La crisi climatica ha alimentato gli incendi mortali che hanno colpito Turchia, Grecia e Cipro

Agosto 29, 2025 - 01:00
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La crisi climatica ha alimentato gli incendi mortali che hanno colpito Turchia, Grecia e Cipro

Ci sono i piromani, i criminali, gli speculatori, come abbiamo denunciato nei giorni scorsi dalle nostre pagine. C’è il fatto che i piani antincendio boschivo da soli non bastano, come ha evidenziato Legambiente, Na c’è anche altro a determinare la gravità degli incendi che quest’estate hanno colpito l’Italia e, in modo ancor più grave, altri Paesi che si affacciano sul Mediterraneo: la crisi climatica. La World weather attribution (Wwa) ha analizzato in particolare le condizioni meteorologiche che hanno causato incendi mortali in Turchia, Cipro e Grecia ed evidenziato che sono diventate 10 volte più probabili e il 22% più intense a causa dei cambiamenti climatici.

Lo scorso luglio, i tre Paesi hanno vissuto insieme a Spagna e Portogallo uno dei mesi più devastanti degli ultimi anni in termini di incendi, alimentati in Grecia da un’ondata di caldo record superiore ai 45°C, siccità e forti venti. Secondo la Direzione generale delle foreste, solo nel mese di giugno sono divampati 612 incendi boschivi, saliti a 624 all'inizio di luglio. Secondo i dati del sensore satellitare Modis (Moderate-resolution Imaging Spectroradiometer), che rileva gli incendi rilevando le anomalie termiche sulle aree bruciate, solo nel mese di luglio in Turchia si sono verificati ben 177 incendi boschivi, che hanno devastato circa 60.000 ettari di terreno. Grandi città come Izmir e Bursa hanno assistito a evacuazioni di massa, e sia le comunità urbane che quelle rurali sono state direttamente minacciate dagli incendi che hanno avvolto i villaggi e si sono avvicinati alla periferia delle città. Tra la fine di giugno e luglio, più di 50.000 persone sono state evacuate in tutto il paese a causa della rapida diffusione degli incendi boschivi. Ci sono state numerose vittime, tra cui 10 vigili del fuoco e soccorritori che operavano a Eskişehir, nella Turchia nord-occidentale, morti a causa dei venti estremi che hanno bloccato la loro via di fuga dagli incendi.

Nello studio realizzato dagli scienziati dell’organizzazione internazionale Wwa, si legge che le condizioni calde, secche e ventose, che hanno alimentato la diffusione degli incendi nei tre paesi, sono state appunto il 22% più intense a causa del cambiamento climatico causato dall’uomo. Per analizzare se e in che misura la crisi climatica abbia aggravato queste condizioni, ricercatori provenienti da Turchia, Grecia, Paesi Bassi, Svezia, Danimarca, Stati Uniti e Regno Unito hanno condotto uno studio di attribuzione sulle condizioni meteorologiche che hanno favorito i roghi e sulla siccità che li ha preceduti e che ha continuato a colpire oltre la metà del territorio europeo quest'estate.

Andando a leggere nel dettaglio, i dati meteorologici evidenziati dagli scienziati suggeriscono che, nel clima odierno, più caldo di 1,3 °C rispetto all'era preindustriale, le condizioni estreme che hanno causato i recenti incendi boschivi dovrebbero verificarsi circa una volta ogni 20 anni. Rispetto a un clima più freddo di 1,3°C, ciò comporta un aumento della probabilità di circa 5 volte e un aumento dell'intensità dell’indice Daily severity rating (Dsr) di circa il 14%. Ciò significa che l'evento caratterizzato dal Dsr nella regione colpita dagli incendi si verificherebbe solo una volta ogni 100 anni senza il cambiamento climatico. Spiegano inoltre gli scienziati del Wwa che analizzando i dati in base al parametro VPD7x (acronimo relativo al deficit di pressione di vapore) si ottengono risultati simili: incendi come quelli che si sono verificati quest’estate nel clima odierno rappresentano circa un evento ogni 10 anni, mentre in un clima più freddo di 1,3°C ci si aspetterebbe che si verifichi una volta ogni 100 anni. E oltre alla frequenza è cambiata anche l'intensità del fenomeno, che è aumentata di circa il 16%.

Si legge nello studio realizzato e pubblicato dal Wwa: «Per determinare il ruolo dei cambiamenti climatici in questa tendenza osservata, combiniamo le stime basate sulle osservazioni con i modelli climatici. Per entrambi gli indici, i modelli mostrano in media un aumento della probabilità e dell'intensità superiore a quello osservato. Ciò porta a un aumento complessivo del VPD7x di un fattore pari a circa 13 e a un aumento dell'intensità di circa il 18% attribuibile ai cambiamenti climatici indotti dall'uomo. Per il Dsr, l'aumento complessivo della probabilità dovuto al cambiamento climatico è di un fattore 10 e l'aumento dell'intensità è di circa il 22%».

Se già gli attuali dati sono preoccupanti, il futuro che si prospetta in mancanza di più incisive misure di contrasto e adattamento ai cambiamenti climatici è a dir poco allarmante. Avvertono infatti gli scienziati del Wwa che con un ulteriore riscaldamento globale di 1,3°C, come previsto per questo secolo con le attuali politiche di contrasto e adattamento, le condizioni VPD7x previste saranno più intense del 18% e circa sei volte più probabili rispetto ad oggi. Si prevede inoltre che il Dsr diventerà più intenso di un altro 25% e nove volte più probabile.

Tra l’altro, nei mesi invernali che hanno preceduto gli incendi, in generale, il clima era secco in Grecia e umido in Turchia. Tuttavia, negli ultimi anni si è registrata una tendenza generale alla siccità in entrambe le regioni, con un andamento più marcato in Turchia. Osservando i dati complessivi relativi alle precipitazioni durante la stagione pre-incendi, da ottobre ad aprile, si nota una diminuzione di circa il 14%. I ricercatori sottolineano che il momento e la durata delle precipitazioni pre-stagionali possono fungere da indicatori precoci del potenziale rischio di incendi boschivi, così come il totale delle precipitazioni nel periodo in esame. Il volume e il momento delle precipitazioni possono influenzare fortemente la crescita pre-stagionale di alcune specie vegetali, in particolare quelle erbacee, la cui quantità può poi a sua volta influire sulla suscettibilità agli incendi estremi.

Tra l’altro, fanno notare gli scienziati, quest'anno il meccanismo di protezione civile dell'Ue, responsabile del coordinamento degli aiuti e del sostegno durante le emergenze, è stato attivato 17 volte in risposta agli incendi boschivi, tra cui quelli in Grecia, Albania, Bulgaria e Spagna nel corso di sette giorni. Ma con un ulteriore riscaldamento globale, condizioni meteorologiche più estreme e concomitanti metteranno ancor più a dura prova le risorse europee antincendio.

La Turchia, la Grecia e Cipro hanno tutte rafforzato la gestione degli incendi boschivi negli ultimi anni attraverso nuove tecnologie, l'ampliamento delle forze antincendio e leggi più severe: Ankara ha investito in flotte aeree, rilevamento tramite intelligenza artificiale e grandi reti di volontari, Atene ha potenziato i droni e le unità specializzate, Nicosia ha sviluppato un sistema di rilevamento satellitare. Ma tutto ciò potrebbe non essere sufficiente in mancanza di ulteriori sforzi globali sul fronte dell’adattamento e del contrasto alla crisi climatica.

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Redazione Eventi e News Redazione Eventi e News in Italia