Oratorio, un anno da protagonisti


Si aprono le danze per gli oratori ambrosiani. La festa che dà inizio alle attività dell’anno pastorale è fissata, come ormai tradizione, per oggi, domenica 28 settembre. Il motto scelto dalla Fom per quest’anno oratoriano è «Fatti avanti!»: un invito al cambiamento, a rispondere con libertà e coraggio alla chiamata del Vangelo, nell’anno del Giubileo.
«Siamo nella fase conclusiva dell’Anno giubilare – spiega don Stefano Guidi, direttore della Fom -, la Pastorale giovanile ha vissuto già tutti i grandi eventi dedicati specificatamente ai giovani e agli adolescenti, culminati il 7 settembre nella canonizzazione di Carlo Acutis e Pier Giorgio Frassati. Questo inizio di anno oratoriano vuole essere quindi un momento di raccolta e di sintesi di tutto quello che si è vissuto. L’intento educativo è di aiutare i ragazzi a fare tesoro dell’esperienza del Giubileo, che li deve portare a un rinnovamento delle proprie vite, a prendere delle decisioni, a farsi avanti. Cominciando proprio dall’oratorio».
Un luogo dove l’impegno può essere declinato in molti modi diversi: «L’oratorio vive proprio grazie al fatto che tutti quelli che lo frequentano portano il proprio contributo personale – prosegue don Guidi -, dandosi da fare per aiutare le persone che hanno bisogno. Forse l’impegno che più caratterizza la vita dell’oratorio è quello degli adolescenti, cioè dei ragazzi dai 15 ai 19 anni, che cominciano gradualmente a prendersi delle responsabilità educative come animatori. Questo sicuramente è importante. Ma è molto prezioso anche il contributo dei genitori che scelgono di dedicare un po’ del loro tempo per l’oratorio».
Anche l’arcivescovo Delpini, nel Messaggio indirizzato ai ragazzi proprio in occasione della festa di apertura degli oratori, li invita a farsi avanti. Par di leggere, tra le righe, una certa preoccupazione per il loro isolamento. Una tendenza che sta purtroppo dilagando tra le nuove generazioni, complice il trauma della pandemia e l’uso smodato dei social: «Sì – conferma don Guidi -, viviamo in una situazione di individualismo, che da un certo punto di vista è molto confortevole, ma che però ha come esito l’isolamento. I ragazzi sono ripiegati sui propri bisogni e questo, alla lunga, li rende profondamente tristi. L’oratorio, in questo senso, può dare un grande contributo, penso in particolare, ma non solo, all’oratorio estivo: in questi ultimi anni in numerosissimi, tra i giovani, si sono presentati per diventare animatori. L’oratorio, insomma, può essere una provocazione a uscire per incontrarsi, come invita l’Arcivescovo nel suo messaggio». Monsignor Delpini, però, fa notare ancora don Guidi, «mette anche in guardia contro il rischio di trasformare l’oratorio in una tana sicura e in una sorte di “parcheggio”».
A questo proposito, ci si chiede se la chiamata a farsi avanti possa diventare anche una chiamata all’impegno più grande per costruire una società più giusta, in un momento storico segnato dall’incertezza e dalle guerre: «Lo speriamo tutti – risponde don Guidi -. Questa è una generazione che cerca adulti significativi e autorevoli. È una condizione molto diversa rispetto al passato: abbiamo sempre considerato come fisiologica la contestazione agli adulti, che però comportava anche il desiderio di arrivare alla posizione sociale degli adulti stessi, per poter contare. Questo mi pare che sia venuto meno, come anche è cambiata la dimensione di socializzazione, di impegno nel lavoro, di contributo a una crescita collettiva. L’Arcivescovo l’ha ricordato più volte, questa è una generazione di adulti che non sempre dà buone ragioni ai giovani perché a loro volta desiderino diventare adulti, e questo è un problema. Ma io percepisco anche questa generazione come molto consapevole di sé e quindi dobbiamo avere speranza e incoraggiare i giovani, smettendo di trattarli come se fossero loro i portatori dei problemi, cosa che purtroppo spesso avviene».
Qual è la tua reazione?






