Leggere e ascoltare sotto l’ombrellone i suoni della natura

Agosto 20, 2025 - 15:30
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Leggere e ascoltare sotto l’ombrellone i suoni della natura
libro dario giardi

A scrivere un saggio per guardare, anzi ascoltare, la crisi climatica in maniera diversa è Dario Giardi che nelle pagine di E se fosse la musica a salvarci – La memoria dei suoni e la sfida climatica, riassume i suoi due grandi amori: la Sostenibilità e la musica

Forse c’è un antidoto contro l’apatia che si sta creando attorno alla crisi climatica (la nostra apatia, ovviamente): riscoprire l’ascolto della natura e arrivare direttamente alla musica dell’ambiente.

È questa la tesi di Dario Giardi che, anche se non ha mai fatto della musica la sua professione (si occupa di Sostenibilità in ConfAgricoltura) ha sempre avuto i suoni come bussola interiore (con lo pseudonimo Giadar, compone musica ambient ed elettronica per etichette internazionali).

Musica e Sostenibilità: la visione di Dario Giardi

Ho un percorso multidisciplinare che unisce scienze umane, ambiente ed energia. Mi sono laureato con lode in diritto internazionale, poi ho proseguito con un master in economia e gestione ambientale d’impresa e, infine, con un dottorato in geopolitica dell’energia.

Parallelamente, ho approfondito la mia passione per la musica studiando teoria e armonia al Berklee College of Music di Boston, specializzandomi in musicologia e musica per il benessere. Dal punto di vista professionale, per più di venti anni ho lavorato in ambito sostenibilità, economia circolare e politiche ambientali, collaborando con istituzioni, centri di ricerca e associazioni di categoria“.

Un curriculum ricco e diversificato e ai ai due temi faro della sua vita – musica e Sostenibilità ambientale, Giardi ha voluto dedicare un pamphlet dal titolo E se fosse la musica a salvarci – La memoria dei suoni e la sfida climatica (editore Mimesis).

dario giardi

Per questo lavoro sono partito da una riflessione: ci sono ricordi che non hanno volto, ma hanno suono – ci racconta – Un rintocco di campana, il frinire di un grillo in un prato, il mormorio di un ruscello che scivola tra le pietre.

Basta un attimo – un’eco dimenticata – e tutto ritorna: l’infanzia, la natura, il tempo in cui ascoltare era ancora un gesto puro. In un mondo che corre, distratto, inquinato non solo nell’aria ma anche nell’anima, questo mio lavoro vuole essere un invito a fermarsi. A chiudere gli occhi. E ad ascoltare. Non con le orecchie, ma con il cuore“.

Giardi conia anche un termine: memoryscape che spiega in questo modo: “rappresenta la mappa affettiva dei suoni che ci hanno formato, il libro ci guida verso una nuova alleanza con la natura. Perché forse, nel rumore del mondo che cambia, solo la musica può ancora darci la direzione. E salvarci“.

Anche in Confagricoltura Giardi segue una direzione ben chiara: “Oggi ricopro il ruolo di Responsabile Sostenibilità ed Economia Circolare di Confagricoltura, dove mi occupo di sviluppare strategie e strumenti per accompagnare le imprese agricole nella transizione ecologica.

Lavoro su temi come l’economia circolare, la bioeconomia, la decarbonizzazione, l’adattamento climatico, la valorizzazione dei sottoprodotti agricoli e la promozione di modelli produttivi rigenerativi.

Gli obiettivi di quest’anno ruotano attorno alla costruzione di un dialogo più forte tra agricoltura, innovazione e politiche ambientali: stiamo lavorando per dare centralità al settore primario nelle sfide climatiche, favorendo l’adozione di pratiche sostenibili ma anche la giusta remunerazione del ruolo che gli agricoltori svolgono nella tutela dei territori come custodi e primi sentinelle del cambiamento climatico.

In parallelo, sto portando avanti un’attività di divulgazione e di ricerca, con l’obiettivo di rendere questi temi più accessibili e stimolare una visione sistemica e culturale della transizione verde“.

A breve dovrebbe uscire anche a una monografia per Il Sole 24 Ore proprio sull’incidenza del cambiamento climatico in agricoltura. Ma anche in E se fosse la musica a salvarci – La memoria dei suoni e la sfida climatica si riscontra la sua posizione rispetto ai temi agricoli.

Nel libro cerco di mostrare come i sistemi agricoli, energetici e culturali possano essere ripensati partendo dall’ascolto dei territori, delle stagioni, dei limiti naturali. È una narrazione che intreccia dati, esperienze e riflessioni personali, con l’intento di restituire complessità e bellezza al discorso sulla sostenibilità.

Il mio approccio è tanto analitico quanto sensoriale, perché credo che solo coinvolgendo anche l’emotività possiamo cambiare davvero il nostro modo di abitare il Pianeta“.

Allora, la domanda finale diventa: a chi consiglia l’immersione del suo saggio?

Lo consiglio a chi sente che parlare di ecologia oggi non possa limitarsi a cifre, ma debba toccare corde più profonde: studenti, ricercatori, operatori del settore, ma anche artisti, insegnanti, amministratori locali, e chiunque voglia comprendere la transizione ecologica in modo critico e allo stesso tempo ispirato.

È pensato per chi cerca strumenti, ma anche per chi cerca visioni. Per chi è stanco di approcci tecnocratici, accademici e vuole ricucire il proprio rapporto con la Terra attraverso lo sguardo, l’ascolto e la responsabilità“.

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