Mark 1: ecco il razzo europeo pensato per fermare i droni russi
Un’azienda estone ha presentato un’arma dalla logica essenziale: il Mark 1 è un missile palmare lungo circa 65 cm pensato per intercettare droni a bassa quota e bassa velocità come gli Shahed impiegati in Ucraina e avvistati vicino alle frontiere europee. Con questa soluzione non si vuole ottenere la perfezione tecnica ma mettere in campo un mezzo “buono quanto basta” per difendere infrastrutture critiche senza ricorrere a intercettori milioni di euro ciascuno.
Il progetto nasce dalla constatazione di un paradosso: i jet e i missili aria-aria della NATO sono soluzioni efficaci ma molto costose quando devono respingere piccoli UAV che costano frazioni di quelle cifre. Frankenburg Technologies, guidata dall’ex alto funzionario della Difesa Kusti Salm, ha puntato su solidità meccanica, propulsione a carburante solido e guida autonoma basata su sensori e algoritmi — non su una dipendenza continua da collegamenti radio — per limitare la vulnerabilità a disturbi elettronici.
Il Mark 1 integra sensori, testata e spinta in un guscio compatto e prevede un raggio operativo molto ridotto pensato per la difesa locale: i numeri citati dall’azienda parlano di qualche chilometro di portata massima. I test sperimentali mostrano risultati ancora misti: su 53 lanci registrati la percentuale di successo si è attestata attorno al 50–60%, mentre l’obiettivo dichiarato è portare la percentuale di impatto utile fino al 90% con ulteriori migliorie.
CLICCA QUI PER CONTINUARE A LEGGERE
Qual è la tua reazione?
Mi piace
0
Antipatico
0
Lo amo
0
Comico
0
Furioso
0
Triste
0
Wow
0




