«Mettersi in mezzo» per non restare indifferenti sull’Ucraina

Ottobre 8, 2025 - 06:00
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«Mettersi in mezzo» per non restare indifferenti sull’Ucraina

Non si è lasciata scappare l’occasione, Elisa Mascellani, insegnante in pensione da due anni, di partecipare alla missione del Movimento europeo di azione non violenta. Insieme ad altre tre amiche dell’Azione cattolica ambrosiana (Anna Rosa Moro, Roberta e Daniela Osculati) il 1° ottobre è partita per l’Ucraina per «mettersi in mezzo», come dice lei, unendosi al gruppo partito dall’Italia. «Il mio desiderio era di non rimanere indifferente di fronte alle guerre e alle ingiustizie che ci toccano così da vicino. L’idea è di mettersi in mezzo, senza pretendere di risolvere, ma di attivarsi nelle situazioni che richiedono solidarietà, aiuto e di non essere indifferenti».

Così, quando ha saputo dell’iniziativa, si è detta: «Questo lo posso fare, non altro». Incontrare gli ucraini ha significato «trovare una fraternità anche fisica, reale, non fatta di parole e comunicati, ma di contatti veri tra le persone, sentirsi partecipi di una situazione di guerra, di ingiustizia e di violenza quotidiana».

I punti per la distribuzione degli aiuti

«Mettersi in mezzo – spiega Elisa -, aiuta a cambiare prospettiva, a vedere le cose in un altro modo. Seguendo soprattutto i talk show ti accorgi che certe discussioni sono lontane dalla realtà». Invece andare sul posto e ascoltare le persone è stato un privilegio. «Abbiamo avuto la possibilità di partecipare a incontri organizzati tra noi e la società civile nelle sue diverse espressioni, di parlare con tanta gente, per strada, in metropolitana, nei locali. Abbiamo trovato dappertutto grandissima accoglienza nei nostri confronti, simpatia e gratitudine per il fatto di esserci, anche senza aver portato aiuti concreti. Sia la popolazione, sia le Chiese di Kyiv e Kharkiv ci hanno chiesto espressamente di non essere indifferenti e di sentirli vicini».

Elisa ricorda un incontro fortuito con una donna ucraina in metropolitana che seduta accanto a lei le ha parlato, non sapeva l’inglese e quindi non ha compreso cosa le dicesse, «ma quando ha capito che eravamo italiani e che eravamo lì per loro mi ha abbracciata». La delegazione ha più volte colto nella popolazione il desiderio di non sentirsi abbandonati, esprimendo grande riconoscenza.

«Sono ancora un po’ scossa – ammette Elisa -, abbiamo partecipato a tante belle celebrazioni, anche nella chiesa greco-ortodossa di Kharkiv, alla presenza del nunzio apostolico e del Vescovo della Chiesa latino-cattolica e di quello della Chiesa greco-cattolica. È stata una celebrazione molto commovente e intensa, abbiamo colto un senso di fraternità e vicinanza, abbiamo capito che non c’è diversità di rito o di lingua, si è percepita invece una forte comunione».

I fedeli nella chiesa di Kharkiv erano pochi perché non possono fare assembramenti, però il Vescovo greco-cattolico si è commosso nel vedere i tanti partecipanti della missione.

L’edificio della chiesa greco-cattolica a guardarla sembra distrutta, invece è ancora in costruzione, i lavori erano iniziati nel 2022, ma quando c’è stata l’invasione su larga scala si sono fermati. «È rimasta la parte inferiore della cripta, quasi del tutto interrata, che è diventato un bunker – spiega Elisa -, qui si svolgevano le celebrazioni, ma si ospitava anche la gente che aveva bisogno di un rifugio. La parte superiore invece, quella che doveva essere la chiesa vera e propria, non è stata ultimata ed è diventato un magazzino per i beni, soprattutto alimentari, che ricevono dall’estero, soprattutto dall’Italia».

Intorno alla chiesa sono state montate diverse tende da campo che costituiscono i cosiddetti “punti di invincibilità”, dove attraverso un generatore è possibile ricaricare cellulari, torce e devices in caso di black-out, prendere l’acqua se le pompe non funzionano, ricevere beni di prima necessità, «ma anche incontrarsi, sedersi a bere un tè insieme e vincere la paura». Nel vedere queste tende Elisa ha pensato subito all’immagini cara a papa Francesco quando definiva la Chiesa «un ospedale da campo». Lo stesso Vescovo greco-cattolico nei giorni scorsi ha ribadito: «Quando si trova l’essenziale per la propria vita, la vicinanza, la fraternità, la comunione, si può dire: “Questa è la mia Chiesa”».

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Redazione Eventi e News Redazione Eventi e News in Italia