Nuove analisi del DNA di Hitler: anomalie genetiche e origini inattese?
L’uscita di un nuovo documentario prodotto da Channel 4 ha riportato al centro del dibattito alcuni aspetti ancora oscuri della vita di Adolf Hitler. Il programma, intitolato Hitler’s DNA: Blueprint of a Dictator, presenta i risultati di un’indagine genetica durata quattro anni, basata su un frammento di stoffa che, secondo gli esperti coinvolti, sarebbe stato macchiato dal sangue del dittatore al momento della sua morte, nel 1945. A rendere particolarmente rilevante il materiale non è soltanto la sua eccezionalità storica, ma il confronto positivo con il profilo genetico di un parente maschio certificato, considerato dagli studiosi come una conferma della sua autenticità.
Da questa analisi emergono due elementi principali: da un lato alcuni indicatori genetici che suggerirebbero un problema legato allo sviluppo sessuale, dall’altro la mancanza di segni riconducibili a una discendenza ebraica, smentendo così una delle voci più diffuse e controverse sulla sua famiglia. Gli studiosi coinvolti invitano comunque alla prudenza: molti dei materiali resi pubblici non sono ancora stati sottoposti al processo di revisione scientifica, e ciò rende necessaria un’ulteriore verifica indipendente.
Il punto più discusso riguarda la possibile presenza di una mutazione nel gene PROK2, compatibile con il Kallmann syndrome, un disturbo raro che può portare a un ritardo dello sviluppo puberale, bassi livelli di testosterone e, talvolta, anomalie anatomiche come la ritenzione di un testicolo o un pene di dimensioni inferiori alla media. La genetista Turi King, responsabile delle analisi, ha spiegato che questo tipo di disturbo può influire sul comportamento sociale e sulla percezione di sé, pur sottolineando che non esiste alcun legame tra tali condizioni e l’insorgenza di comportamenti violenti.
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