Orsini chiede al Governo “un intervento poderoso, una visione triennale e incentivi automatici”

VERSO LA MANOVRA
Orsini chiede al Governo “un intervento poderoso, una visione triennale e incentivi automatici”
Dal convegno di Capri, il presidente di Confindustria Emanuele Orsini lancia un appello per un piano industriale triennale e un intervento “poderoso” per sostenere la competitività. Le priorità indicate sono il taglio della burocrazia sul modello della ZES, che ha già generato 28 miliardi di investimenti, e una soluzione strutturale per ridurre il costo dell’energia, oggi più del doppio rispetto ai competitor europei.

Un intervento “poderoso” e una visione industriale triennale, non più inseguimenti affannosi alla singola legge di bilancio. È questa la ricetta che Emanuele Orsini, dal palco del 40° convegno dei giovani imprenditori di Confindustria a Capri, ha delineato per restituire competitività al sistema produttivo italiano. Un appello diretto al governo, forte di una stabilità che Orsini considera un’opportunità da non sprecare per tracciare una rotta di lungo periodo, mettendo al centro l’unica leva in grado di generare ricchezza: l’impresa.
Il punto di partenza dell’analisi è un dato definito “drammatico”: la chiusura di 153.000 aziende guidate da giovani negli ultimi dieci anni, una media di quaranta al giorno. Un’emorragia che non è frutto del caso, ma di un ecosistema che penalizza chi vuole investire. “Il nostro obiettivo è mantenere le imprese qua”, ha affermato Orsini, sottolineando come la sfida non sia solo attrarre investimenti esteri, ma soprattutto trattenere il capitale umano e imprenditoriale nazionale. Il rischio, altrimenti, è una costante delocalizzazione non solo verso Polonia o Croazia, ma anche verso gli Stati Uniti, specialmente in settori ad alta tecnologia come il farmaceutico, dove la burocrazia europea frena lo sviluppo.
La ricetta di Confindustria: automatismi, contratti di sviluppo e ZES
Di fronte a una manovra di bilancio da 16 miliardi definita “da coperta corta”, la richiesta di Confindustria è chiara: concentrare le risorse su misure strutturali che favoriscano gli investimenti. La proposta si articola su tre pilastri.
Per le piccole e medie imprese – e qui il riferimento è al prossimo piano transizione 4.0 – 5.0 – si chiede un meccanismo di incentivi automatico e robusto, sul modello del super e iperammortamento – o anche del credito d’imposta, sul punto Orsini si è detto “laico” – purché funzioni. “Deve essere una misura poderosa, perché se facciamo le cose un po’ come l’anno scorso…”, ha lasciato intendere Orsini, criticando la timidezza degli interventi passati.
Per i grandi investimenti la via maestra è il potenziamento dei contratti di sviluppo. Tuttavia, la vera criticità risiede nei tempi di attuazione. “Non possiamo aspettare tre anni per un’istruttoria quando un tweet può cambiare l’economia mondiale”, ha dichiarato, evidenziando il paradosso di un mondo che corre a velocità digitale mentre le procedure amministrative restano analogiche.
Il terzo e forse più significativo pilastro è l’estensione del modello della Zona Economica Speciale (ZES) per il Mezzogiorno. I dati, in questo caso, parlano da soli: 5,6 miliardi di euro di fondi pubblici hanno attivato 28 miliardi di investimenti privati, generando 35.000 nuove assunzioni. Secondo Orsini, il successo della ZES risiede in un fattore decisivo: “Ha anestetizzato la pubblica amministrazione”. Il meccanismo ha garantito la certezza del diritto e dei tempi, superando le inerzie locali e consentendo agli imprenditori di pianificare. L’idea, anticipata dal ministro Fitto, di estendere questo modello (le semplificazioni, non i crediti d’imposta) a tutto il territorio nazionale è stata accolta con favore: “Se il governo porta avanti questa cosa, un plauso, perché credo possa funzionare”.
Il nodo energia: un gap di competitività da 70 euro al megawattora
Accanto alla burocrazia, che secondo le stime di Confindustria costa al sistema Italia 78 miliardi di euro l’anno, l’altro grande freno alla competitività è il costo dell’energia. Il confronto con i partner europei è impietoso. Orsini ha riportato un dialogo con il suo omologo spagnolo, Antonio Garamendi, che descriveva un mercato in cui per molti giorni l’energia ha un costo “pari a zero o addirittura negativo”. In Francia, il prezzo si attesta sui 40 euro a megawattora. In Italia, la media degli ultimi otto mesi è di circa 100 euro.
Il presidente degli industriali ha puntato il dito sulla gestione delle fonti rinnovabili, in particolare l’idroelettrico. “L’idroelettrico costa 10-20 euro a megawattora. Aggiungiamo 25 euro di canoni per le regioni e arriviamo a 45 euro. Ma noi lo compriamo a 110”. Quel differenziale di 60-70 euro è un macigno sui bilanci delle imprese energivore. La richiesta è una presa di responsabilità collettiva: “Serve che anche le aziende che producono energia facciano la loro parte”. L’obiettivo è ottenere una riduzione strutturale di almeno 30 euro a megawattora, un beneficio considerato “già significativo” per riagganciare la competitività.
Mentre la Cina inonda i mercati con i suoi prodotti e gli Stati Uniti attirano talenti e capitali con piani di sviluppo pluriennali, l’appello di Orsini è a superare le divisioni. “Questo non è più il momento delle divisioni. Se una misura funziona, anche i partiti di minoranza devono sostenerla”. Serve una visione di sistema, un piano industriale che risponda alla domanda fondamentale: “Dove vuole arrivare questo paese tra tre anni?”. Senza una risposta chiara e condivisa, supportata da interventi coraggiosi, il rischio è che l’industria italiana, motore del welfare e delle esportazioni del Paese, perda definitivamente terreno.
E al ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, assente al convegno, Orsini ha rivolto un invito diretto al dialogo: “Sediamoci e pensiamo al futuro del nostro Paese”. Un’apertura che non nasconde la criticità del momento. Con una manovra “a coperta corta”, la richiesta è quella di fare scelte precise, “valorizzando ciò che genera reddito”, ovvero l’industria. Senza una risposta chiara, supportata da interventi coraggiosi, il rischio è che il motore del welfare e delle esportazioni del Paese perda definitivamente terreno.
L'articolo Orsini chiede al Governo “un intervento poderoso, una visione triennale e incentivi automatici” proviene da Innovation Post.
Qual è la tua reazione?






