Libia, spari Guardia costiera su Ocean Viking: Ue chiede chiarimenti, procura apre inchiesta per tentato omicidio

L’Unione Europea chiederà chiarimenti alle autorità della Libia dopo la denuncia da parte della ong Sos Mediterranee di spari da parte della Guardia costiera libica verso la nave di soccorso migranti Ocean Viking. “Abbiamo letto i resoconti della stampa. Abbiamo contattato le autorità libiche competenti in merito a questo incidente segnalato, per chiarire i fatti. Spetta ora alle autorità libiche competenti fare urgentemente luce su quanto accaduto”, ha detto il portavoce della Commissione europea, Markus Lammert, nel briefing quotidiano con la stampa. “Ora stiamo stabilendo i fatti, e quindi non stiamo parlando delle possibili conseguenze di questo o dell’impatto. Ora si tratta di stabilire i fatti, siamo in contatto con le autorità libiche per accertare i fatti“, ha precisato. L’Ue finanzia i mezzi della Guardia costiera libica per il contrasto all’immigrazione irregolare e l’Italia ha anche donato motovedette alle autorità libiche.
Procura di Siracusa apre inchiesta per tentato omicidio
Sulla vicenda la procuratrice di Siracusa, Sabrina Gambino, ha aperto un’inchiesta per tentato omicidio a carico di ignoti. “Abbiamo ritenuto di effettuare subito gli accertamenti scientifici sullo scafo”, ha spiegato Gambino a LaPresse. “Ho delegato la polizia scientifica ad effettuare tutti i rilievi necessari nell’attesa che si stabilisca dove è avvenuto lo scontro a fuoco”. Sarà fondamentale, infatti, capire se la nave della Ong è stata colpita in acque internazionali o meno. Nel primo caso la competenza dell’indagine passerà alla Procura di Roma.
La denuncia di Sos Mediterranee: “Spari per 20 minuti”
La ong Sos Mediterranee aveva denunciato lunedì che la sua nave Ocean Viking, nave di ricerca e soccorso noleggiata in collaborazione con la Federazione internazionale delle società della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa (Ifrc), domenica era stata “deliberatamente presa di mira in un attacco a fuoco da parte della Guardia Costiera libica” mentre si trovava in acque internazionali, a circa 40 miglia nautiche a nord della costa libica, un “assalto durato almeno 20 minuti ininterrotti”. Sebbene nessuno sia rimasto ferito fisicamente, hanno fatto sapere gli attivisti, “tutti a bordo hanno temuto per la propria vita e le attrezzature di soccorso essenziali, così come la nave stessa, hanno subito danni significativi“.
Il resoconto della ong
Sos Mediterranee spiega che “al momento dell’attacco, la Ocean Viking si trovava in acque internazionali, a circa 40 miglia nautiche a nord della costa libica, quando è stata avvicinata da una motovedetta di classe Corrubia della Guardia Costiera libica. Con 87 sopravvissuti già a bordo, soccorsi tra la notte di sabato 23 agosto e la mattina di domenica 24 agosto in due diverse operazioni, la nostra nave era stata autorizzata dal Centro di coordinamento italiano a interrompere la rotta verso il porto di sbarco assegnato e a cercare un’altra imbarcazione in difficoltà nelle acque internazionali. Mentre i nostri team erano impegnati nella ricerca del caso di soccorso, la Ocean Viking è stata avvicinata dalla motovedetta libica, che ha illegalmente chiesto di lasciare la zona e dirigersi verso nord. L’informazione ci è stata fornita prima in inglese e poi in arabo, con la traduzione del nostro mediatore culturale a bordo, che ha informato dal ponte che la Ocean Viking stava lasciando la zona. Tuttavia, senza alcun preavviso o ultimatum, due uomini a bordo della motovedetta hanno aperto il fuoco sulla nostra nave umanitaria, iniziando un assalto durato almeno 20 minuti ininterrotti direttamente contro di noi“.
“Non si tratta di un caso isolato”
Durante l’assalto, prosegue il racconto di Sos Mediterranee, “la motovedetta ha circondato la Ocean Viking, prendendo di mira deliberatamente i membri dell’equipaggio sul ponte, la parte della nave dove si svolgono le operazioni di navigazione e di governo. L’attacco ha causato fori di proiettile all’altezza della testa, la distruzione di diverse antenne, quattro finestre rotte sul ponte e diversi proiettili che hanno colpito e danneggiato i tre Rhibs (motoscafi di soccorso veloci), insieme ad altre attrezzature di soccorso. Mentre l’attacco era in corso, le squadre di Sos Mediterranee e dell’Ifrc hanno messo in sicurezza gli 87 sopravvissuti prima di rifugiarsi all’interno della nave. Fortunatamente, nessun membro dell’equipaggio o sopravvissuto a bordo ha riportato ferite. Dopo l’incidente, la Ocean Viking ha lanciato un mayday e allertato la Nat, chiedendo protezione e assistenza. La nostra nave è stata indirizzata alla più vicina unità della Nato, una nave della marina italiana. Tuttavia, la marina italiana non ha mai risposto alla chiamata“. L’incidente, secondo la ong, “non è stato solo un atto oltraggioso e inaccettabile: i metodi, le circostanze e le dinamiche dimostrano chiaramente che si è trattato di un attacco deliberato e mirato contro il nostro equipaggio e, in secondo luogo, contro le nostre capacità di soccorso. Non si tratta di un caso isolato: la Guardia Costiera libica ha una lunga storia di comportamenti sconsiderati che mettono in pericolo le persone in mare, violano palesemente i diritti umani e mostrano un totale disprezzo per il diritto marittimo internazionale. Eppure gli Stati europei, con l’Italia in prima linea, continuano a sostenere, equipaggiare e addestrare la Guardia Costiera libica“.
La motovedetta era stata donata dall’Italia nel 2023
Sos Mediterranee sottolinea che “la motovedetta 2 utilizzata dalla Guardia Costiera libica durante l’attacco era stata donata dall’Italia nel 2023 nell’ambito del programma dell’Unione Europea ‘Support to Integrated Border and Migration Management in Libya’ (Sostegno alla gestione integrata delle frontiere e della migrazione in Libia). Nel luglio 2023, la Ocean Viking ha subito un violento scontro quando una motovedetta simile ha sparato vicino ai nostri gommoni durante un salvataggio. Nonostante le nostre richieste pubbliche, non è stata aperta alcuna indagine“. Valeria Taurino, direttrice generale di Sos Mediterranee Italia, chiede “che venga condotta un’indagine approfondita sugli eventi di ieri pomeriggio e che i responsabili di questi atti che mettono a repentaglio la vita delle persone siano assicurati alla giustizia. Chiediamo inoltre la cessazione immediata di ogni collaborazione europea con la Libia. Un soggetto che avanza rivendicazioni illegali in acque internazionali, ostacola deliberatamente i soccorsi a persone in pericolo di morte e prende di mira operatori umanitari disarmati e persone salvate non può essere considerata un’autorità competente. Non possiamo accettare che una guardia costiera riconosciuta a livello internazionale compia aggressioni illegali. Chiediamo inoltre la fine della criminalizzazione dei soccorsi, atteggiamento che non fa altro che creare un terreno fertile per questi attacchi incredibilmente violenti“, conclude Taurino.
Piantedosi: “È lo Stato che contrasta i trafficanti, non le Ong”
Sul tema migranti in questi giorni c’è stato inoltre un importante dibattito pubblico dopo il fermo amministrativo della nave della ong Mediterranea che aveva sbarcato alcune persone soccorse nel Mediterraneo al porto di Trapani disobbedendo all’ordine del Viminale di dirigersi a Genova, un porto considerato troppo lontano dal luogo del salvataggio. Oggi il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha però ribadito sui social le motivazioni alla base del fermo: “È lo Stato che contrasta i trafficanti di esseri umani e gestisce e coordina i soccorsi in mare. Non le Ong”, ha scritto.
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