La “Maledetta primavera” ha fretta e arriva a Castronno grazie al coro Solevoci

Due squadre per interpretare entrambe le armonie e cantare tutti insieme un successo che ha emozionato intere generazioni. Venerdì 7 novembre a Materia, la sede di VareseNews a Castronno il coro Solevoci è andato in scena sulle note di Maledetta primavera, il grande classico interpretato per la prima volta dall’indimenticabile Loretta Goggi nel 1981.
Come sempre, niente palco e niente pubblico. Quella del coro Solevoci è un’esperienza da vivere insieme, uno accanto all’altro e ognuno con il proprio ruolo. Un’esperienza magica e a portata di tutti, anche a chi non si è mai avvicinato a un microfono prima d’ora, nata dall’intuizione di Fausto Caravati, presidente di Solevoci, e resa possibile grazie all’energia di Federica Rini, vocal coach che ha guidato il coro improvvisato che si è riunito venerdì nel cuore di Materia.
Il canto come strumento di cura
Divertimento, espressione, emozioni, ma secondo Caravati, il canto è anche una strada che porta al benessere. «Il canto è uno strumento di benessere e di cura – sottolinea il presidente di Solevoci -. È bello stare insieme, fare musica, impegnarsi per costruire qualcosa passo dopo passo. Ogni volta, con persone diverse, nasce qualcosa di nuovo, e questo è il vero valore del cantare insieme».
D’altronde al centro di ogni coro ci sono sempre le persone, e secondo Federica Rini sono proprio loro ad avere sempre la priorità. «La parte tecnica è importante – aggiunge la vocal coach -, ma prima viene quella umana: ciascuno deve avere il proprio spazio per potersi esprimere. Nei cori che seguo arrivano persone normalissime, che spesso dicono “non so se ce la farò”, e poi scoprono di poter fare cose che non avrebbero immaginato».
Fin dall’antichità, il canto è stato un’importante mezzo di aggregazione, per stare bene insieme e costruire il senso della propria comunità. Sono passati millenni, ma dentro di noi esistono ancora dei “meccanismi” che ci riportano a quella realtà lontana. «Cantare insieme – precisa lo psicologo e psicoterapeuta Piero Mannarelli – stimola un sistema di connessione profonda con gli altri. Durante il canto, il pensiero si ferma e si resta nel presente: per questo è un’esperienza che porta benessere e calma, liberando dalla ruota del pensiero ansioso che spesso ci affligge.»
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