Lettera aperta su Gaza dei dipendenti Ingv


Un gruppo di dipendenti Ingv ha inviato a GreenPlanner una lettera aperta per prendere posizione sulla gravissima situazione che si sta dipanando in Palestina
Alla fine dello scorso luglio, in seguito all’uccisione dell’attivista palestinese Awdah Hathaleen da parte di un colono israeliano in Cisgiordania e davanti alle reiterate aggressioni e all’occupazione della Striscia di Gaza, un gruppo di dipendenti della Sezione di Pisa dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), insieme a colleghi e colleghe di altre Sezioni da tutta Italia, ha deciso di rompere il silenzio dando vita a una discussione su come l’istituto sia chiamato a confrontarsi con le questioni etiche sollevate dai conflitti in corso e da ciò che sta accadendo, in particolare, in Palestina.
Dal confronto è scaturito un documento condiviso – che riceviamo e pubblichiamo su GreenPlanner – rivolto al presidente, al consiglio di amministrazione e al consiglio scientifico dell’Ente, in cui si chiede di condannare le ripetute, gravissime e documentate violazioni dei diritti umani da parte del governo istraeliano nella Striscia di Gaza, come attestato da organismi internazionali, Assemblea Generale e Consiglio di Sicurezza dell’Onu.
La lettera che chiede agli organi istituzionali di prendere urgentemente una posizione inequivocabile e di tradurre le richieste in un piano d’azione immediato è stata al momento sottoscritta da più del 30% del personale.
Richiesta di presa di posizione e azione contro le atrocità del governo israeliano nei confronti della popolazione palestinese a Gaza e in Cisgiordania
Nella Striscia di Gaza si sta consumando una gravissima catastrofe umanitaria, segnata da documentate violazioni dei diritti umani, dagli attacchi contro la popolazione civile e da una crisi alimentare di proporzioni drammatiche.
Le Nazioni Unite hanno condannato queste violazioni attraverso risoluzioni che chiedono il rispetto del diritto internazionale, la protezione dei civili e la fine delle ostilità.
La comunità internazionale sollecita un cessate il fuoco immediato, il ripristino degli aiuti umanitari e una soluzione politica duratura basata sul rispetto dei diritti e della sovranità territoriale dei popoli coinvolti.
La storia, soprattutto quella degli ultimi due secoli, ci racconta che i conflitti non finiscono perché si piangono i morti o si prova una silente compassione.
Le guerre finiscono perché si prende posizione, perché la comunità internazionale impone la pace agli stati che violano il Diritto internazionale umanitario e la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.
E lo fa usando gli strumenti della pace, sospendendo, tra gli altri, gli accordi che prevedono o supportano lo sviluppo e il commercio di armi e tecnologia militare.
Convinti che l’Ingv, Ente Pubblico di Ricerca, abbia una responsabilità nella costruzione di una società civile democratica che rispetti i diritti umani, il principio di autodeterminazione dei popoli e la tutela delle vite umane, il personale IngvV firmatario del presente documento, chiede al presidente, al consiglio di amministrazione e al consiglio scientifico di impegnarsi fattivamente e in tutte le sedi a portare avanti le seguenti azioni, in funzione del rispetto dell’art.11 della Costituzione Italiana e in ottemperanza alle Risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’Onu e dell’Assemblea Generale dell’Onu:
- condannare le ripetute, gravissime e documentate violazioni compiute dallo Stato di Israele nella sua politica di aggressione e occupazione nella Striscia di Gaza, tra cui: utilizzo della fame come tattica di guerra, distruzione del sistema scolastico e accademico, bombardamento delle strutture di assistenza sanitaria, frequente uccisione di giornalisti e operatori umanitari, interruzione unilaterale della tregua faticosamente raggiunta a marzo, deportazione della popolazione in una escalation di pulizia etnica dei territori palestinesi
- aderire formalmente alle risoluzioni Onu che chiedono la sospensione immediata del conflitto, il rilascio degli ostaggi, la protezione dei civili, l’accesso umanitario garantito, il rispetto del diritto internazionale, il sostegno a Unrwa (United Nations Relief and Works Agency for Palestine refugees in the near east) e le prospettive di pace concrete e durature
- recepire, in particolare, la risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite del settembre 2024 e le proposte della Società Italiana di Diritto Internazionale e Diritto dell’Unione Europea (Sidi, 07/06/2025), sospendendo accordi di cooperazione o collaborazione, anche informali, con istituzioni, enti e aziende che contribuiscono anche indirettamente al perpetrarsi delle gravissime violazioni del diritto internazionale e al mantenimento dell’occupazione illegale del territorio palestinese
- sospendere gli accordi bilaterali in corso ed evitare rinnovi e nuove stipule fino a quando il governo israeliano non manifesterà esplicitamente l’intenzione di rispettare i diritti fondamentali del popolo palestinese, il diritto internazionale e le risoluzioni delle Nazioni Unite
- non aderire al bando 2025 del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (Maeci) per la raccolta di progetti di ricerca congiunti Italia-Israele, come già dichiarato dalle Università di Pisa e Palermo, dai Dipartimenti di Fisica dell’Università la Sapienza di Roma e dell’Università di Roma Tor Vergata, come richiesto dalla comunità studentesca e dal personale docente, di ricerca, tecnologico e tecnico-amministrativo di altre Università (Bologna, Calabria, Firenze, Padova, Sapienza) e da 1.350 membri della comunità accademica e personale universitario in una lettera aperta inviata al Maeci e alla Crui il 25 aprile 2025
- sostenere iniziative e collaborazioni con il mondo accademico e della ricerca israeliani che chiedono la fine della guerra a Gaza denunciando i crimini di guerra contro l’umanità commessi dal proprio governo
- predisporre collaborazioni con studenti/esse, gruppi di ricerca e corpo docente palestinesi, così come programmi di mobilità per studio, ricerca e percorsi di specializzazione
- introdurre e implementare all’interno dell’Ingv, anche nel Codice Etico e Codice di Comportamento, i principi e le pratiche dell’ethical procurement e della due diligence, al fine di tutelare l’Ente da rapporti di complicità e connivenza con realtà coinvolte in aggressioni e conflitti bellici condannati dalle Nazioni Unite
- costituire un comitato che si occupi di monitorare e vigilare su accordi, progetti e collaborazioni affinché i principi etici indicati nel punto precedente siano rispettati. Il censimento di accordi e contratti in essere consentirà la sospensione, immediata e cautelativa, in attesa della necessaria ricognizione documentale che attesti non ci sia alcun coinvolgimento in attività contrarie al diritto internazionale
Le azioni sopra elencate rappresentano un percorso indispensabile per garantire che l’Ingv operi in piena coerenza con i valori costituzionali e le risoluzioni internazionali.
Chiediamo al presidente, al consiglio di amministrazione e al consiglio scientifico di prendere una posizione inequivocabile e di tradurre queste richieste in un piano d’azione immediato.
Riteniamo che l’inerzia non sia un’opzione per un Ente che si riconosce nei principi della pace e della giustizia. In attesa di un riscontro, confermiamo la nostra piena disponibilità a collaborare per la loro attuazione.
L'articolo Lettera aperta su Gaza dei dipendenti Ingv è stato pubblicato su GreenPlanner Magazine.
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