che la bonifica promuove lo sviluppo di strategie innovative e sostenibili. La chimica può davvero avere un lato verde!
Ultimo spunto: vi occupate di formazione e insegnate? Il periodo estivo, più libero dagli impegni didattici è un ottimo momento per riprendere le energie per affrontare il nuovo anno scolastico/accademico e per concentrarsi su nuovi progetti didattici.
Vi consiglio di navigare su questi siti web, dove potete trovare interessanti spunti didattici, ampliare le vostre conoscenze e approfondire alcune tematiche attuali:
- Green chemistry teaching and learning community
- GreenComp: the European sustainability competence framework
Volete approfondire i temi della chimica verde? Ecco qualche spunto:
- Associazione chimica verde Bionet
- Cluster spring Cluster Italiano della Bioeconomia Circolare
- Us Environmental Protection Agency – Green Chemistry
- The Eu’s chemicals strategy for sustainability towards a toxic-free environment
- Green Chemistry for sustainability
L'articolo La Chimica Verde: una risposta all’impatto ambientale è stato pubblicato su GreenPlanner Magazine.
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